Infrastrutture resilienti, ovvero il complesso di interventi per il sistema ferroviario inseriti nel Recovery Plan - 31 miliardi di euro - che produrrà, dopo l’entrata a regime, un risparmio annuo pari a circa 2,3 milioni di tonnellate di CO2 grazie allo shift modale del trasporto su gomma a quello ferroviario. E’ quanto emerge da uno studio RFI (Gruppo FS) presentato in occasione della pubblicazione del Rapporto Le infrastrutture sostenibili: confronto internazionale, finanza e rating, di Deloitte e Università Luiss Guido Carli, presentato l’8 giugno con l’obiettivo di contribuire al dibattito per un miglior funzionamento dei settori critici per lo sviluppo del Paese. All’evento ha preso parte il direttore Strategie, Pianificazione e Sostenibilità di Rete Ferroviaria Italiana Gianfranco Pignatone, che ha sottolineato come la necessità di infrastrutture resilienti sia contenuta nell’SDG 9 - uno dei 17 obiettivi di sostenibilità - previsti dall’Agenda Onu 2030. Secondo l’Ocse, in riferimento all’SDG 9 (Infrastrutture Sostenibili), l’Italia si colloca nella seconda metà della classifica, con circa il 67% del target 2030 raggiunto, mentre per lo studio Deloitte-Luiss fino al 2019 si rileva in Italia una costante crescita del divario tra gli investimenti programmatici e quelli necessari a soddisfare il fabbisogno infrastrutturale nei trasporti. Dal 2016 al 2040 oltre il 50% del gap negli investimenti infrastrutturali dovrà essere destinato al trasporto ferroviario, sebbene anche quelli navali e aerei siano caratterizzati da un fabbisogno considerevole. Un’occasione per recuperare il gap è rappresentato dagli investimenti del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che prevede ingenti risorse per l’ammodernamento o la creazione di opere che connetteranno l’Italia all’Europa, e soprattutto consentiranno di recuperare il divario di sviluppo economico e mobilità di Mezzogiorno e Isole.
IL RUOLO DEL SISTEMA FERROVIARIO
“Il sistema ferroviario è al centro della mobilità, e l’80% delle risorse per la mobilità sostenibile, 25 miliardi circa, sono stati assegnati proprio per lo sviluppo di linee ferroviarie”, ha ricordato il rappresentante di Ferrovie dello Stato Pignatone. “RFI ha un forte impatto sociale e una fortissima responsabilità economica - ha proseguito - e noi ci troviamo in un ruolo trainante in questo momento. Per quanto le risorse siano ingenti, siamo solamente alla prima tappa di questo piano di sviluppo, e c’è ancora molto da fare perché il servizio percepito viene rilevato sul territorio come disomogeneo. Su questo dobbiamo lavorare”.
Ma dove sono state destinate queste risorse? Uno degli interventi più rilevanti sarà senz’altro l’estensione dell’Alta Velocità per quasi 15 miliardi di euro, “senza dimenticare le linee regionali e il resto della rete con cinque miliardi”, ha specificato Pignatone, che si è anche soffermato sul ruolo fondamentale delle stazioni ferroviarie intese come punti di accesso e driver della mobilità accessibile soprattutto nel Sud Italia, dal momento che qui toccheranno circa tre milioni di persone tra residenti e occupati. “Abbiamo quindi la responsabilità di costruire queste infrastrutture in tempo utile, non tanto come entità delle dimensioni economiche, ma come fattore di successo dell’economia e della competizione, e per fare questo occorrono processi autorizzativi più snelli”. Il completamento di opere infrastrutturali come la Napoli-Bari o la Palermo-Catania hanno, ad esempio, già beneficiato di finanziamenti, ma riceveranno ulteriori risorse. Ci saranno poi i nuovi progetti AV come la Salerno-Reggio Calabria, o la Battipaglia-Potenza-Taranto che consentiranno di collegare gli estremi dell’Italia con le stesse performance del Nord. “Avremo inoltre il completamento della Milano-Venezia e delle altre zone della Verona-Brennero - ha proseguito Pignatone - in modo tale che i principali porti d’Italia - quelli strategici per la connettività con i traffici esterni, come Genova e Trieste - risulteranno estremamente agevolati. Questi 25 miliardi di euro destinati agli interventi ferroviari rappresenteranno la realizzazione di oltre 540 km di linee AV”, ha concluso.
Per infrastrutture sostenibili si intendono tutte quelle opere ideate, progettate, organizzate e realizzate al fine di assicurare durante tutto il project cycle management il rispetto di dimensioni ambientali, sociali, finanziarie, istituzionali e tecnologiche. Secondo il World Economic Forum, le infrastrutture dovranno dunque essere sostenibili per promuovere la corretta crescita delle economie, sia quelle sviluppate e che in via di sviluppo, in un pianeta soggetto ai cambiamenti climatici e caratterizzato dalla diminuzione delle risorse naturali. Su questo versante i Green Bonds (GBs) ed i Green Loans (GLs) sono gli strumenti del mercato dei capitali e creditizio emessi allo scopo di finanziare progetti di investimento prevalentemente di natura infrastrutturale, con impatto positivo a livello ambientale e climatico.
Ospite all’incontro di Luiss e Deloitte anche il ministro Enrico Giovannini, il cui intervento è partito nel ricordare quanto il cambio di nome voluto per il suo dicastero voglia incidere su una nuova cultura della sostenibilità, intesa anche sul versante delle grandi opere infrastrutturali. Il titolare del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha dunque evidenziato come “in questa fase, siamo alle prese, non solo in Italia, con una serie di infrastrutture che, essendo state portate a termine molti anni fa, mostrano i segni del tempo, e per questo serve investire in manutenzione”. La priorità infatti sarà quella di competere sui mercati internazionali e soddisfare le esigenze di imprese e cittadini nel rispetto dell’ambiente, occorrerà dunque dedicare molto più spazio e più risorse su questo versante: “La trasformazione digitale ci fa capire che parliamo di una manutenzione non tanto evolutiva ma trasformativa, perché non solo la guida autonoma e l'elettrificazione, ma tutti i servizi connessi alle nuove infrastrutture digitali dovranno essere incorporati tanto nelle infrastrutture ferroviarie quanto in quelle stradali, autostradali, portuali, e così via".
Concluso l’incontro plenario del Dibattito Pubblico
22 maggio 2025