La dittatura della tecnologia, il lavoro svilito e la città invasa da sciami di rider che macinano chilometri per guadagnare qualche euro. Questo lo scenario del futuro prossimo descritto dal film E noi come stronzi rimanemmo a guardare. il terzo capolavoro di Pif, come lui stesso lo definisce su Facebook in attesa che qualcuno ne dia conferma dopo averlo visto. Presentato alla Festa del cinema di Roma, sarà proiettato nelle sale in via esclusiva il 25, 26 e 27 ottobre e approderà su Sky Cinema il 29 novembre.
Pif torna dietro la macchina da presa con tematiche sociali alla Ken Loach, come il precariato e i nuovi sfruttamenti, ma con la consueta leggerezza acuta e l'ironia critica che stimolano la riflessione. Nel film Arturo - che ha il volto di Fabio De Luigi - viene licenziato dopo aver creato un algoritmo che rende inutile il suo ruolo. È costretto quindi a diventare un rider con le giornate scandite in base all’algoritmo dell’app di delivery.
La stessa azienda di consegne a domicilio offre un altro servizio ai suoi clienti: un amico virtuale creato sulla base dei gusti dell’utente. Così Arturo conosce Stella, interpretata da Ilenia Pastorelli, un ologramma con una personalità del tutto affine alla sua.
La storia segue il fiatone e il ritmo serrato delle pedalate del rider che vive con lo zaino termico sulle spalle e sfreccia da un capo all’altro della città, puntando il dito sulle multinazionali dell’high-tech e irridendo i guru che ne sono fondatori: «M’infastidisce la figura del ragazzetto americano con la t-shirt che scimmiotta il concetto, sensato, "Stay Hungry, Stay Foolish" trasmesso da Steve Jobs. Promette un lavoro in cui si è manager di sé stessi e si organizza il proprio tempo in autonomia. In realtà è tutto un bluff, i lavoratori sono dipendenti a tutti gli effetti, spremuti come limoni. Come appunto i corrieri o i rider, pagati poco e senza alcun tipo di tutela», spiega Pif che nella pellicola è il coinquilino del protagonista, un professore universitario che arrotonda facendo l’hater sui social.
Altro perno della trama è il paradosso della tecnologia che, da una parte, facilita la vita e, dall’altra, la pervade in qualsiasi ambito, compresa la sfera relazionale. «Io sono un pigro, quindi la tecnologia mi evita sforzi e mi semplifica parecchio le cose. Ma questo tempo risparmiato deve essere messo a frutto, non sprecato in una dipendenza dallo stesso mezzo tecnologico».
Nel film il protagonista s’innamora di una donna in versione ologramma proposta gratuitamente da un’app per un mese, ma poi non ha i soldi per rinnovare l’abbonamento ed entra in crisi. «Ammetto che l’app di cui non posso fare a meno è quella di Trenitalia. Io vivo sul treno, per un indolente come me è il mezzo ideale. Non devo far altro che scendere a destinazione», confessa Pif che prosegue svelando il più grande dramma vissuto nella sua esistenza «Una volta non sono riuscito a entrare nel Frecciaclub perché non avevo rinnovato la CartaFRECCIA. Io di solito guardo con compassione quelli che rimangono fuori da quel fantastico club. Ci sono rimasto malissimo. Non so se mi riprenderò mai».
Dal 14 al 24 ottobre proiezioni e incontri imperdibili. E FS premia il film più votato dal pubblico
14 ottobre 2021