In cover, la segnaletica Cai nei sentieri di crinale © Alain Filoni

È un’autentica scoperta la Montagna pistoiese. Un territorio ricco di storia, capace di descrivere uno dei tratti più suggestivi dell’era industriale moderna in Italia, abitato da una linea ferroviaria dismessa, la Fap-Ferrovia Alto Pistoiese, diventata poi percorso ciclopedonale, e caratterizzato dalla presenza di uno dei più grandiosi progetti di ecologia e solidarietà in Europa, il Dynamo Camp.

 

Montagne da sempre protagoniste della produzione di ferro, rame, ghiaccio, carbone e carta, attività messe in collegamento proprio dalla Fap, che ha contribuito a rendere quest’area una delle più industrializzate in Toscana fino ai primi anni 2000. Impressiona pensare che questa grande ricchezza si sia espressa nel contesto appartato di un paesaggio dalla bellezza selvaggia eppure introversa, che rivolge la sua maestosità all’interno di un anfiteatro orlato da spettacolari crinali collegati ai suoi borghi da un’ampia sentieristica e solcato da uno dei percorsi più sorprendenti nel panorama italiano: il Cammino di San Bartolomeo.

Piteglio

Piteglio © L Gori

SEGNAVIE TRA FORESTE E TORRENTI
Andiamo dunque a esplorare questa porzione di Appennino toscano, partendo dai percorsi che più la caratterizzano. Interessante il progetto di sentieri contrassegnato da otto lettere rosse, alte più di due metri, che vanno a comporre, attraverso un percorso lineare di 35 chilometri da Maresca a Lanciole, la parola Segnavie. Un percorso di fondo valle adatto a tutti, che abbraccia le cinque aree naturalistiche della foresta del Teso, l’Oasi Dynamo affiliata al Wwf, l’area rurale di Piteglio-Popiglio, la Macchia Antonini e l’alta valle del torrente Pescia di Pescia.

 

Una settantina di chilometri in totale, distribuiti in percorsi di differente lunghezza, agganciati alla spettacolare rete dei sentieri di crinale del Club alpino italiano (Cai), tra cui spicca l’ascesa al Monte Gennaio e al Lago Scaffaiolo, che hanno come punto di appoggio lo storico Rifugio del Montanaro nella foresta del Teso. La vocazione ascensionale di questo territorio è molto sentita dai suoi abitanti, se pensiamo che addirittura la nota segnaletica Cai biancorossa nacque proprio qui, quando a Maresca, il 14 maggio 1950, si riunirono i rappresentanti delle sezioni tosco-emiliane del Club con l’obiettivo di sottoscrivere le norme per evidenziare i sentieri appenninici, da allora adottate in tutta Italia.

Ponte Sospeso di Castruccio

Ponte Sospeso

PONTI E OASI VERDI
Tornando a oggi, la promozione della zona si avvale di numerosi contributi, tra cui il lavoro dell’Associazione valorizzazione della Montagna pistoiese (Avamp), che ha chiamato a raccolta numerose imprese locali e Pro loco, e dell’associazione Valle Lune che, nel seguire i progetti relativi alle archeovie, riporta alla luce storiche strade transappenniniche come la Via Romea Nonantolana e luoghi simbolici di un prestigioso passato, come Castel di Mura.

 

Importanti per il territorio anche alcuni ponti come quello di Castruccio, teatro di scontri tra pistoiesi e lucchesi e, in tempi più recenti, il Ponte sospeso. Con i suoi 220 metri, fino a pochi anni fa deteneva il record di più lungo al mondo, rappresentando una testimonianza emblematica della storia industriale di questo territorio. Costruito dalle maestranze della fabbrica di Mammiano Basso negli anni ‘20, aveva lo scopo di far risparmiare svariati chilometri agli operai diretti al lavoro.

D’altronde la vocazione siderurgica di Mammiamo è antica, se pensiamo che alla fine del XVIII secolo qui sorgeva un centro che, con le sue tre ferriere, costituiva il maggior punto di produzione del Granducato di Toscana. Le sue trombe idroeoliche, usate per alimentare i fuochi e giunte intatte ai nostri giorni, sono preziose testimonianze di archeologia industriale, così come l’unico esemplare di torre di rimando ancora esistente in Italia.

 

Immancabile, poi, l’esperienza di stupore per occhi e cuore offerta dall’Oasi Dynamo: mille ettari consacrati alla salvaguardia della natura, ma anche progetto sociale ispirato alla visione filantropica dell’attore Paul Newman che, sotto il nome di Dynamo Camp, opera per il diritto alla felicità di bambini malati e con disabilità. Un’utopia in nome del gioco, della creatività e dello sport, dove non esistono camici ma amici, e dove un’ospitalità da sogno è gratuita per i piccoli ospiti e le loro famiglie.

Popiglio (PT)

Popiglio (PT) © Archivio Comune San Marcello Piteglio

UN CAMMINO PER NEOFITI
In questa cornice sorprendente si staglia l’esperienza del Cammino di San Bartolomeo: uno dei percorsi meglio organizzati e curati che ho il piacere di raccontare. Cento chilometri da compiere in cinque giorni, nel nome di un santo molto popolare da queste parti, a cui sono dedicate chiese e feste patronali. Un percorso raccomandato per chi è alla prima esperienza, con dislivelli mai troppo impegnativi, una percentuale molto alta di sentieri tale da rendere praticamente inesistente l’asfalto e, aspetto davvero allettante, quasi interamente tracciato all’ombra di rigogliosi boschi, al riparo dalla calura estiva e dalla pioggia. Con una segnaletica chiarissima che non rende necessario scaricare o consultare cartine, il San Bartolomeo attraversa costantemente meravigliosi borghi.

 

Ma non rimarranno delusi neppure i camminatori esperti: i paesaggi naturali offrono visioni memorabili, con squarci su spettacolari sentieri di crinale, foreste incontaminate sorvolate da falchi e poiane, ed esperienze a contatto con le tradizioni locali autentiche, ben rappresentate dagli ecomusei disseminati lungo le cittadine attraversate. Da quello dedicato alla Gente dell’Appennino di Rivoreta al Museo del ferro con le sue affascinanti macchine a Pontepetri, fino al Museo del carbonaio di Baggio.

Palazzo dei capitani della montagna, Cutigliano (PT)

Palazzo dei capitani della montagna, Cutigliano (PT) © R. Boccardi

VILLAGGI FIABESCHI E ANTICHE TORRI
I borghi, poi, si giocano l’effetto sorpresa dell’essere poco conosciuti dal turismo di massa. Si parte dalla deliziosa Fiumalbo, in provincia di Modena, per scavalcare l’Abetone in Toscana e giungere a Cutigliano (PT) per ammirare il Palazzo dei capitani del popolo. Seconda tappa Popiglio, con le sue antiche torri, e la chiesa di Santa Maria Assunta che ha appena compiuto 750 anni, per fermarsi a fine giornata nella scenografica Piteglio, dove con buona probabilità si potrà ascoltare dell’ottima musica, visto che qui vive il famoso agente lirico Angelo Gabrielli, organizzatore di concerti e masterclass nelle meravigliose pievi locali o nei teatrini disseminati nel circondario.

 

Il giorno seguente si lambisce il villaggio fiabesco di Migliorini, si fa colazione alla Pro loco di Prataccio, si compie un salto indietro nel tempo a Prunetta, con il suo viale adornato da foto storiche, e si arriva per pranzo alla divertente città delle bugie, Le Piastre, dove nell’annuale torneo ci si sfida a spararle grosse. Nel pomeriggio si compie il sentiero delle ghiacciaie che porta a Pontepetri e, ovunque si arrivi, l’aspetto più sorprendente è ritrovare la medesima accoglienza, umana e sentita, costantemente accudita dal vasto gruppo di volontari amici del Cammino di San Bartolomeo.

Un progetto nato nel 2015 dai membri del Gruppo studi Alta Val di Lima di Cutigliano, che hanno subito coinvolto molte associazioni della Montagna pistoiese. Non è raro che si organizzino vere e proprie festicciole di accoglienza come accade a Spedaletto, a metà della quarta tappa, dove l’ospitalità è persino nel nome. In questo delizioso centro abitato da appena 15 persone, che si relazionano come una famiglia diffusa, Bice è nota per dare vita a un pranzo corale a ogni arrivo di pellegrini, nel tavolo di legno al centro della piazza. C’è poi Olivia e la sua stupenda famiglia, alle porte di Baggio: originaria del Connecticut, in Usa, ha scelto la Montagna pistoiese come luogo dove offrire un contributo alla salvaguardia della memoria, coltivando ulivi e producendo miele.

 

La passerella finale, in direzione Pistoia, è una festa in discesa, trotterellando sul Sentiero delle sorelle in attesa di abbracciare la meta finale, la magnifica chiesa di San Bartolomeo in Pantano, dalla cui facciata ha preso ispirazione il logo del cammino, la spirale quadrata riportata su ogni cartello e sui totem di legno. Quest’avventura non è opera di nessuno in particolare ma di tanti “montanini” in generale: come Marco a Rivoreta e Simone a Cutigliano, Pia a Popiglio e Celeste a Piteglio, Beatrice a Prataccio, ma anche Maurizio, Massimo, Daniele, Federico. Non serve che vi portiate amici per fare il San Bartolomeo: tutti loro sono lì ad attendervi.

Articolo tratto da La Freccia