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Foto di Ettore Ferrari/Ansa

 

Voce rauca, qualche colpo di tosse - «sono tutte le sigarette che ho fumato nella vita e che continuo a fumare» -  e la fretta, al telefono, di un’adolescente impaziente.

Letizia Battaglia, classe 1935, tra i grandi della fotografia mondiale, fotoreporter delle cose vere, occhio acuto sul mondo, narratrice dei meandri umani della sua Palermo dove è nata e vive, ma anche ambientalista, regista, politica. E femminista. Di quelle che amano le donne e dalle donne è amata per lo stuolo di libertà che da sempre si porta dietro. A marzo era stata inaugurata una sua mostra alla Crumb Gallery di Firenze dal titolo Corpo di donna, chiusa pochi giorni dopo per i decreti ministeriali sul Covid e prorogata fino a data da destinarsi.

Una sinossi del mondo femminile, reale, senza veli o intermediazioni. «Perché le donne sono belle» racconta Battaglia. «Mi piacciono tutte, mi piace la loro grazie, la loro forza […]. Voglio donare loro uno sguardo che non le altera. Che non le fruga. Che non le influenza con le sue certezze su quello che dovrebbero essere».

 

Letizia, come stai trascorrendo questa prolungata quarantena?

«Sono solissima in casa e mi sento in attesa, ma faccio talmente tante cose che la giornata trascorre rapida, basta attivare la fantasia e sognare. La casa è un mondo inesplorato e vivo che sto percorrendo: sposto mobili, leggo, faccio spazio dentro e fuori di me. Mi sono rimessa a stirare, erano 20 anni che non lo facevo. Voglio anche riprendere a ricamare. Mia madre, nei periodi di povertà durante la guerra, decorava completini per guadagnare qualcosa: io ho imparato da lei, è una cosa bella e artistica. Conosco diversi punti all’uncinetto e mi è tornato alla mente quello a ombra, meraviglioso».

 

Stai fotografando?

«Mi sono rimessa a sistemare il mio archivio fotografico e sono saltati fuori scatti mai visti che dopo anni assumono un altro sapore. Faccio, si, anche delle foto, ma non riesco a trasmettere quella drammaticità che vorrei, forse sono troppo serena. Mi manca, però, toccare altri esseri viventi, scambiarsi baci e carezze».

 

Una volta libera dove vorrai andare?

«A casa sto bene ma non ho nessuno spazio esterno. Ho assolutamente bisogno del cielo e del mare con le onde, distante non più di sei metri tra dove dormo. Qualsiasi luogo mi offra questo va bene, che sia Algeri o la mia Sicilia.

Voglio disintossicarmi dalla solitudine».

 

Castellammare del Golfo (TP) - Foto  di Balate Dorin/AdobeStock