Senza compromessi, Marina Abramović è diventata la più importante esponente dell’arte performativa. Niente ha potuto placare la sua assoluta ansia di libertà, la voglia di entrare in contatto con culture lontane scambiando energie e afflati con gli altri. Nessuno ha scalfito la crescente consapevolezza di essere un’artista, esclusivamente. «Attraverso il corpo io vedo l’anima», afferma l'artista serba, e il corpo è al centro della sua ricerca fin dagli esordi negli anni ’70. Da sempre Marina Abramović lo ha usato come strumento d’arte, mappa di una ricerca spasmodica, emblema di se stessa. Materia e spirito, carne e soffio. Prima nudo, battuto, portato al limite, sfidato e minacciato dal pubblico nella storica performance del 1974 Rhythm 0, tenutasi allo Studio Morra di Napoli e durata sei ore.
Poi, essenza eterea, pensiero che fluttua, come nel progetto artistico con cui la wonder woman dell’arte torna proprio nella città partenopea.
Marina Abramović / Estasi, dal 18 settembre al 17 gennaio 2021 a Castel dell’Ovo, è il progetto composto dal ciclo di video The Kitchen. Homage to Saint Therese, allestiti nella Sala delle Carceri, un tempo adibita a galera della fortezza. I video della mostra, curata dall'associazione culturale Casa Testori, documentano altrettante performance tenute nel 2009 dall’artista nell’ex convento di La Laboral a Gijón, nel nord della Spagna. Un’opera intensa e mistica nella quale l’Abramović si relaziona con una delle più importanti figure del cattolicesimo, la missionaria Santa Teresa d’Avila e appare sospesa e fluttuante nel vuoto, rigida e vestita di nero. Tesa e sorretta da fili invisibili, come in un’ascesi laica, revisionata in chiave contemporanea.
Articolo tratto da: La Freccia
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