Foto: Gianluca Saragò

Malika Ayane passerà il Natale a Roma con tutta la famiglia, gatti compresi. Fino al 22 gennaio 2023, infatti, è in scena al Teatro Sistina, nei panni di Grizabella, con il musical Cats. Lo spettacolo, diretto da Massimo Romeo Piparo, a 40 anni dal suo debutto a Broadway ha ottenuto l’autorizzazione dall’autore, Sir Andrew Lloyd Webber, per essere ambientato a Roma, in un’ipotetica e futuristica discarica di opere d’arte e reperti archeologici, con il Colosseo sullo sfondo. Una versione italianizzata in cui c’è anche un personaggio destinato a fare breccia nel cuore degli appassionati delle rotaie: Skimbleshanks The Railway Cat, che tradotto prende il nome di Freccia Rossa gatto star dell’Alta Velocità.
Dopo Evita torni al musical, quindi.
Per me quel ruolo è stato un battesimo importante. Un’esperienza meravigliosa ma davvero impegnativa. Ero stressata e tesa come una corda di violino e, spesso, dimenticavo di divertirmi. Ora sono più grande, serena, maggiormente consapevole di me stessa. E Cats è uno show che conosco da quando ero bambina: penso che Memory sia stato uno dei primi brani che ho cantato.

Una scena del musical Cats

Come sarà la tua Grizabella?
Amo le biografie dei grandi artisti: leggendo quelle di Aretha Franklin, Jane Fonda e Tina Turner ho compreso che l’unico modo per non morire giovani è vivere un periodo di decadenza, in cui non interessi a nessuno, sei fuori moda, a metà strada tra una giovane promessa e un esimio maestro. Le carriere e le vite sono fatte di queste onde, in cui sottovalutiamo la discesa verso il basso. La mia Grizabella, nonostante la sofferenza e la tristezza di essere respinta, è una gatta consapevole di essere stata grandissima senza elemosinare nulla.
In cosa ti assomiglia?

Artisticamente parlando so far piangere e far ballare. L’idea del dramma di Grizabella mi assomiglia molto. E, a livello strettamente musicale, le canzoni sono vicine alla scrittura classica, allo standard jazz e al pop. Non a caso molte interpreti, per fare un po’ le fighe, cantano Memory. L’importante è mettere in ogni nota la passione e l’emozione giusta.

La scorsa estate sei tornata in tour. Com’è andata?
Dopo le restrizioni per la pandemia, era chiaro che le persone avessero bisogno di scambiarsi qualcosa ed è stato bello ritrovare questo meccanismo di fiducia. C’è necessità di emozionarsi, ricevere e dare amore, anche attraverso gli spettacoli. Nella tournée estiva mi sono goduta il palco come il posto più bello del mondo. La regola era andare a suonare ovunque, da posti meravigliosi a quelli più randagi.

Cos’hai capito?
Siamo circondati da una spettacolarizzazione crescente, si vede da quante notizie girano sui vari fenomeni del momento. Ma per me quello che conta – mettendoci sempre la massima cura – è fare musica e godermela.