In apertura, Marcello Masi © Assunta Servello

Torna puntuale dal 17 settembre, su Rai1, Linea Verde Life, programma settimanale che punta l’attenzione sulla sostenibilità urbana, il rispetto per l’ambiente e l’innovazione, senza dimenticare il benessere e la salute di tutti. Al timone del format di successo c’è il giornalista Marcello Masi: un volto familiare e di grande simpatia, qualità che vanno a braccetto con competenza e professionalità. Tocca nuovamente a lui condurre il telespettatore nelle città italiane più virtuose, che si impegnano a migliorare la qualità della vita.

 

Quali sono le novità di questa edizione?

Siamo stati i primi, in Rai, a occuparci di sostenibilità, energia alternativa ed economia circolare. Ora che tante altre trasmissioni trattano le nostre stesse tematiche, centrali per il presente e il futuro di tutti, noi di Linea Verde Life stiamo andando alla ricerca dell’avanguardia.

 

Un esempio?

Siamo stati a Napoli per seguire una ricerca che si occupa di aridocoltura.

 

Di cosa si tratta?

È una tecnica che consente la coltivazione anche in zone con clima secco, come per esempio Israele. Ci sono vitigni che possono sopravvivere a elevate temperature, con pochissima acqua e forti escursioni termiche. Si tratta di ricerche sempre più estreme su quello che il futuro ci sta riservando.

 

Altri argomenti?

Oltre ai territori, al centro del nostro racconto, c’è anche il cibo: è uno sporco lavoro che qualcuno deve pur fare (ride, ndr). Naturalmente, anche in questo caso, parleremo di sostenibilità andando a cercare le nicchie estreme e meno scontate. Per fortuna gli ascolti, negli anni, sono sempre cresciuti. È una responsabilità non fermarsi al primo contenuto convincente, ma andare a scavare: riusciamo sempre a trovare qualcosa di nuovo.

 

L’idea che ti ha stupito di più?

A Casale Monferrato, nell’Alessandrino, un ingegnere ha realizzato un sistema sul Po che fornisce energia gratuita a tutta la città. È partito da un’intuizione avuta dal nonno, portata avanti dal padre e poi messa a termine da lui. Ci sono voluti 60 anni, in pratica, e un lavoro passato di generazione in generazione.

 

Progetti sorprendenti al Sud, invece?

Gli studi dell’Università Federico II di Napoli sugli alimenti e le farine alternative, prodotte con bruchi e larve. Le ho assaggiate e non mi sono accorto della differenza con quelle canoniche. Tutto il Meridione è pieno di giovani con una volontà ferrea che hanno messo in piedi startup. E sono capaci di scontrarsi con tantissima burocrazia pur di portarle avanti. Sono dei veri carri armati, con un attaccamento al territorio e alla terra che fa ben sperare. Prevedo cose belle in arrivo per il futuro.

 

Qualcosa che ti ha colpito a livello personale?

Io amo molto gli animali. E mi piacciono le persone che dedicano tempo, denaro ed energia ai nostri amici a quattro zampe. In Calabria ho conosciuto dei ragazzi che si occupano dei cani randagi a fine vita: non ti nascondo che mi sono fatto un grande pianto, anche se non l’ho mandato in onda perché non amo quel genere di tv. Sono davvero rimasto senza parole nel vedere le code che si agitavano alla vista dei volontari. Per fortuna di storie così ce ne sono tante. Questo Paese ha un lato illuminato che va raccontato perché è bello e dà speranza.

 

Il programma che ti piacerebbe fare?

Vorrei raccontare le giornate private dei personaggi pubblici, per carpirne le abitudini. Avvicinare gli spettatori a chi fa cose importanti, facendone emergere l’aspetto umano, quotidiano. Un esempio? La giornata tipo dell’architetto Renzo Piano dalla colazione alla cena. In generale, preferirei qualcosa di più dinamico, non in studio.

 

Che cosa pensi del treno?

Per me è una vera passione. Fin da piccolo mio papà mi portava in stazione a vedere i treni, che rappresentano sempre un momento di gioia e di malinconia. Viaggiare sui binari mi rilassa, mi fa divertire, mostra scorci d’umanità. È in assoluto il mezzo più ecologico e del futuro. È piacevole da vivere e spero che l’Italia avrà una rete ferroviaria sempre più capillare per riuscire – finalmente – a lasciare la macchina in garage.

Articolo tratto da La Freccia