In apertura Fedora di Pedro Cano, da Le città invisibili
Courtesy Fundación Pedro Cano © José Luis Montero
«Tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura». In un rincorrersi, confondersi e districarsi l’una dall’altra, realtà e fantasia si dipanano nelle opere di Italo Calvino, dando voce a visioni arcaiche e timori universali. A loro volta pane, nutriente e gentile, che alimenta molti dei racconti e dei romanzi dell’autore. Quest’anno, Calvino avrebbe compiuto cento anni. Per celebrare l’anniversario gli vengono dedicate due mostre in altrettante città italiane, Genova e Roma.
Fino al 7 aprile 2024 Palazzo Ducale ospita Calvino cantafavole, mentre le Scuderie del Quirinale, fino al 4 febbraio 2024, sono sede di Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte. Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri. Entrambe le rassegne si dispiegano tra i racconti e le fiabe dell’autore, con uno sguardo sul suo rapporto con le arti visive e le strutture dell’universo favolistico.
Emanuele Luzzati, La favola (1954 circa)
Courtesy Wolfsoniana - Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Genova
Organizzata in sei sezioni dai curatori Eloisa Morra e Luca Scarlini, l’esposizione di Genova ripercorre il rapporto dello scrittore con l’immagine, punto di partenza di ogni sua storia, sin dalla prima infanzia. Giovane lettore del Corriere dei piccoli, infatti, fu influenzato talmente tanto dalle articolate vignette del sanremese Antonio Rubino che da adulto, lavorando come direttore editoriale, decise di tornare a quell’immaginario ripubblicandole per Einaudi Ragazzi.
Il percorso nella fantasia infantile prosegue con le opere create dal genovese Emanuele Luzzati per l’edizione illustrata di Fiabe italiane, la raccolta di racconti della tradizione orale popolare curata da Calvino, e arriva infine ai sogni e alle chimere dell’età adulta. Da qui, due sezioni sono dedicate al surreale, a partire dal legame tra i tarocchi e le varie forme di espressione artistica. Queste carte divinatorie, infatti, non ispirarono solo Calvino nella composizione del romanzo fantastico Il castello dei destini incrociati, ma anche, per esempio, il cantautore Fabrizio De André per la canzone Volta la carta e l’esibizione del 1998 al Teatro Brancaccio quando 23 Arcani giganti comparirono sul palco alle sue spalle.
Si effettuano poi brevi immersioni nelle opere di artisti del fantastico legati a Calvino, nelle collaborazioni – come quella con Toti Scialoja – e nelle riflessioni dell’autore sulle cartografie, reali o immaginarie, e sulle infinite rappresentazioni del mondo. La mostra si chiude con una visita nella Liguria fragile del libro Il barone rampante, una natura selvaggia spezzata dagli interventi umani, omaggiata e riprodotta nelle opere di altri scrittori e artisti che vissero quel territorio, come Carlo Levi, Domenico Guerello, Nico Orengo.
Vittore Carpaccio, San Giorgio che uccide il drago e quattro scene del suo martirio (1516)
Courtesy Abbazia di San Giorgio Maggiore - Benedicti Claustra Onlus © Mauro Magliani
A Roma, invece, accoglie i visitatori uno spaccato sulla vita di Calvino uomo e intellettuale: testi, fotografie, documenti e testimonianze ripercorrono le pietre miliari della sua storia, dalla primissima infanzia a Cuba alle dimissioni dal Partito comunista, passando per l’appartenenza partigiana. Da lì in poi, undici sezioni curate da Mario Barenghi, nelle sale delle Scuderie del Quirinale, aiutano a comprendere l’universo calviniano un passo alla volta. Dalle installazioni che reinterpretano le ambientazioni boschive dei racconti di Ultimo viene il corvo e del romanzo Il cavaliere inesistente fino alle influenze cinematografiche, passando per le scienze naturali che hanno modellato il carattere e gli interessi di un giovane cresciuto da due genitori botanici e agronomi. E prima di uno spaccato nei sogni e nelle opere del Calvino adulto, il cui ingresso nell’età matura coincide con l’entrata in guerra dell’Italia, una serie di ritratti d’autore – come gli scatti di Ugo Mulas, Carla Cerati, Sebastião Salgado e gli stessi autoritratti caricaturali dello scrittore – consente di cogliere almeno qualche porzione del suo animo caleidoscopico.
Si prosegue con l’analisi dell’alternanza stilistica di Calvino tra il registro fiabesco e quello realistico, tra Il visconte dimezzato e I giovani del Po, e della letteratura illustrata dedicata ai ragazzi. E dopo un viaggio tra mappe lunari e globi celesti che rimandano alle ambientazioni delle Cosmicomiche, si approda nei boschi e nelle città fantastiche allo stesso tempo sfondo e protagonisti di opere come Il castello dei destini incrociati e Le città invisibili. Quindi ecco lo schema a griglia di Torino, le piazze metafisiche di Giorgio De Chirico che gli furono di ispirazione e le sculture metalliche di Fausto Melotti, torri distopiche che restituiscono le suggestioni di Ottavia, città-ragnatela narrata da Calvino, mentre miniature e tavole documentano i reportage da Messico, Giappone e Iran. Un’ultima sezione si dipana tra le opere di Giulio Paolini, con cui Calvino intrattenne un fitto scambio di opinioni durante la stesura del libro Se una notte d’inverno un viaggiatore, e le fotografie nebbiose di Luigi Ghirri, che utilizzano un altro linguaggio nel descrivere le sue stesse pianure.
Entrambe le mostre sono degli affacci su un universo sterminato di meraviglie, tentativi di ricostruire l’operato di Calvino tramite accostamenti di varie suggestioni, senza la vana pretesa di offrirne una lettura univoca, omogenea e coerente. D’altronde lo stesso autore, nella sezione dedicata alla molteplicità della sua ultima opera, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio si chiedeva, senza attendere risposta: «Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, d’immaginazioni?».
Articolo tratto da La Freccia novembre 2023
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