«Con 67 bottiglie in PET si può realizzare l’imbottitura di un piumino matrimoniale, con 32 una giacca tecnica, con 27 una felpa in pile». Così Giorgio Quagliuolo, presidente del Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica (Corepla), prova a quantificare gli infiniti modi in cui è possibile riutilizzare questi materiali.

 

Con più di 2.500 imprese associate nella filiera del packaging, dai produttori ai riciclatori, Corepla garantisce che gli imballaggi raccolti in modo differenziato siano recuperati e riciclati con efficienza, efficacia ed economicità. Riceve i rifiuti dai Comuni, riconoscendo loro dei corrispettivi, e assicura il corretto avvio del processo, facendosi carico dell’invio del materiale raccolto alle imprese che se ne occuperanno. Supporta inoltre le istituzioni, fornendo strumenti di informazione ed educazione ai cittadini per poter migliorare e massimizzare le possibilità di riciclo.

 

«Nel 2019, dei 2.083.880 di tonnellate di imballaggi in plastica immessi sul mercato in Italia ne abbiamo recuperati ben 1.917.614, ovvero il 92%. Di questi, il 43% è stato avviato a riciclo e il 49% a recupero energetico, contro solo un 8% impossibile da riconvertire», specifica Quagliuolo. Sono 7.345 i Comuni che hanno avviato il servizio di raccolta con Corepla, posizionando l’Italia tra i primi Paesi d’Europa nel riciclo degli imballaggi in plastica.

Prodotti realizzati grazie al riciclo degli imballaggi in plastica

Presidente, quali sono i vostri obiettivi?

Mantenere i risultati raggiunti e massimizzare la valorizzazione dei rifiuti raccolti, evitando la dispersione degli imballaggi nell’ambiente. Proseguiremo poi a sensibilizzare tutti gli attori coinvolti nel processo e a sviluppare nuove tecnologie per vincere la sfida dell’economia circolare. In questo modo, nonostante le difficoltà legate alla carenza degli impianti italiani, potremo contribuire al raggiungimento degli obiettivi che l’Unione europea pone per il 2025.

 

Il vero problema è la dispersione degli imballaggi nell’ambiente o il materiale di cui sono composti?

È la loro non corretta gestione. Nessun tipo di imballaggio si degrada da solo: è indispensabile che tutti vengano avviati in impianti in grado di valorizzarli. Corepla promuove nuove soluzioni informando chi progetta imballaggi a fare scelte più sostenibili: più che di plastic free, ci piace parlare di plastic free nell’ambiente. La soluzione è utilizzarli sempre correttamente, riducendoli e riutilizzandoli dove possibile e riciclandoli e recuperandoli quando arrivano a fine vita. È una questione di responsabilità individuale e collettiva, a tutti i livelli.

 

Come lavora Corepla?

Le imprese che producono e utilizzano imballaggi in plastica versano la propria quota di contributo ambientale attraverso il Consorzio nazionale imballaggi (Conai). La cifra è modulata in base alla quantità di materiale lavorato ma anche alla sua riciclabilità, nel rispetto del principio “chi inquina paga”. Grazie alla somma che riceviamo, garantiamo che gli imballaggi accumulati attraverso la raccolta differenziata siano appunto avviati al riciclo. Con il contributo che ci arriva dalle aziende sosteniamo i Comuni o i delegati ai servizi di raccolta differenziata (come l’Ama a Roma) in base alla quantità e qualità della plastica che ci arriva, attivando un circolo virtuoso. Nel 2019 abbiamo riconosciuto ai Comuni circa 400 milioni di euro.

Carte da gioco dal kit Riciclala

La consapevolezza sul tema sta crescendo e, con essa, anche la raccolta differenziata. Ci fa qualche esempio di nuova vita per bottiglie, flaconi e bicchieri di plastica?

Con 67 bottiglie in PET si realizza l’imbottitura di un piumino matrimoniale, con 32 una giacca tecnica, con 27 una felpa in pile, con 20 una coperta dello stesso materiale. Con mille bottiglie si può produrre addirittura un’intera cucina. Da 11 flaconi in polietilene ad alta densità (HDPE) nasce un annaffiatoio, da 24 bicchierini da caffè in polistirolo una ciotola per i nostri amici a quattro zampe e con sette portauova si può tenere accesa una lampadina da 60 Watt per un’ora e mezza. Sono veramente tantissimi i modi in cui è possibile utilizzare la plastica riciclata.

 

Corepla è presente anche sui social network e svolge un’intensa attività di comunicazione per educare i cittadini, soprattutto gli studenti, al corretto smaltimento dei rifiuti.

Crediamo che informare sia fondamentale. Per le scuole primarie stiamo realizzando nuovi video online con pillole di magia sulla trasformazione della plastica e la versione digitale del kit Riciclala. Per le medie, invece, c’è Idea plastica: un fascicolo dedicato agli studenti, a cui è associata una guida per i docenti, con un racconto che ha come protagonista un detective alle prese con un’indagine sul ruolo delle materie plastiche nell’inquinamento del pianeta. Il mese scorso, inoltre, abbiamo lanciato Coreplay, una challenge su instagram per i ragazzi delle scuole superiori, che permetterà di verificare le conoscenze da loro acquisite dopo le lezioni svolte sulla base del materiale digitale messo a disposizione da Corepla. Il meccanismo premiante stimolerà la partecipazione e la viralità dei contributi. In più, dal 16 marzo partecipiamo a #NonCiFermaNessuno, un ciclo di dieci incontri in streaming con Luca Abete (inviato di Striscia la notiziandr) rivolto agli universitari.

 

Davvero tantissime iniziative…

Sì, siamo molto soddisfatti perché i ragazzi partecipano sempre con entusiasmo, fanno molte domande e diventano parte attiva nella raccolta domestica, controllando addirittura i genitori. Spieghiamo loro cose che non sanno, per esempio che non occorre separare il tappo dalla bottiglia di plastica perché i macchinari dividono i materiali in base alla tipologia di polimero. Anzi, consigliamo di non toglierlo per schiacciare e ridurre il volume della bottiglia. Bisogna invece eliminare quelle etichette che ricoprono tutta la superficie dei flaconi, così da facilitare le operazioni di suddivisione degli imballaggi, e svuotare piatti e bicchieri di plastica dai residui di cibo, ma senza lavarli. Tutto il materiale raccolto, infatti, viene pulito da apposite macchine prima di essere avviato al riciclo. Un’altra iniziativa che mi piace ricordare è la Casetta rifugio realizzata da Corepla con i rifiuti raccolti nel fiume Po e trasformata in opera d’arte contemporanea dagli street artist Atomo e Teatro durante la Milano Design Week 2019. La Casetta è stata poi donata all’Oratorio dei Padri Sacramentini (Orpas) di Milano, centro di aggregazione e circolo polisportivo per circa 400 ragazzi e famiglie. Un altro bell’esempio di economia circolare.

La raccolta dei rifiuti sul fiume Po, in zona Sacca di Colorno (PR)

Corepla dà anche un contributo importante nella pulizia di mari e fiumi.

Sì, a dicembre 2020 è partito Mare pulito, un progetto biennale promosso dal ministero dell’Ambiente – oggi ministero per la Transizione ecologica – per la raccolta dei rifiuti presenti lungo le coste italiane, in particolar modo nelle acque davanti alle foci dei fiumi e nelle aree marine protette, attraverso l’impiego di 19 unità costiere della flotta speciale antinquinamento guidata dal consorzio Castalia. I rifiuti galleggianti recuperati vengono poi stipati in cassoni nei porti coinvolti dall’operazione (Imperia, La Spezia, Castellammare di Stabia, Fiumicino, Piombino, Vasto, Porto Torres, Crotone, Gallipoli, Otranto, Vibo Valentia, San Benedetto del Tronto, Chioggia, Cagliari, Oristano, Termini Imerese, Marsala, Augusta, Pozzallo e Licata) e, una volta portati nei centri autorizzati per verificarne tipologia, composizione e stato di conservazione, si procede alla selezione degli imballaggi in plastica riciclabili.

 

E i fiumi italiani come se la passano?

Nel 2018 abbiamo installato barriere acchiappa-rifiuti in tre diverse zone lungo il Po. È andata bene, nel senso che a Pontelagoscuro (FE) sono stati raccolti soltanto 93 kg di plastica. Successivamente, invece, durante una sperimentazione di otto mesi promossa dalla Regione Lazio, sono stati trovati 2.300 kg di rifiuti, di cui il 35% composto da plastica, nel Tevere, un fiume meno in salute del Po. Con la Regione Lazio e la Regione Puglia, poi, abbiamo inaugurato l’iniziativa Fishing for litter, che prevede un accordo con i pescatori di Molfetta (BA), Fiumicino e Civitavecchia (RM) per la raccolta dei rifiuti sui fondali durante le battute di pesca a strascico. Le valutazioni sono in corso, la via intrapresa per pulire le acque marine e fluviali è quella giusta, ma siamo solo all’inizio.

Articolo tratto da La Freccia