Segnatevi questo nome: Rose Villain. Nel 2024, infatti, ne sentirete parlare davvero moltissimo. Il suo album Radio Gotham è già disco d’oro, la hit Fragole, in duetto con Achille Lauro, è un tormentone, i suoi concerti sono una bomba e il 3 dicembre si esibirà ai Magazzini Generali di Milano. Ma il prossimo anno, su Netflix, parte anche la prima edizione del talent show Nuova Scena - Rhythm+Flow Italia, competizione musicale sul mondo del rap che vede la cantautrice meneghino-newyorchese da milioni di stream sul banco dei giudici al fianco dei colleghi Fabri Fibra e Geolier.

Radio Gotham è un richiamo a Batman?

In realtà, gli americani chiamano così New York, dove ho vissuto tanto tempo. Nell’universo di Batman mi piacciono i villain, come suggerisce il mio nome d’arte: da Joker all’Enigmista fino a Due facce, prima buono e poi cattivo perché ferito dalla vita. Con la tua musica cosa vuoi esprimere?

Ho un forte dualismo interiore. Sono sensibile ma ho anche una parte scura e inquieta. Mi sono sentita sempre incompresa: con le canzoni mi sfogo, mi sento me stessa e la gente mi capisce.

Che messaggio vorresti dare?

È normale sentirsi inadeguati o chiedere aiuto. A volte ci si vergogna a mostrare i propri lati deboli ma non si può essere sempre felici.

Ci sono tanti featuring nell’album. A quale tieni di più?

A quello con Elisa sulle note di Monet, perché è nato in maniera particolare. Il pezzo parla della scomparsa di mia mamma, una grande fan di Elisa. Proprio Elisa, per caso, sente il brano nel quale, sempre casualmente, mancava la seconda strofa. Così l’ha scritta lei. Ha detto di aver sentito una forza che l’ha spinta a tirare fuori le parole pensando a sua madre, senza neppure sapere che la canzone era dedicata alla mia, di mamma. È stato magico.

Sarai giudice di un talent show. Cos’è il talento per te?

L’ossessione e la passione. Quando si fa qualsiasi cosa per potersi esprimere e si riesce ad arrivare alle persone al di là della tecnica vocale. Ci vogliono carisma e un sacco di lavoro. Non ci si diverte per niente: è una costante battaglia con se stessi per fare meglio.

Cosa rappresentano Milano e New York City, le città dove hai vissuto?

Con Milano ho un rapporto di odio e amore: da lì sono scappata anche se c’è la mia famiglia, a cui sono legatissima. Crescendo mi sono resa conto di voler fare la popstar tipo Britney Spears ma mi piaceva anche il tipo di cantautorato meraviglioso che fanno le donne in Italia. Mancava quello che volevo essere. Così, sono andata a cercarlo altrove, a New York. Lì ci sono molte persone in cerca di qualcosa o che vogliono essere  qualcuno.

Ora hai capito cosa mancava in Italia?

Qualcosa di scandaloso e super commerciale. Ma sono qui apposta.