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«Rialziamoci da terra, ripartiamo da qui, se ancora due destini dicono di sì. Lo so che cambierà», canta in Perdonare, il primo singolo uscito in avanscoperta lo scorso maggio dall’ultimo, il quindicesimo, suo album.

Nek , all’anagrafe Filippo Neviani  presenta Il mio gioco preferito - parte seconda, a un anno dalla prima parte del progetto. E sembra proprio raccontare i tempi che stiamo affrontando con il gusto profondo per le piccole grandi cose.

Nel rispetto di questi tempi, l’artista lancia tre appuntamenti live dal titolo Solo chitarra e voce. Dopo il concerto a sorpresa a Sassuolo davanti a Palazzo Ducale, senza pubblico e trasmesso su RTL 102.5, il 29 maggio scorso. «Un bel modo per ripartire», racconta.  

Senza altre presenze sul palco il 28 luglio è live a Peccioli (PI), il 20 agosto a Castiglioncello (LI) e il 21 a Forte dei Marmi (LU).

 

Filippo qual è il tuo gioco preferito?

La mia passione più grande, grazie alla quale giro il mondo, conosco

tantissime persone e lavoro. Sto parlando della musica, naturalmente.

 

Quest’ultimo progetto è nato in un periodo particolare.

Si è sviluppato in vari momenti, da un anno a questa parte. Il singolo E sarà bellissimo trae ispirazione dai giorni più duri della pandemia, in cui si vedevano medici e infermieri lavorare in prima linea, instancabilmente.

Una canzone senza nome, invece, è una presa di coscienza di quanto possa toccare nel profondo una canzone.

 

Il brano Perdonare è stato registrato a distanza.

L’ho scritto più di un anno fa ma è uscito il 13 aprile. Quando l’ho riascoltato

mi sono reso conto della sua attualità. Alcuni pezzi sono quasi profetici e creano similitudini con quello che stiamo vivendo. È la storia di una coppia in crisi e della forza di ricominciare. Nel contesto del Covid-19, quella forza si è tradotta nel coraggio di ripartire.

 

Il fil rouge del disco?

La voglia di condividere ciò che provo e il sentirsi parte di un tutto, che è in movimento intorno a me.

 

La cultura, oggi, che valore ha?

La sensazione è che non sia una priorità a cui prestare attenzione. Ma la musica, in particolare, serve a trasformare in realtà quello che abbiamo dentro.

 

Vent’anni fa hai scritto la canzone Sul treno

Viaggiare attiva la creatività, stimola note e parole e farlo in treno per me è una costante. Durante il lockdown ho viaggiato con l’immaginazione.

 

Questi mesi ti hanno cambiato?

Penso di più al tempo, a valorizzare e assaporare ogni suo attimo.