In cover, Matteo Martari © Maddalena Petrosino

Il dottor Alberto Ferraris è uno dei due protagonisti di Cuori, fiction in onda su Rai1 fino ai primi di dicembre. Nei suoi panni Matteo Martari, soddisfatto di poter interpretare un eccellente cardiochirurgo vissuto negli anni ‘60, un periodo in cui i cervelli italiani ritornavano dall’estero e anche qualche donna riusciva ad affermarsi come cardiologa.

Che tipo di personaggio è Ferraris?

È giovane e determinato, vuole realizzare un sogno. Viene soprannominato lo svedese, perché ha studiato a Stoccolma, ma anche perché, secondo un collega invidioso, la sua fama è destinata a durare tanto quanto un fiammifero svedese. A volte, infatti, Alberto può sembrare arrogante, ma è grazie al suo talento che viene chiamato dal dottor Cesare Corvara per lavorare nell’ospedale Molinette di Torino.

 

La sua è una storia vera. Negli anni ‘60 furono tante le innovazioni nel settore medico.

Achille Mario Dogliotti (Corvara sul piccolo schermo, interpretato da Daniele Pecci, ndr) fu il primo al mondo a perfezionare la macchina cuore-polmone. Mentre il suo allievo, Angelo Actis Dato, alias Ferraris, depositò uno dei primi brevetti di cuore artificiale. Poi il sudafricano Christian Barnard, nel 1967, realizzò il primo trapianto di cuore. Era un periodo in cui si osava e si credeva nel futuro.

 

Sembri preparato sulla materia...

Mi sono immedesimato molto nel ruolo. Dopo qualche lezione con veri cardiochirurghi sono anche in grado di dare dei punti di sutura. Ma non consiglierei a nessuno di affidarsi alle mie mani (ride, ndr).

 

Qual è il rapporto tra Ferraris e Corvara?

Lui è il primario, c’è grande stima tra i due. Sono amici nella vita, Corvara lo era anche del padre di Ferraris. Ma il loro legame rischia di incrinarsi...

 

Per quale motivo?

A causa di una donna, Delia Brunello (Pilar Fogliati), la moglie di Cesare, che ha avuto anche un passato sentimentale con Alberto.

 

Come mai, secondo te, le fiction ambientate negli ospedali continuano ad avere successo, anche durante una pandemia?

Si tratta di qualcosa di diverso dalla realtà. Le storie in tv creano empatia, arricchite da episodi di vita personale e intrecci amorosi. In un periodo difficile, regalare una distrazione al pubblico è importante, è come abbracciarlo.

 

Al cinema sarai protagonista di Quattro metà, con Matilde Gioli e Ilenia Pastorelli. Cosa racconta?

Non posso anticipare nulla.

 

Hai un volto dai lineamenti marcati, una voce impostata. Non hai mai pensato al teatro?

Mi sono formato nella scuola di Maurizio Nichetti, a Milano, una città molto stimolante. Mi piacerebbe portare inscena un testo di Harold Pinter, anche rivisitato, oppure un brano interessante di un autore poco conosciuto.

Articolo tratto da La Freccia