In cover, Gabriele Salvatores durante l'intervista all’hotel di Roma Le Méridien Visconti © Antonio Li Piani/FS Italiane

In volo sulle spighe di grano che si fanno onde al tocco del vento. Poi veloce tra le curve della Costiera, per catturare la luce che esplode all’improvviso. E infine giù, sulle dita di una mano capace di manipolare la pasta con sapienza. L’Italia che Gabriele Salvatores vuole portare all'Expo 2020 di Dubai è racchiusa in uno zoom che plana dall’alto e precipita sui particolari. È negli occhi che sollevano appena le palpebre dall'inizio della pandemia, per lasciarsi abbagliare da una bellezza che tanto è mancata.

 

Il regista premio Oscar è stato scelto per raccontare le regioni del Paese nel Padiglione Italia realizzato all’Esposizione universale, in programma dal 1° ottobre al 31 marzo 2022 negli Emirati Arabi Uniti. Un progetto che illustra con passione, seduto a un tavolino nel dehors dell’hotel romano Le Méridien Visconti, mentre poco più in là il vociare straniero di una famiglia dai tratti nordici fa ben sperare in una rapida ripresa del turismo.

 

Salvatores ha appena presentato il film Comedians, tratto da una pièce teatrale di Trevor Griffiths, uscito nelle sale a giugno e pronto per essere proiettato nelle arene estive. Da Milano ha raggiunto la Capitale in treno: «Lo amo profondamente», dice, «perché mi consente di percepire il senso dello spostamento pur in velocità e di concentrarmi sul lavoro. Mentre venivo qui ho riletto la sceneggiatura della mia prossima pellicola, Il ritorno di Casanova».

 

Ma prima di immergersi nelle riprese del nuovo film in costume, Salvatores ha cominciato a girare il Paese per immortalare due aspetti diversi della sua bellezza: l'unicità degli scenari naturali e la maestria senza tempo degli artigiani. Entrambi protagonisti a Expo 2020, nelle proiezioni previste all'interno del Padiglione Italia.

Qual è il bello della nostra nazione?

Si trova nella natura, nell’arte, ma anche nelle donne e negli uomini che ci vivono. L’Italia è un ponte sul Mediterraneo, un’agorà dove si sono incontrate nei secoli diverse culture e civiltà: greca, araba, francese, spagnola. Ma è anche una striscia di terra lunga, abitata da realtà molto diverse tra loro. Basta scendere dal Piemonte alla Campania per capire che, a seconda delle varie latitudini, cambiano i dialetti e il modo di vestirsi, i sapori del cibo e quelli del vino.

 

C'è qualcosa che accomuna queste regioni così diverse?

Sì, la gioia di vivere.

 

Che immagine dell’Italia vuole portare all'Expo 2020?

Siamo una delle nazioni più industrializzate al mondo ma, come diceva Pier Paolo Pasolini, la nostra anima è contadina e artigiana. Con le mani sappiamo realizzare cose che altri neppure si sognano. Ecco, io voglio far vedere questo.

 

In che modo?

Andando a cercare i maestri vetrai di Murano o gli artigiani che realizzano la forcola delle gondole, lo scalmo sul quale si fa perno con il remo, che sembra una scultura invece è una creazione di alta ingegneria. Ma rea anche i ragazzi napoletani che hanno aperto la pizzeria gourmet Concettina ai tre santi, nel cuore del rione Sanità, o le donne che in Piemonte si riuniscono per preparare insieme i ravioli del plin. E poi voglio filmare il lavoro di chi costruisce satelliti, degli innovatori del design, dei meccanici della Maserati.

 

Che tipo di regia ha in mente per raccontarlo al meglio?

Per i mestieri penso a inquadrature strette e all'uso del bianco e nero, l'unica sfumatura capace di rendere un'immagine universale. Per le bellezze naturali, invece, droni e macchine capaci di riprendere la realtà a 360 gradi perché i filmati verranno proiettati in un’area del Padiglione Italia chiamata Belvedere: una specie di ottagono in cui le persone potranno muoversi come se fossero effettivamente immerse in quel paesaggio.

 

Quale panorama non può mancare in questa narrazione, secondo lei?

I campi di grano in Basilicata dove ho girato Io non ho paura: culture intensive che si estendono a perdita d’occhio, con spighe dorate mosse leggermente dal vento. O anche Matera: quando sono arrivato lì per la prima volta ho rischiato di avere un mancamento. Ma va detto che l’Italia è tutta straordinaria.

 

Un luogo in cui non vede l’ora di tornare?

Vorrei fare un giro sulla Costiera amalfitana, risalendo da sud verso nord, così da avere sempre il tramonto da vanti agli occhi.

 

Che tipo di turismo vorrebbe per il futuro dell'Italia?

Non amo quello di massa, in cui si viene spinti a forza verso un Paese senza capire nulla del posto. Credo sia importante ritrovare la voglia di viaggiare veramente, di visitare un luogo non solo per dire di esserci stati ma per scoprire qualcosa che non si conosce. Ricordo ancora il racconto di alcuni amici americani, a Venezia per la prima volta. Appena arrivati in piazzale Roma si sono guardati intorno e, come fossero in un parco giochi, hanno commentato: «È bellissimo, qui. Ma a che ora chiude?».

 

Durante la pandemia ha realizzato il documentario Fuori era primavera, con i video inviati dai cittadini. Adesso torna con un progetto che vuole raccontare l'Italia all'estero. Che rapporto ha con il suo Paese?

Di odio e amore. C’è un testo teatrale di Carlo Goldoni che si intitola Arlecchino servitore di due padroni. Credo che dovremmo imparare a non essere più servitori di nessun padrone. E invece tendiamo a sederci, siamo attaccati alle abitudini e abbiamo poco senso dello Stato. Ci manca una vera coscienza nazionale, dovremmo sentirci più responsabili della nostra vita, della res publica. «L’Italia siamo noi», come canta Francesco De Gregori, «nessuno si senta escluso».

 

Quanto è stato importante lavorare in un momento così complesso per il settore?

Direi che mi ha salvato. Mi ha fatto sentire vivo e non isolato. Avevo addosso una pigrizia tremenda e il fatto di continuare a produrre è stato un antidoto.

 

Poi, mentre montava Comedians, è risultato positivo al coronavirus. Come ha vissuto quel momento?

Avevo appena finito di girare il film con 70 persone e tutto era stato perfetto. E invece, il primo giorno di montaggio, mi sono ammalato. All’inizio non ho avuto sintomi importanti, solo un po’ di febbre. Non l’ho vissuta malissimo, anzi ho colto l’occasione per rivedere i film di grandi maestri come Alfred Hitchcock, Éric Rohmer e Roberto Rossellini, quelli su cui è difficile tornare perché si tende più spesso a guardare pellicole nuove. Poi sono arrivati due giorni di febbre molto alta e ho dovuto fare una tac e diversi esami. Per fortuna non c’era nulla e in due giorni il male è passato senza lasciare molte tracce.

 

Che cosa ha imparato da questa esperienza?

La pandemia mi ha insegnato a vivere il momento senza spingere i pensieri troppo in avanti. Mi sono sempre proiettato nel futuro: se non ho un film da realizzare mi sento perso. E invece in quel periodo ho rivalutato gesti semplici, come preparare da mangiare o passare l’aspirapolvere, che normalmente sono considerati una scocciatura. Ho capito quanto è importante compiere con attenzione anche le azioni più elementari, per riscoprire il bello di ogni singolo momento.

 

Secondo lei ne usciremo migliori, quindi?

Nonostante i disastri che ha provocato, la pandemia ci ha fatto riscoprire la fragilità. Abbiamo capito che non siamo onnipotenti né immortali. E, soprattutto, non siamo i padroni del mondo ma semplicemente ospiti del Pianeta, e anche per un periodo relativamente breve. Spero che da questo possa nascere un Nuovo Umanesimo, che ponga finalmente al centro la vita degli esseri umani. Ne abbiamo bisogno.

Articolo tratto da La Freccia

Tra le eccellenze presenti all'Expo 2020 non poteva mancare Ferrovie dello Stato Italiane, sponsor dell’evento. Il Gruppo sarà presente nel Padiglione Italia, dal 1º ottobre al 31 marzo 2022, per condividere la propria visione di una nuova mobilità sostenibile e integrata. Un allestimento di tipo immersivo, nella sezione finale del percorso, accompagnerà i visitatori all’interno di un’ambientazione scenografica e sonora dove il meglio della tecnologia e dell’innovazione ferroviaria si fonde con la bellezza dei paesaggi italiani. Inoltre, per tutta la durata dell’Esposizione universale, nel nostro Paese correrà sui binari un treno Frecciarossa molto speciale, con una livrea che richiama il simbolo e i colori del Padiglione Italia a Expo 2020.