L’esperto olandese di mobilità ciclistica René Dronkers collabora con i Comuni di tutta Europa per rendere le città sempre più a misura di bicicletta. Per farlo combina le sue esperienze acquisite nel tempo sia nell’ambito delle campagne pubblicitarie e degli eventi aziendali, sia come fornitore di soluzioni per il parcheggio delle due ruote ad Amsterdam. Insieme alla connazionale Catalien Peerdeman, ingegnera urbana affascinata dal comportamento dei ciclisti negli spazi pubblici e attiva nel diffondere nel mondo le buone pratiche acquisite dalla Venezia del Nord, ha preso parte negli scorsi giorni al “bikeshop” organizzato da Rete Ferroviaria Italiana, la società capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS. Una formula innovativa di workshop realizzato pedalando. Un’occasione per scoprire in sella le caratteristiche di Roma e confrontarle con la capitale dei Paesi Bassi.

Partecipanti al "bikeshop" promosso da RFI

René Dronkers è il primo da sinistra dei partecipanti al "bikeshop" promosso da RFI

Rispetto al rapporto con le biciclette, come ha fatto Amsterdam a diventare la città nota a tutti oggi?

Tra gli anni Sessanta e Ottanta era piena di automobili. Molti incidenti mortali tra mezzi a motore e pedoni/ciclisti provocarono proteste contro l’alto numero di macchine. In quegli anni il numero di persone che usavano la bicicletta per gli spostamenti quotidiani era in aumento, perché era il mezzo di trasporto più veloce in una città in rapida evoluzione. Nel 1964 venne introdotto il parcheggio a pagamento, ma ci sono voluti altri due decenni (e aumenti delle tariffe) prima che la città avesse meno auto in circolazione e parcheggiate. Due anni fa, la tariffa del parcheggio è passata da € 5,00 all'ora a € 7,50 e il cambiamento è stato visibile. Altre misure sono state il blocco delle strade strette per le auto e la loro trasformazione in aree pedonali. Importanti sono stati anche i decisori politici che hanno visto le potenzialità di una città con meno auto e più spazio per le persone, ovvero con più spazi dedicati al camminare, all’andare in bicicletta e al godimento dello spazio pubblico in tutte le sue forme.

Una strada di Amsterdam a confronto, prima nel 1975 poi nel 2016

I cambiamenti di Amsterdam nel tempo

Cosa si può imparare dall’esperienza olandese?

Ad Amsterdam ci sono voluti più di 50 anni per raggiungere i livelli di ciclabilità e pedonalità ora conosciuti in tutto il mondo. Tuttavia, non è necessario che ci voglia lo stesso tempo per città come Roma, dove probabilmente potrebbero servire 20 o forse anche 10 anni per ottenere lo stesso risultato. Questo perché gli insegnamenti, errori e buone pratiche di Amsterdam possono essere trasferiti ad altre città e possono pertanto essere d'aiuto nella loro trasformazione. Pertanto, anche Roma può diventare o ambire a diventare Amsterdam con benefici enormi per tutti, automobilisti compresi.

Una strada di Amsterdam a confronto, prima nel 1975 poi nel 2017

Cosa potrebbe fare RFI per favorire la ciclabilità a Roma e nelle altre città?

Può svolgere un ruolo importante e strategico nell'accelerare il processo di ciclabilità. RFI mette a disposizione la sua infrastruttura e le sue stazioni per potersi spostare e viaggiare in treno su brevi e lunghe distanze in tutta Italia. Una parte importante del viaggio di lavoro è il primo e l'ultimo miglio (da casa al treno e dalla stazione alla destinazione). Gli studi dimostrano che quando questa fase, precedente al raggiungimento della stazione e successiva all’arrivo alla destinazione finale, viene effettuata a piedi o in bicicletta, questa influenza la scelta del mezzo di trasporto per la distanza più lunga, ovvero più persone tendono a scegliere il treno come mezzo ecologico per antonomasia. La bicicletta è per molti versi il mezzo più efficiente, veloce, ed economico per recarsi autonomamente alla stazione. Fornire buone infrastrutture per le biciclette (piste ciclabili, indicazioni stradali chiare e coerenti, parcheggi per le bici) può stimolare più persone a raggiungere la stazione in bicicletta. Una volta parcheggiate in stazione, rastrelliere sicure aiutano a ridurre il numero di furti di biciclette, che è uno dei principali problemi (insieme alle infrastrutture ciclabili) che demotivano le persone a scegliere la bici.

Una strada di Amsterdam a confronto, prima nel 1975 poi nel 2018

Da dove è possibile iniziare?

RFI ha stazioni in tutta Italia che offrono già molte opportunità per chi decide di arrivarvi in bici. Credo che sia una bella occasione implementarle e puntare su Roma, per mostrare al resto del Paese come RFI può aiutare e promuovere i comportamenti virtuosi di pendolari giornalieri e non che raggiungono le stazioni in bicicletta. RFI può giocare un grande ruolo in questo processo e dovrebbe celebrare ogni genere di traguardo raggiunto, piccolo e grande, comunicandolo attraverso i suoi canali e anche in stazione. Dopo aver raggiunto una serie di successi nel campo della promozione della ciclabilità attraverso la messa a terra di soluzioni per rendere gli spostamenti in bici sempre più convenienti, sarà in grado di utilizzare slogan del tipo: “RFI sta aiutando le città a diventare ‘amiche della bicicletta’. Chi sarà il prossimo?", così da lanciare la sfida ad altre organizzazioni e altri decisori locali a fare lo stesso, attivando un circolo virtuoso.

Partecipanti al "bikeshop" promosso da RFI

Potranno emergere anche posizioni contrarie. Come consigli di affrontarle?

Sì, è molto probabile che RFI incontri dei critici in questo processo. Il rumore della critica si farà sentire. È normale in un Paese che ha ancora un alto tasso di motorizzazione. Il mio consiglio è: rimanete amichevoli, comprensivi, sorridete, ma andate avanti. Lo chiamo il metodo "Teflon". Lasciate che vi scivoli addosso. Procedete con orgoglio. L'obiettivo è una città migliore. Un'Italia migliore. Un mondo migliore. Le persone capiranno lungo il cammino. E il numero di persone che la pensano come noi crescerà.