Photo Valeria Mottaran

Spirito gentile, volto noto del cinema e tv, bella scoperta alla regia teatrale.

Vinicio Marchioni sta trascorrendo questo periodo di isolamento nella sua casa romana con la famiglia e il giorno di Pasqua ha voluto rivolgere un pensiero e un appello a favore dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo. Truccatori, parrucchieri, elettricisti, scenografi, assistenti, tecnici luci e tutto ciò che si muove e agisce dietro il palco, categoria in grande difficoltà, in questo periodo dove gli enti culturali sono fermi per il Covid-19. Lo stop da quarantena lo ha colto proprio nel bel mezzo della sua tournée con I soliti ignoti, la prima versione teatrale del celebre film del 1958 di Mario Monicelli di cui è regista e uno dei protagonisti. «Uno spettacolo per condividere quell’atmosfera del dopoguerra da cui siamo ripartiti come popolo», racconta. «Per narrare da quale Italia siamo nati e che italiani siamo diventati».

Vinicio, come stai trascorrendo queste settimane a casa?

«Negli ultimi anni sono stato in giro, per lavoro, moltissimo e dentro casa c’è tanto arretrato da gestire, per fortuna. A parte le piccole incombenze domestiche, mi dedico a tanta lettura e assieme a mia moglie, l’attrice Milena Mancini, stiamo scrivendo vari progetti. Facciamo attività fisica con i nostri figli, leggiamo e guardiamo film con loro. E poi ci sono i fatidici compiti da fare e le lezioni online da fargli seguire, attività spesso impegnativa con la connessione che va e viene.

Insieme a Milena ci siamo anche inventati #libriacasa, incontri con gli autori e le autrici Tutti i pomeriggi, per mezz’ora e in diretta Instagram, parliamo di libri, editoria, cinema e raccontiamo storie. Un modo per continuare a esprimere un po' di umanità insieme, per quanto sia possibile farlo di questi tempi. Gli incontri sono poi pubblicati sulla mia pagina Facebook».

 

Non appena tutto sarà finito dove andrai?

«Vorrei tornare a Firenze, al Teatro della Pergola, e in Puglia dove si è interrotta la tournée dello spettacolo I soliti ignoti, per riprendere da dove avevamo interrotto».

 

Che ruolo deve avere il teatro?

«Andrebbe spiegato e fatto conoscere nelle scuole, anche in quelle materne. Il teatro educa ma deve essere più diffuso. Bisogna allenare lo spettatore critico e far conoscere ai ragazzi i grandi scrittori, i poeti e gli artisti. Il teatro insegna a comprendere chi siamo».

Photo Clara Neri