Di viaggi Costantino della Gherardesca ne ha fatti parecchi con il mitico reality game di Rai2 Pechino Express (recentemente passato su Sky con il titolo originale Pekin Express, ndr). Poi l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha messo forzatamente a riposo il programma di successo, girato (spesso) in luoghi considerati a rischio. Il conduttore, però, non si è dato per vinto e, oltre a prepararsi all’impegno settembrino di Ballando con le stelle su Rai 1, ha dato alle stampe l’ultima fatica letteraria La religione del lusso (Rizzoli, pp. 192 € 19).

 

Come nasce l’idea del libro?

Sono andato in Algeria per visitare i luoghi del film La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo. In quell’occasione ho incrociato il presidente francese Emmanuel Macron, con l’apparato che si porta dietro: aereo, auto blu, motociclette della polizia e ambulanza per soccorrerlo nel caso di un malore. Mi sono detto che, se un presidente italiano avesse sfoggiato tanto sfarzo, ci sarebbero state molte critiche e una vera gogna sui social. Da qui l’idea di un libro che glorificasse grandeur, dispendio e arte.

 

Come santi protettori del lusso hai inserito personaggi noti, da Barbara d’Urso a Michael Jackson. Come mai?

Persone, spesso controverse, che decodifico come fenomeni culturali. L’operazione è antropologica: nel libro troviamo una presentatrice tv, una vera santa come Madre Teresa di Calcutta e artisti di nicchia con vite che hanno superato ogni eccesso, tipo Jack Smith, che rileggo in chiave pop. Personaggi dall’impatto culturale epocale.

 

Non mancano consigli su come differenziarsi in base ai Paesi visitati.

Non bisogna mai omologarsi. In Italia le persone sono vestite tutte uguali. A Istanbul, invece, avevo la stessa impressione di quando andavo a New York da ragazzino: trovavo di tutto, dalla ricca signora ingioiellata al punk. Racconto persone coraggiose, dalle esistenze straordinarie, che se ne sono fregate di quello che pensava il pubblico.

 

Un po’ come te: da sempre lotti contro ogni tipo di razzismo. Ricordo la battaglia in favore dei Paesi musulmani.

Il razzismo è eticamente deplorevole oltre che antieconomico. Dobbiamo scambiarci informazioni e commerciare con gli altri Paesi. La mia è un’opera profondamente antisovranista.

 

Come vedi il futuro dopo il Covid-19?

Bisogna adattarsi, non aver paura della modernità. L’innovazione è la cura. L’immobilismo italiano è nefasto dal punto di vista culturale ed economico. Ho riscritto parte del libro focalizzandomi sui mutamenti sociali dovuti alla pandemia, come le architetture degli ospedali o lo smart working. Il virus ci ha costretti a cambiamenti che sarebbero successi comunque. Vale la legge di Darwin: chi non

si adatta sopperisce.

 

Parliamo di tv: ti aspetta un autunno caldo…

Tornerò sul piccolo schermo come concorrente di Ballando con le stelle, su Rai1. Partecipo perché nelle persone amo il coraggio, e Ballando, che mi fa paura, è una sfida. Poi mi diverte molto la competizione. Farò di tutto per vincere.

 

Cosa vorresti portare sul piccolo schermo?

Uno show meta-televisivo sui programmi di tutto il mondo. E una serie molto attuale come quella britannica e statunitense I may destroy you, scritta da Michaela Coel. È una fiction che tratta il tema della violenza sulle donne, girata a Londra e con alcune riprese a Ostia. È la cosa mediaticamente più moderna vista negli ultimi tempi.