Foto © Virginia Bettoja

«Questa cover me la sono proprio sudata. La copertina della Freccia è una cosa di cui vado veramente fiera, visto che ormai il mio domicilio è il Frecciarossa Milano-Roma: ci passo più tempo che a casa. La posta, le multe, i pacchi mi arrivano lì, in pratica». Ambra Angiolini è entusiasta di essere, per un mese, il volto del magazine che accompagna i passeggeri di Trenitalia. «Il treno è un posto che rispetto molto, è la parte poetica del mio lavoro. Sulle sue carrozze sono successe tante cose: ho accettato lavori, risolto problemi, mi sono commossa davanti a una sconosciuta che piangeva quanto me e poi siamo diventate amiche. Quando penso al treno, penso a casa mia. Prima di scendere, infatti, pulisco tutto, devo sapere che lo lascio in ordine», racconta l’attrice e conduttrice. L’occasione dell’intervista è il talent show X Factor, dal 15 settembre su SkyUno e in streaming su NOW, che vede Ambra seduta dietro al bancone dei giudici. Un ruolo ottenuto grazie a una dote speciale: la credibilità. Peculiarità che si è guadagnata sul campo perché, in ogni progetto che decide di abbracciare, riesce a tirare fuori la sua parte più vera e a creare una connessione con il pubblico. La contattiamo in tarda serata, dopo una sessione di audition per il programma prodotto da Fremantle.

Cosa ti ha convinta a partecipare a X Factor?

Di pancia mi accorgo sempre se è il momento giusto, se ho l’energia per affrontare un progetto e, soprattutto, se mi sveglio felice la mattina, un segnale importantissimo per capire quanto mi piace quello che sto facendo. Ho sempre guardato il talent in tv: nella primissima edizione ero stata pure presa in considerazione. Era una cosa che stava lì, ma ha avuto una gestazione un po’ più lunga di nove mesi. Diciamo che è nato un elefante. (ride, ndr).

La musica ha sempre fatto parte della tua vita. Hai anche quattro dischi all’attivo…

Non ho pensato al mio percorso discografico per accettare: quel terreno è pieno di buche, per quanto mi riguarda. Musica e danza mi hanno appassionata fin da bambina, sono due strade che viaggiano all’unisono l’una verso l’altra. E proprio la musica mi ha aiutata a ottenere, anche grazie alla mano di Ferzan Özpetek, il David di Donatello e il Nastro d’argento.

In che senso?

A seconda della parte che mi affidano creo delle playlist che mi aiutano a recitare, scelgo musica in cui ritrovo sentimenti, battiti. Senza non riuscirei a piangere all’improvviso o a tirarmi su il morale. È qualcosa di cui ho veramente bisogno, da 30 anni influisce tantissimo sulla mia carriera e continua a farlo.

Da sinistra: Dargen D’Amico, Ambra Angiolini, Francesca Michielin, Rkomi e Fedez sul set del talent show X Factor 

Foto © Virginia Bettoja

Come ti sei trovata con Fedez, Rkomi e Dargen D’Amico, che siedono con te dietro al bancone dei giudici?

Avevo il timore di cadere nella rete dell’imbarazzo, visto che sono timidissima nella vita e mi dovevo rapportare con persone che già si conoscevano tra loro. Pensavo avrei avuto qualche paranoia, la mia sfrontatezza è solo professionale. Invece, con grande sorpresa, ho avuto voglia di conoscerli, di esserci, di sentirmi anche un’idiota: un aspetto che non avrei voluto mostrare e, invece, ho messo in piazza dal primo giorno.

Come mai questa scelta?

Ci sta, mi migliora. Ma l’ho fatto solo per 24 ore, poi mi sono ripresa e ho ricominciato a costruire il mio cervello anche a livello culturale. Come a teatro: alle prove si fa brutta figura tirando fuori tutto in maniera scomposta e male organizzata.

Torniamo ai tre colleghi.

Mi piacciono e mi spaventano in modi diversi: è come avere a che fare con le parti del maschile più terrificanti, ma anche più belle e sorprendenti.

Cominciamo da Fedez.

La stampa ci ha definiti nemici prima ancora che ci conoscessimo. Quando ci siamo visti, invece, è andata alla grande: c’è stato trasporto e voglia di fare bene. Di Federico mi meraviglia e spaventa la sua incredibile e inaspettata fragilità che poi si trasforma in altro. Una persona emotivamente molto intelligente, con scosse telluriche interiori, che può tirare fuori stati d’animo molto diversi. Gli riconosco la libertà di dire quello che pensa. Con lui desidero mantenere questo stato di amore e terrore insieme.

Passiamo a Rkomi.

Creatura meravigliosa, educatissima, ma la sua fragilità non si trasforma in nient’altro che in fragilità. Entra subito in contatto con i concorrenti, li comprende, ha paura di ferirli e poi, quando meno te lo aspetti, è un leone, va dritto. Potrebbe avere la meglio.

Last but not least, Dargen D’Amico.

È me, ma bravo (ride, ndr). Potrebbe cantare, ballare, recitare. Peccato sia un uomo altrimenti avrebbe potuto fare “il primo presidente donna”, come rappavano gli Articolo 31 nel brano 2030 immaginando potessi diventarlo io.

Da sinistra: Anna Ferzetti, Ferzan Özpetek e Ambra Angiolini nel backstage del serial di Disney+ Le fate ignoranti

Foto © Romolo Eucalitto

Le critiche verso i giudici ci sono sempre, come ti stai preparando?

Quando mi hanno proposto X Factor ho pensato di essere la più titolata a beccare le stonature, in quanto regina del genere (ride, ndr). In realtà, l’aver smesso di cantare e incidere dischi denota la consapevolezza di riconoscere persone più brave di me in giro. Questo significa una certa serietà nel ricoprire il ruolo di giudice.

Quindi, fino a qui, come sta andando?

Questo programma un po’ ti cambia, a livello di sensibilità mi trasmette qualcosa che ancora non riesco a definire: mi ha resa insonne, mettendomi nella condizione di prepararmi ad avere il coraggio di dire dei no. È difficile.

Ti sento molto commossa…

Lo sono. Finché non si prende parte a questo talent non si può capire com’è. Mi sono trovata a piangere in camerino. Sai quelle cose che dici: «Questo non lo farò mai»? Ecco, è già successo tutto quello che mi ero ripromessa di non fare.

Com’è il livello dei concorrenti?

Alla loro età avevo un mostro sotto al letto, che serve tanto in questo mestiere. Questi giovani, invece, hanno già trasformato i loro mostri interiori in talento, attraverso le canzoni. Fanno pensare che bisogna essere grati a certe piccole grandi ferite, al non sentirsi mai comodi. Per loro è già tutto arte e musica.

Passiamo a Le fate ignoranti, la serie di Disney+ grazie alla quale ti sei aggiudicata, insieme ad Anna Ferzetti, il Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista.

Nelle storie, nell’emotività, nella passione e nelle contraddizioni che racconta Ferzan mi sento giusta. Quando giro con lui, quello che è scomodo diventa bellissimo, imperdibile. Si va a lavorare con gli sfregi della vita a vista che vengono esaltati all’ennesima potenza. Su di me dà ottimi risultati. Sul set stavamo sempre tutti insieme, non smettendo mai di giocare alle fate. Il gioco si è mischiato alla realtà in modo molto realistico: anche la stanchezza era bella da condividere. Con Anna, poi, abbiamo fatto un lavoro stupendo.

In che modo?

Vengo da una lunga galoppata tra Gay Pride e World Pride, non me la volevo cavare con un semplice stereotipo. Ci siamo dette: «Facciamo l’amore, stiamoci dentro». Doveva passare in secondo piano che fossero due donne a vivere quella storia. È l’emancipazione che ci serve: basta seguire un battito, non deve avere uno schema, una categoria, un’identità. Nello sguardo dei nostri personaggi, Roberta e Annamaria, si respira quella cosa bella che si vorrebbe rivivere ogni giorno e questa è risultata la parte vincente del racconto.

Ambra a teatro durante una replica dello spettacolo Il nodo

Foto © Azzurra Primavera

Torni anche in radio con Le mattine di Radio Capital.

Mi sono sorpresa quando Graziella, la mia agente stupenda, mi ha chiamata per dirmi che Linus voleva parlare con me. Incontrarlo ha creato l'effetto provino: ci tenevo a prendermi quel lavoro, volevo fare bella figura. Ero preoccupatissima di rispondere in modo giusto, non volevo deluderlo.

Considerato che sei on air non credo tu l’abbia deluso…

Secondo me è tornato a casa, si è dimenticato del colloquio e ha deciso di darmi questa opportunità (ride, ndr). Pur di lavorare in radio ho sempre viaggiato di notte con destinazione Milano: essere in onda mi accende il cervello, è come un defibrillatore, ovviamente insieme ai miei figli che rappresentano la scossa primaria. Da lì la giornata è sempre in discesa.

Viaggi tantissimo di notte. Ti piace?

Si, lo faccio da quando molti anni fa, abitando a Brescia, volevo godermi i miei figli, senza l’ambizione di essere un’eroina. Desideravo semplicemente fare colazione coi ragazzi. Guidare di notte, in solitaria, dopo il teatro, è diventato un momento abbastanza irrinunciabile della mia vita.

A proposito di teatro, a partire dal 7 marzo 2023 porti in scena Il nodo, di Johnna Adams.

Il palcoscenico è il luogo da cui parte la mia inadeguatezza – di cui sono molto gelosa –che mi fa fare balzi in avanti in sicurezza e solidità. Spero di tenere ogni spettacolo su piazza per almeno tre anni, con lo stupendo rammarico di pronunciare correttamente, nell’ultima recita, quella battuta complicata. E poi pensare: «Ma come, ora che la so dire finisce tutto?».

Torniamo alla musica. Sei da anni il volto del Concerto del Primo Maggio, hai condotto il Dopofestival nel 1996, Sanremo Top l’anno dopo e sei stata opinionista al Festival di Sanremo nel 2005. Ti manca solo la conduzione all’Ariston…

Sanremo è bello in ogni sua forma. Per un caso del destino mi sono trovata al timone del Dopofestival, uno dei programmi più belli e di rottura. Ma a Sanremo non si dice mai di no.

Per concludere, parafrasiamo il titolo di un brano dell’album Angiolini: oggi Tu sei?

Una che, fortunatamente, ancora non lo sa.

Articolo tratto da La Freccia.