Filosofo ed evoluzionista, Telmo Pievani è docente di Filosofia delle scienze biologiche presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Padova. Tra i saggi che ha pubblicato di recente Imperfezione, una storia naturale (Raffaello Cortina Editore, pp. 198 € 14) e Homo sapiens e altre catastrofi (Meltemi, pp. 352 € 22). Collabora con Il Corriere della Sera, Le Scienze e Micromega.

 

Come sta impiegando questo tempo “diverso”?

Vivendo a Bergamo, ho dovuto affrontare una situazione drammatica e angosciosa, come tutte le famiglie della mia città, soprattutto per difendere i più vulnerabili tra i nostri cari. In questo periodo, ho condotto lezioni telematiche per i miei studenti dell’Università e organizzato quelle che dovevano seguire i miei figli. Ho riscoperto il dono prezioso del tempo dedicato alla lettura, per una volta finalmente non soggetta alle impellenze del mio lavoro, ma al piacere ineguagliabile della curiosità.

 

Dove vorrebbe andare in Italia – e perché – quando l’isolamento sarà finito?

Quando l’isolamento sarà finito mi piacerebbe andare a Gubbio, in treno, fermandomi alla stazione di Fossato di Vico. Non solo per la bellezza dell’antico borgo e per il buon cibo, ma anche perché appena alle spalle della cittadina, nella Gola del Bottaccione, si può ammirare sulle pareti rocciose uno strato argilloso rosso ricco di iridio, il metallo più raro al mondo. Quel piccolo segno geologico racconta della grande catastrofe che 65 milioni di anni fa sconvolse la Terra, portando all’estinzione di quasi tutti i dinosauri e aprendo le porte alla nostra evoluzione di esseri umani imperfetti. Andiamoci, per imparare che la natura sa essere violenta, per mezzo di un asteroide caduto dal cielo con tutto il suo iridio, o adesso per colpa di un invisibile virus che ci ha sorpreso nella nostra presunzione di dominare il mondo». 
 

Cosa sta leggendo in questi giorni e quale libro consiglierebbe?

Sto leggendo e rileggendo tutto Albert Camus, autore straordinario e ingiustamente dimenticato: La peste, tascabile tornato in cima alle classifiche a 70 anni dall’uscita, Lo straniero, Il mito di Sisifo e L’uomo in rivolta. Camus è un’ottima guida per interpretare questi nostri tempi di vulnerabilità e di conflitto con un mondo naturale che non ha bisogno di noi e ce lo sta chiaramente dicendo. Poi consiglio un capolavoro recente: Il libro degli esseri a malapena immaginabili di Caspar Henderson (Adelphi, pp. 543 € 34), sorprendente.

 

Tra i grandi classici anche L’origine delle specie di Darwin…

Un grande classico che quasi nessuno legge più, purtroppo. Ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo, è intriso di pensieri scientifici innovativi ma resta un libro leggibile, senza tecnicismi. Come scrisse il poeta russo Osip Mandel’štam, più che un saggio è una passeggiata nei giardini vittoriani, accompagnati da un ospite delizioso e accogliente verso un ragionamento rivoluzionario: l’evoluzione e la parentela di tutti gli esseri viventi, una grande storia di diversità e di fratellanza naturale. Ricco di esempi, metafore, arguzie, è davvero un testo senza tempo che dovremmo rileggere.

Gubbio. Photo credit: ©Freesurf/Adobestock

Nel suo saggio Imperfezione, una storia naturale spiega come proprio i difetti di un sistema ne permettono l’evoluzione. Qual è oggi la sfida del genere umano, per superare una condizione di pandemia?

La pandemia è purtroppo un’ottima e dolorosa dimostrazione della nostra imperfezione. Sul piano evolutivo, il virus è molto più semplice ed efficiente di noi, ha tre miliardi di anni di storia alle spalle mentre noi siamo nati 200 millenni fa, muta assai più rapidamente di noi, salta da una specie all’altra e ricombina il suo patrimonio genetico, infetta gli ospiti e li usa come veicoli di diffusione. Siamo strumenti perfetti della sua strategia. Ma noi abbiamo il cervello e possiamo immaginare il futuro, lui no, lui fa solo copie di se stesso. Quindi potremmo rovesciare in una forza creativa la nostra fragilità, per esempio smettendola di favorire il salto di specie di questi virus a molecola di Rna, interrompendo la distruzione degli ecosistemi dove vivono gli animali che li ospitano e proibendo una volta per tutte il commercio di animali esotici per fini alimentari e di presunta medicina, e investendo di più in ricerca scientifica. Non ci si può ricordare del sistema sanitario e della ricerca medica solo quando c’è un’emergenza, non è da Homo sapiens. Le pandemie continueranno, ci sono sempre state, il 20% del nostro Dna è di origine virale, testimone di miriadi di infezioni passate, e i virus affineranno la loro perfezione darwiniana. Dobbiamo essere previdenti e cambiare davvero il modo di relazionarci con l’ambiente. L’economia predatoria e l’idea di una crescita quantitativa e infinita hanno fatto il loro tempo. Non possiamo più permettercele perché la crisi ambientale, sotto forma di riscaldamento climatico o di pandemia, ci sta presentando il conto.

 

Sembra che la Natura ci abbia voluto confinare in casa per riprendere fiato e vitalità. Secondo lei quale riflessione è più che mai urgente e quale cambiamento non più rinviabile?

Il mio timore, proprio come scriveva Camus alla fine de La peste, è che l’ansia di tornare alla normalità ci conduca all’oblio, alla rimozione, al negare l’evidenza di quanto è successo. Quando c’è troppa retorica sul “nulla sarà più lo stesso”, il rischio è che in realtà si voglia far tornare tutto come prima, compresi i vizi, esorcizzando un cambiamento che non è più rinviabile ma che richiede una difficile conversione economica, industriale, culturale e di comportamenti. La pandemia genererà una crisi economica, per uscire dalla quale saranno necessari robusti investimenti. Sta già succedendo, in tutto il mondo. Ecco, questi investimenti, se ben direzionati, sono una grande occasione di trasformazione. L’economia green deve diventare una priorità in agenda e influenzare seriamente le nostre scelte di consumo (inutile comprare al supermercato qualcosa che costa molto poco se dietro c’è un costo ambientale e sociale che ricade su tutti e che non vediamo), di movimento (privilegiando mezzi di trasporto meno inquinanti come il treno), di lavoro, di svago. Ambiente e lotta alle disuguaglianze sono secondo me le stelle polari, una legata all’altra. Non penso a una decrescita e nemmeno a una riduzione delle nostre libertà, piuttosto a una crescita diversa e alla scoperta di nuove libertà. In fondo, la quarantena forzata ci ha fatto anche capire quanto fossimo schiavi di abitudini, di agende ingolfate, di riunioni inutili. Sarebbe bello ricominciare da qui, da un inizio diverso.