«Se le api sparissero, avremmo davanti pochi anni di vita». Senza troppi giri di parole Nicoletta Maffini, direttore generale del Consorzio nazionale apicoltori (Conapi), fa subito intendere l’importanza di preservare questi preziosi insetti e valorizzare i loro prodotti per il futuro del pianeta. È questa la missione dell’impresa cooperativa, nata nel 1979 a Monterenzio, in provincia di Bologna, che riunisce 315 aziende e 600 apicoltori e, con oltre 110mila alveari in tutta Italia e circa tremila tonnellate di miele all’anno, di cui il 45% biologico, rappresenta il più grande produttore di miele bio in Europa.

 

Sul sito di Conapi si legge che siete «coltivatori e moltiplicatori di biodiversità». Che cosa significa?

La biodiversità ha molte definizioni ma una, particolarmente interessante, la paragona al sistema immunitario del pianeta: la presenza di numerose e diverse specie aumenta la capacità di rispondere in modo efficace ai cambiamenti che, negli ultimi tempi, sono in rapido aumento. Da qui l’importanza degli insetti pronubi, quelli che si spostano da un fiore all'altro permettendo l'impollinazione, che attivano la riproduzione di oltre il 75% delle circa 100 specie vegetali commestibili e di 350mila piante spontanee. Le api, in particolare, sono i più efficienti tra questi, poiché visitano la stessa tipologia di pianta fino a quando trovano abbondanza di nettare, esercitando un’impollinazione eterologa, quindi più efficace e significativa. Con oltre 110mila alveari, che corrispondono a cinque miliardi di api, Conapi contribuisce fortemente all’impollinazione del Paese: per questo ci definiamo coltivatori e moltiplicatori di biodiversità.

Nicoletta Maffini © Giacomo Maestri

Quali garanzie offrite ai consumatori?

Rappresentiamo la più importante filiera del miele in Italia e in Europa e ogni passaggio è tracciato e tracciabile: dalla cura degli alveari al controllo dei raccolti, fino al confezionamento. Il miele è attentamente analizzato per garantirne le qualità organolettiche e viene confezionato a temperature mai superiori ai 40°, le stesse dell’alveare, per consentire a chi lo assapora di coglierne le infinite sfumature di odori e sapori.

 

Dalla produzione alla commercializzazione, il Consorzio controlla e certifica ogni passaggio, quindi.

Certo. Oltre alle analisi organolettiche, il miele è sottoposto a controlli di laboratorio per valutarne la conformità ai parametri di legge rispetto al grado di umidità, la freschezza e la corrispondenza al tipo di prodotto dichiarato. C’è poi un protocollo di esami effettuati da laboratori esterni accreditati, per verificare l’assenza di sostanze estranee come zuccheri non di origine nettarifera o residui da trattamenti agricoli.

 

Dove si acquistano i prodotti a marchio Conapi?

Si trovano sugli scaffali della grande distribuzione con il marchio Mielizia, disponibile nell’omonimo shop online, mentre con l’etichetta Cuor di Miele sono presenti nella catena NaturaSì. Ma proponiamo anche pappa reale e polline biologici, composte di frutta bio, frollini dolcificati con miele e integratori a base di propoli o con pappa reale e polline. E poi abbiamo un Parco didattico, nella nostra sede sui colli bolognesi: presto la vallata dove risiediamo diventerà una vera e propria Bee Valley, amica delle api, arricchita da un museo dell’apicoltura che stiamo realizzando insieme al Comune di Monterenzio.

 

Che differenze ci sono tra i vari tipi di miele?

Siamo stati tra i primi a valorizzare il forte legame di questo prodotto con il territorio di raccolta: ogni varietà ha consistenza, aroma, profumo e sapore unici e irripetibili. Non c’è un miele uguale all’altro e in Italia se ne raccolgono oltre 50 tipologie differenti, proprio grazie alla straordinaria diversità dei luoghi e alla grande capacità dei nostri apicoltori di riconoscere le fioriture migliori.

Un apicoltore del Consorzio Conapi © Rosy Sinicropi

Ad aprile avete presentato i dati del quarto anno di monitoraggio ambientale Api e orti urbani in sei città italiane, Torino, Milano, Bologna, Roma, Potenza e Bari. Quali sono stati i risultati?

Partita nel 2017, la ricerca vuole restituire una fotografia della presenza di contaminanti nell’area e nell’ambiente cittadino. Le api, infatti, sono ottimi bioindicatori e con alcune analisi di laboratorio si possono ottenere informazioni sullo stato di salute dell’ambiente in un raggio di circa tre chilometri. Nel 2020, diversamente dagli anni precedenti, non è stato rinvenuto alcun residuo di pesticidi, e la situazione è migliorata anche per i metalli pesanti, forse anche grazie alla drastica diminuzione del traffico a causa del lockdown imposto dalla pandemia.

 

Il vostro obiettivo di impresa alimentare è promuovere un’economia sostenibile e un nuovo modo di alimentarsi e vivere. Come sta la Terra oggi?

Non molto bene, soprattutto a causa del cambiamento climatico. Occorre fare scelte importanti che imprimano una svolta seria rispetto al sistema di produzione del cibo. Una buona occasione potrebbe essere il varo della nuova Pac (Politica agricola comune) che, stabilendo criteri di sostegno economico all’agricoltura, nei prossimi anni potrebbe determinare un importante cambio di rotta. La Comunità europea ha ufficialmente ammesso che non è stato raggiunto l’obiettivo della Pac precedente (salvaguardare la biodiversità in Europa) ed è auspicabile che siano messe in campo misure più stringenti. BeeLife, l’associazione degli apicoltori europei di cui Conapi è componente attivo, ha proposto una verifica puntuale della presenza di impollinatori nelle aree agricole produttive come criterio fondamentale per accedere ai sostegni economici.

 

Cosa ci mancherebbe se non ci fossero le api?

La maggior parte del cibo che arriva sulle nostre tavole lo dobbiamo a loro. Non solo frutta e verdura ma anche caffè, latticini e carne. Questi insetti sono fondamentali per la salvaguardia della biodiversità e gli apicoltori sono i custodi che consentono loro di sopravvivere.

Articolo tratto da La Freccia