In cover, Donatella Rettore © Alex Belli by AXB Studio

È l’artista di rottura per antonomasia, quella capace di lanciare mode e diventare l’apripista per nuovi generi. Una vera e propria icona musicale e di libertà, da sempre in prima linea per i diritti della comunità arcobaleno, anche quando le battaglie non erano interessanti per la stampa. Donatella Rettore ha saputo insegnare l’inclusione a suon di hit come Splendido splendenteKobra e Lamette. Ma ha tirato fuori anche chicche come KonkigliaL’onda del mar Di notte specialmente, che segna l’ultima partecipazione al Festival di Sanremo, nel 1994. Da oggi al 5 febbraio, dopo 27 anni di assenza, sale di nuovo sul palco dell’Ariston in coppia con la cantante romana Ditonellapiaga.

Come mai questo ritorno?

In realtà ero in gara anche l’anno scorso: nella serata delle cover ho interpretato la mia Splendido splendente insieme al gruppo La Rappresentante di Lista. E la nostra esibizione è stata molto votata. Ancora oggi ho nostalgia di Dario e Veronica (i fondatori della band, ndr).

 

Siete rimasti amici, quindi.

Amicissimi. Mi piacciono un casino e vorrei fare nuovamente qualcosa con loro, tipo un musical.

 

Che mi dici di Ditonellapiaga?

È giovane, ma molto preparata, laureata al Dams. Il brano in gara, Chimica, è scritto a quattro mani e ha sonorità anni ‘80, con richiami a Donna Summer e Giorgio Moroder. Ditonellapiaga fa parte della nuova generazione di artisti capace di pescare la qualità, non il trash. Tra l’altro, festeggerà il compleanno proprio durante la finale del festival: se non dovessimo vincere, avremo comunque un motivo per brindare.

 

Vivrai la gara con il solito distacco?

Al festival si soffre: pure se dici a te stesso che non te ne frega nulla, se non ti votano stai male.

 

Con Amadeus come va?

È molto presente con i cantanti, ha delle caratteristiche che lo accomunano a Pippo Baudo. Un vero patron, come Vittorio Salvetti, che lo adorava. Mi piacerebbe che, dopo le edizioni condotte da lui, arrivasse una donna. Ci sono tante brave e giovani presentatrici che si meritano quel palco.

 

Cosa ti piace fare nei giorni del festival?

Amo interagire con i colleghi, stimolarci reciprocamente. Mi sono addirittura interessata alla musica neomelodica napoletana e al rap, anche se quello italiano è diverso dallo statunitense o francese. In America e Francia sono grida di protesta delle periferie e delle banlieue. Da noi ci si può fare pure una canzone d’amore.

 

Insomma, bazzichi il mondo hip hop…

Lo frequento dal 2011. Non amo particolarmente la trap, ma nel rap ci vedo un certo virtuosismo nel pronunciare così tante parole insieme vorticosamente. Per il brano Natale sottovoce ho valutato diversi artisti hip hop veneti e, alla fine, ho scelto Nottini Lemon, che è bravissimo.

 

Dopo Sanremo che farai?

Uscirà un album iconico – ancora senza titolo – che simboleggia quello che ho affrontato dall’inizio della mia carriera: mari e montagne, frenate, stop, cambi di percorso, spostamenti in Germania, Francia, Italia. I cattivi dicono che ho avuto una vita artistica a singhiozzo, mentre per me è stata turbolenta: in molte occasioni, mi è sembrato di dover uscire fuori da un labirinto. Sono un treno al quale hanno dovuto cambiare le rotaie e che ha avuto diverse deviazioni. E non è facile muoversi su un convoglio che modifica spesso l’itinerario.

 

Cosa troveremo nel nuovo disco?

Il mio repertorio e tanti pezzi inediti. Tra questi uno che stiamo registrando adesso, scritto da Enrico Ruggeri e Claudio Rego, mio marito. Ho sempre voluto lavorare con Enrico. Spero possa nascere una collaborazione al di là della musica. Lui è multimediale, come me. E poi è un bravo narratore: sa scrivere, sa parlare, è un uomo stimolante e pieno di spunti.

 

Sei un’artista che, da sempre, ha un’anima green. Cosa pensi ci abbia insegnato la pandemia?

La natura, durante il lockdown, si era risvegliata di brutto. Le fosse di fronte alla città dove vivo, Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, erano diventate cristalline, l’aria era più respirabile, sono apparsi i delfini nella laguna di Venezia e mio marito ha trovato addirittura uno scoiattolo in giardino. Ma questo 2022 non è iniziato nel migliore dei modi. Bisogna cercare di rispettare la natura, usare il compostabile e le bottiglie di vetro, portare sempre da casa il sacchetto di stoffa quando facciamo la spesa, ridurre il più possibile la plastica. E poi dobbiamo chiedere alle grandi industrie di inquinare meno e usare energie ecosostenibili. Sono stata tra le prime ad avere il fotovoltaico, ma noi siamo una piccola famiglia, composta da due umani e due cani. Meno male che ci sono gli animali a darci l’esempio di come vivere secondo natura.

Articolo tratto da La Freccia