Photo credit: Claudio Porcarelli
Non chiamatelo rapper. Briga si è fatto le ossa col sudore della fronte, investendo in un sogno. Quando questo si è realizzato è iniziato il lavoro duro, quello per restare in vetta e non finire nell’incubo del dimenticatoio. L’artista si è fatto notare anche come conduttore del programma Stranger Europe, su Rai4, insieme a Ema Stokholma. E festeggia ora dieci anni di carriera con un progetto ad hoc che ha preso il via con una video-story su YouTube.
Di cosa si tratta?
Coinvolgeremo il pubblico per un anno. Ripercorrere una carriera non è semplice, soprattutto se si recuperano chicche mai pubblicate.
Sei contento di quello che hai fatto finora?
Tra le nuove leve, sono uno dei primi a raggiungere questo traguardo. Sono stati dieci anni pieni di dischi.
Hai nostalgia di qualcosa?
Degli inizi. Ho fatto la gavetta quando non c’erano i social e Spotify. Non ci si inventava cantanti da un giorno all’altro. Lavoravo in un locale e investivo tutto nello studio di registrazione. Era un periodo di scoperta: non facevo parte del mondo rap, ma ero bravo a farlo anche se ascoltavo Nirvana, Placebo, Jeff Buckley e i cantautori italiani.
Il grande pubblico, però, ti ha conosciuto ad Amici di Maria De Filippi…
Lì ho lottato per fare valere i miei diritti e cantare inediti. Sono stato un apripista, anche se etichettato come irriverente.
A questo proposito, un altro momento importante è stato Sanremo 2019 con Patty Pravo.
Il mio festival era fuori dal palco. Normalmente, se partecipo a una gara voglio vincere, ma quell’anno volevo ripulire la mia immagine agli occhi della stampa.
Come mai ti vedevano ostico?
Durante la conferenza stampa di Amici, battibeccai con un giornalista. E avevo le mie ragioni. Altre volte mi è capitato di rispondere a tono per domande inappropriate.
Torniamo al progetto decennale. Live in vista, dopo le restrizioni dovute al Covid-19?
Sono nate nuove possibilità per fare i concerti in modo non classico. Ma è ancora tutto top secret.
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