In apertura Sofia Raffaeli ai Campionati mondiali di ginnastica ritmica 2022 © Simone Ferraro 

Un religioso silenzio interrotto solo dalla musica che accompagna gli esercizi e da qualche correzione delle insegnanti. Un lungo riscaldamento per sciogliere i muscoli, qualche breve pausa, e poi attrezzi in mano per eseguire le coreografie. Siamo al palasport Giuliano Guerrieri di Fabriano, dove si allenano le campionesse e le giovani promesse della ginnastica ritmica, sotto l’attenta guida di Julieta Cantaluppi e di sua madre Kristina Ghiurova, due ex ginnaste che hanno riscritto la storia di questa disciplina in Italia e in Bulgaria.

Tra i tanti talenti c’è lei, Sofia Raffaeli, 18 anni, rientrata a casa dopo i Campionati mondiali di settembre a Sofia con quattro ori, un bronzo e il pass per le Olimpiadi di Parigi nel 2024. Nessuna ginnasta italiana prima di lei era riuscita in una tale impresa. Dal 2019 a oggi, la fuoriclasse marchigiana delle Fiamme oro ha collezionato 78 medaglie d'oro e una lunga lista di record con i diversi attrezzi – fune, cerchio, palla, clavette e nastro – nei campionati europei e mondiali.

Proprio in questo palazzetto è iniziato tutto. Come ti sei avvicinata alla ritmica?
Avevo circa sei anni quando sono andata a vedere per la prima volta una gara. In quell’occasione ho conosciuto la mia attuale e unica allenatrice Julieta. Ricordo che mi chiese di fare un ponte e una spaccata e, il giorno dopo, ero qui per la mia prima lezione.

Sofia Raffaeli al nastro

Sofia Raffaeli ai Campionati mondiali di ginnastica ritmica 2022 © Simone Ferraro 

Quando hai capito che questo sport per te non era solo un hobby?
Fin dall’inizio ho realizzato che dovevo metterci tanto impegno per raggiungere buoni risultati. La ritmica è uno sport complesso che richiede una dura preparazione fisica e un ottimo coordinamento per maneggiare i cinque attrezzi. Durante i primi anni mi allenavo solo cinque ore, dalle 14:30, quando uscivo da scuola, fino alle 19:30. Ma, a pensarci bene, il momento esatto in cui ho capito che questa disciplina era diventata una parte di me è stato molti anni dopo, nel 2019, quando ho partecipato ai Mondiali per la categoria junior a Mosca. Una gara decisiva che mi ha portata poi a scegliere un percorso di studi serale per potermi allenare anche la mattina. 

Perché è stata così importante?
Ho commesso qualche errore di troppo e ho capito che potevo fare e dare di più a questo sport. Anche nel Mondiale 2021 a Kitakyushu, in Giappone, ho sbagliato durante alcune esecuzioni. Dagli errori a volte capisci il tuo potenziale.

Eppure, da Mosca sei tornata con due argenti e da Kitakyushu con una medaglia di bronzo. E, nell’ultimo Mondiale a Sofia, hai raggiunto un risultato che nessuna ginnasta italiana aveva mai ottenuto. Come ci sei riuscita?
Grazie alla mia allenatrice, al duro lavoro che mi ha consentito di arrivare pronta a questo appuntamento e alla forza, indispensabile per arrivare al traguardo.

Com’è il tuo rapporto con Cantaluppi?
Molto speciale. Quando ha iniziato ad allenarmi gareggiava ancora. Era molto forte e determinata come atleta e lo è tuttora come insegnante. E ha contribuito alla mia crescita anche come persona, non lasciandomi mai sola. Ogni tanto capita qualche screzio tra noi e io la prendo sul personale, ma sono consapevole che tutto quello mi dice è sempre per il mio bene. È una persona straordinaria e quando insegna ci mette il cuore. Riesce a trasformare i nostri esercizi in capolavori e credo sia l’unica tecnica in Italia, in questo momento, a saperlo fare.

Sofia Raffaeli e Julieta Cantaluppi

Sofia Raffaeli e Julieta Cantaluppi © Simone Ferraro 

Negli ultimi anni, gara dopo gara, hai ampiamente confermato il tuo valore di atleta. Cosa senti di poter migliorare ancora?
La sicurezza. È un aspetto su cui sto lavorando, perché entrare in pedana più sicura significa commettere meno errori. 

Eppure, in gara ti vediamo sbagliare raramente…
Spesso tendo a togliere qualche difficoltà per portare a casa un’esecuzione pulita. Ovviamente, dipende dalla competizione: quando la posta in gioco non è troppo alta, eseguo l’esercizio con tutte le complessità perché mi piace far vedere quello che so fare. Se invece è una gara decisiva, magari per una qualificazione, tolgo qualche passaggio particolarmente difficile. Una mancata ripresa dell’attrezzo durante l’esecuzione, infatti, comprometterebbe il mio posizionamento in classifica.

Per arrivare a un livello così alto, a cosa hai dovuto rinunciare nella tua vita privata?
In realtà, a nulla. Mi piace stare qui in palestra, preferisco allenarmi che uscire a prendere un gelato con gli amici. Qui c’è tutto quello che mi serve per stare bene.

Sofia Raffaeli alle clavette

Sofia Raffaeli ai Campionati mondiali di ginnastica ritmica 2022 © Simone Ferraro 

Com’è la tua giornata tipo?
La mia famiglia è di Chiaravalle, in provincia di Ancona, dove sono nata. Quindi da lunedì a venerdì sono a Fabriano e mi alleno a partire dalle 8:30. Alle 13:30 ho un’ora di pausa pranzo e resto a mangiare con le altre atlete, magari ci dividiamo per età ma sentiamo tutte di appartenere a una grande famiglia. Ci vogliamo bene, condividiamo ogni cosa, anche oltre l’impegno sportivo visto che ci ritroviamo a frequentare insieme una scuola serale. La società l’ha fatta aprire proprio per noi, per consentirci di studiare dopo l’allenamento. Poi, ogni tanto, arrivano ragazze più piccole che iniziano il loro percorso: in quel caso mi piace aiutarle, sostenerle e insegnare loro qualche passo. In fondo sono tra le più vecchie qui.

In questo sport, qual è il momento più difficile nel percorso di una ginnasta?

In teoria la fase più delicata coincide con il passaggio dalla categoria Junior a quella Senior. Innanzitutto per una questione di tecnica, dato che bisogna introdurre elementi diversi nelle coreografie, ma anche perché coincide quasi sempre con il periodo in cui da bambina si diventa adolescente e non è sempre semplice affrontare questa trasformazione fisica. In linea generale è così, anche se per me questo passaggio non ha influito sulla performance. 

Per te qual è stato il passaggio più difficile?
L’introduzione del nuovo codice dei punteggi, quest’anno, che ha comportato difficoltà in più negli esercizi e stravolto in parte quello che ero abituata a fare. È stato molto faticoso ma alla fine ne è valsa la pena. E poi i successi che arrivano dopo aver superato un ostacolo hanno un valore e un significato in più. 

Purtroppo, in Italia, la ginnastica ritmica è vissuta come uno sport minore. Anche se attraverso i social network è diventato più semplice diffonderne la conoscenza e sbirciare la quotidianità degli atleti. Tu che rapporto hai con i social?
Contrastante. Mia mamma mi ha insegnato a lavorare sempre a testa bassa senza dovermi per forza esporre. I social sono una vetrina ma io non amo esibirmi in un balletto improvvisato su TikTok, per esempio. Diciamo che se vengo coinvolta mi presto, ma con riserva. Però, dall’altra parte, mi fa molto piacere che le bambine mi seguano su Instagram e mi scrivano per complimentarsi. Mi riempie di gioia essere considerata un loro punto di riferimento. Questo aspetto è la cosa più bella dei social, per il resto non hanno importanza. 

Sofia Raffaeli al nastro

Sofia Raffaeli ai Campionati mondiali di ginnastica ritmica 2022 © Simone Ferraro 

Durante il del Covid-19, però, hanno aiutato a sentirsi meno isolati. Come hai vissuto i mesi più duri della pandemia?
Avevo da poco partecipato ai Mondiali per la categoria Senior: appena sono rientrata in Italia è arrivato il lockdown. Io e qualche altra ginnasta abbiamo continuato ad allenarci con il permesso della Federazione. Solo per un mese siamo rimaste tutte in casa e a quel punto mi sono inventata una palestra casalinga con tanto di pedana in salotto. Io e le mie compagne ci collegavamo online per riscaldarci insieme. Poi c’è la stata la fase in cui siamo tornate ad allenarci ma senza sapere bene quando e come avremmo potuto gareggiare di nuovo. Alla fine del 2021 sono tornata in pedana per le competizioni, ma senza pubblico. Ed è stato molto triste, perché nel silenzio del palazzetto sembrava tutto un semplice allenamento, eccetto che per la presenza della giuria. Poi, a giugno 2022, durante la World Cup di Pesaro, si sono riaperte le porte al pubblico ed è stata un’esplosione di gioia. C’erano tante bambine che mi applaudivano e urlavano il mio nome: è stato stupendo. Prima di entrare in pedana mi hanno dato tanta forza.

I tuoi prossimi impegni sportivi?

Fine a fine anno sono impegnata con alcune gare in Europa come ginnasta straniera e poi in varie esibizioni tramite la Federazione come il GranPrix a Busto Arsizio, vicino a Varese, il 26 novembre. Il 2023 mi vedrà impegnata con il World Cup, come quest’anno, e poi con gli Europei e i Mondiali ad agosto.

Qual è l’insegnamento più importante che la vita da ginnasta ti ha trasmesso fino a oggi?
Ho cominciato ad allenarmi da piccola e ho dovuto imparare a gestire tutto, a essere presto autonoma. Arrivavo a casa la sera sfinita dagli allenamenti e dovevo studiare. Quindi la prima cosa che ho appreso è l’organizzazione del tempo e la consapevolezza che con la volontà si poteva fare tutto. E poi ho imparato a gestire la stanchezza e a tirare fino a quando potevo, senza risparmiarmi. Oltre al rispetto per me e per gli altri, cosa fondamentale.

Come trascorri il tempo libero?
Mi piace leggere i romanzi e quello che porto nel cuore è Anna Karenina. Ora inizio ad apprezzare anche i gialli. Ma i libri d’amore restano attualmente i miei preferiti. Mi piacciono le canzoni di Adriano Celentano, Massimo Ranieri e Rino Gaetano. Ascolto anche la musica che va di moda ora, ma solo perché mi capita. 

Lo sport ti ha portato a viaggiare parecchio. Tra treno e aereo che mezzo scegli?
Decisamente il primo perché, a differenza dell’aereo, mi permette di mantenere i piedi per terra. E poi in treno mi rilasso e riesco anche a dormire per quanto è comodo e spazioso.

Un messaggio alle ginnaste che praticano questo sport?
Non mollate mai, anche quando le cose non girano per il verso giusto perché le gare andate male fanno parte del percorso e, anche quando vanno bene, c’è sempre qualcosa da migliorare. È difficile arrivare al punto io cui si può dire di aver fatto l’esecuzione della vita. Ma, se c’è la passione, niente è sacrificio.

Articolo tratto da La Freccia