In apertura Evelina Christillin al Museo Egizio di Torino © Daniele Ratti

È la presidente del Museo Egizio più antico del mondo, quello di Torino. L’unica donna a far parte del Consiglio della Fifa, la Federazione internazionale di calcio. E, dopo aver portato al successo la candidatura piemontese alle Olimpiadi invernali del 2006, è ora nel board dei consiglieri per la realizzazione dei Giochi di Milano Cortina 2026. Mai ferma ma con i piedi ben saldati a terra.

«Sono riflessiva, per questo amo viaggiare in treno, mi concede il tempo per pensare». Evelina Christillin non “se la tira” per nulla, è autoironica di carattere, preferisce affrontare le sue grandi responsabilità con grazia, fermezza e volontà. Lo ha imparato quando da ragazza faceva parte della nazionale di sci alpino: «Mi hanno insegnato a lottare, a vincere poco e a ricominciare ogni giorno, allenandomi e puntando a migliorarmi».

Il Museo Egizio, il calcio ai massimi livelli, le Olimpiadi in arrivo. Una vita impegnativa.

Il museo è senz’altro l’impegno più intenso. Anche se in questo periodo sono state molto complesse le decisioni che abbiamo dovuto prendere come Fifa e come Uefa, l’unione delle Federazioni calcistiche europee, in un contesto internazionale diviso tra le sanzioni alla Russia e la disperazione per la popolazione ucraina. Abbiamo dovuto spostare la finale di Champions League da San Pietroburgo a Parigi ed escludere le squadre russe dalle competizioni.

Christillin a Losanna, nel 2019, durante l'annuncio della vittoria della candidatura di Milano e Cortina per le Olimpiadi invernali 2026

Christillin a Losanna, nel 2019, durante l'annuncio della vittoria della candidatura di Milano e Cortina per le Olimpiadi invernali 2026 © Fabio Ferrari/LaPresse

Lo sport dovrebbe unire i popoli come ragione di pace e invece…

È stata una grande sofferenza, anche perché gli atleti non c’entrano nulla. Ma non si è potuto agire diversamente. Tutte le squadre europee, a partire dalla Polonia, hanno rifiutato di affrontare sul campo quelle russe.

Torniamo a Torino e al Museo Egizio: come affronti questa responsabilità?

Nel 2015, con il nuovo direttore Christian Greco, abbiamo avviato un progetto di totale rinnovo dello spazio, quasi un raddoppio. Questo ha comportato un grande lavoro con tutto lo staff. Portiamo le nostre mostre all’estero, dal Brasile alla Cina, e stiamo finanziando una campagna di scavo in Egitto, a Saqqara. E poi abbiamo aumentato il fatturato.

Nella vostra offerta culturale c’è una forte parte didattica.

Con Greco abbiamo scritto il libro Le memorie del futuro. Musei e ricerca (Einaudi, pp. 144 € 12). Sosteniamo che i musei non vadano classificati per numero di ingressi ma per l’attitudine a fare ricerca e formazione. La prima indirizzata agli specialisti, la seconda a tutti, dai bambini ai dottorandi.

Come sei riuscita a dare al museo una dimensione internazionale?

La riforma Franceschini è stata fondamentale: ha dato responsabilità manageriale ai direttori, che ora possono avere autonomia e gestire il budget. Noi abbiamo scelto di sviluppare il digitale e i progetti di inclusione sociale, come la mostra Liberi di imparare che sta girando tutto il Piemonte e presenta i lavori realizzati in carcere dai detenuti insieme ai nostri curatori.

In più, nel 2024 compirà due secoli.

Sì, il nostro è il Museo Egizio più antico del mondo. E per l’occasione abbiamo in programma cinque grandi progetti di restituzione alla città. Copriremo il cortile per realizzare una seconda area, adiacente a piazza Carignano, con un giardino egizio al suo interno, aperta alla città, come al British Museum di Londra. In questo progetto è incluso il Tempio di Elesia. Donato dall’Egitto all’Italia come segno di riconoscenza al termine dei lavori per la costruzione del lago artificiale Nasser, farà parte della nuova piazza, godibile a tutti. Con piacere dico che tra i partner c’è il Gruppo FS Italiane, con il quale abbiamo già lavorato negli scorsi anni a un’iniziativa di sostenibilità ambientale che prevedeva agevolazioni per coloro raggiungevano il museo in treno.

Christillin con il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in visita al Museo Egizio (2015)

Christillin con il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in visita al Museo Egizio (2015) © Elena Aquila/Pacific Press

Un arricchimento per il capoluogo piemontese, come avvenne per le Olimpiadi del 2006 di cui sei stata artefice.

Quello fu un lavoro colossale che ha molto cambiato la città.

Quando a Torino si costruisce qualcosa tu sei sempre in prima fila.

Effettivamente è successo diverse volte, come per la ristrutturazione del Teatro Carignano, che ho seguito da presidente del Teatro Stabile a cui è affidato. Otto anni di impegno sempre in piazza Carignano, dove c’è anche il Museo Egizio. Mi manca il Museo del Risorgimento, ma vedrò di realizzare qualcosa anche lì (ride, ndr).

Per te ora lo sport è una responsabilità istituzionale, ma è sempre stato anche una grande passione.

Sì, fin da piccola. A 14 anni sono entrata nella nazionale di sci alpino dal club di Sestriere, dove è nato il mio interesse per gli sport invernali. Sono di “costituzione montana”, la mia famiglia è di Issime, paesino della valle di Gressoney, in provincia di Aosta. L’altra grande passione è il calcio: sono una grandissima tifosa della Juventus. Ho cominciato raccogliendo le figurine dei calciatori e conoscevo a memoriale formazioni di tutte le squadre. Oggi questo sport è diventato un lavoro bellissimo ma molto impegnativo, al quale spero poter dare un piccolo contributo con impegno e passione.

Cosa è cambiato nel calcio negli ultimi decenni?

Tutto. Io sono della generazione di Marco Tardelli e Antonio Cabrini. Era un’epoca più normale, non c’era il divismo, non c’erano i procuratori né tutti i milioni di oggi. La sera dopo la partitasi andava a cena insieme e tutto questo mi è rimasto dentro. Se fosse meglio o peggio non lo so. È rimasto uguale il fischio dell’arbitro, quando inizia e finisce la magia della partita.

Nelle persone cosa apprezzi di più e cosa non sopporti?

Innanzitutto, spero che gli altri sopportino me. Apprezzo la curiosità e la passione, quella che ti mette il fuoco negli occhi. Detesto ipocrisia e falsità, preferisco una verità sgradevole a un falso complimento.

Evelina Christillin con il giornalista Andrea Radic

Evelina Christillin con il giornalista Andrea Radic

Che rapporto hai con il viaggio in treno?

Lo amo incondizionatamente, sono “treno-dipendente” (ed estrae dalla borsa con orgoglio i biglietti del Frecciarossa per la mattina succesiva, ndr). Per me è un grandissimo piacere salire sul vagone e accomodarmi con i miei libri o guardare dal finestrino la città di Orvieto appesa sulla collina. Il viaggio mi rende felice: scelgo spesso l’area silenzio e ci sto benissimo, nessuno mi disturba, un vero rifugio.

Conta più il merito o le buone conoscenze?

Decisamente il merito. Puoi conoscere chi vuoi, ma se sei un disastro tale resti. Poi in Italia, dove contano parentele e affinità, ci vuole un po’ più di coraggio per vincere. Anche se conta molto partecipare.

Arrivano le Olimpiadi di Milano Cortina.

Sono da lungo tempo molto amica di Giovanni Malagò e sono convinta che il suo amore per lo sport, unito alla professionalità di Vincenzo Novari e al coraggio del sindaco di Milano Beppe Sala, siano una garanzia per la riuscita di queste Olimpiadi. Su loro invito dovrei entrare a far parte di un advisory board dei Giochi 2026, senza ovviamente alcuna responsabilità operativa, ma per esperienza pregressa e eventuali consigli. Bello che le Olimpiadi tornino in un Paese europeo come l’Italia, con grande tradizione negli sport invernali. Cortina e Bormio sono due culle dello sci. Dal punto di vista atletico dobbiamo lavorare, ma arriveremo preparati, in particolare con le squadre femminili.

Se tornassi bambina quale sarebbe il profumo della tua infanzia?

L’erba e le campanule nei prati del mio paesino valdostano, Issime.

Quando ripensi alla tua amicizia con l’avvocato Giovanni Agnelli cosa provi?

Un’infinita gratitudine. Devo tutto a lui. Dall’esperienza nel calcio, quando andavo con lui a vedere le partite in tutto il mondo, al mio incarico per le Olimpiadi di Torino 2006. Io ero il braccio ma la mente era sempre lui. Quei Giochi sono stati il suo ultimo regalo alla città.

Articolo tratto da La Freccia