In cover Alessandro Barbero © Alessandro Albert

Ogni epoca lo incuriosisce. Capire il passato come se fosse il presente è la dote che lo rende uno dei maggiori divulgatori del nostro tempo. Alessandro Barbero racconta il suo rapporto con la storia e la sua infanzia, rivelando un desiderio: poter viaggiare nel tempo per vivere nella Firenze di Dante, che dà il titolo al suo ultimo libro (edito da Laterza).

 

Un Natale che ricorda con piacere?

Sento ancora forte in me quello dell’infanzia. Non posso dimenticare il profumo intenso dell’albero, rigorosamente un abete vero, associato alla visione dei regali portati da Gesù Bambino. Le fragilissime palline mi incantano ancora adesso. È una magia che riesce sempre a evocare un periodo bello della mia vita.

 

Da storico, quali notizie documentate ci sono delle prime celebrazioni di questa Festa?

La decisione di fissare al 25 dicembre la nascita di Cristo risale al periodo di Costantino, primo imperatore cristiano. È molto interessante che sia stato scelto il solstizio d’inverno, il giorno in cui il sole era al livello più basso, in attesa di rinascere. Quella data era la festa del Sole, culto in concorrenza con il cristianesimo ancor più di quello di Giove o di altre divinità. Così la Chiesa ha fatto sì che Cristo potesse simboleggiare anche il Sole in modo da attrarre, di conseguenza, i suoi seguaci.

 

Perché un libro su Dante? Che ritratto ha scelto di farne?

Sono uno storico, non uno studioso di letteratura. Ho voluto ricostruire la vita di un uomo del Medioevo e raccontarla chiedendomi che lavoro facesse, se si occupasse di politica, se avesse combattuto in guerra o avuto figli (e ne ebbe parecchi).

 

Settecento anni fa c’erano fazioni e conflitti. Nulla è cambiato?

In realtà c’è una grande differenza: allora era tutto molto più feroce e violento. Per fortuna oggi nessuno manda in esilio i perdenti o ammazza per strada i rivali. Ma la politica di quel tempo è certo antenata della nostra, con modalità ancora attuali, come la scelta tra voto segreto o palese, la necessità di riunire consigli e assemblee o dibattere in favore delle proprie proposte.

Alessandro Barbero a Torino, la sua città

Come divulgatore, che consiglio darebbe a un professore di storia?

È una materia che deve appassionare, non può essere descritta come una cosa astratta o arida. Bisogna raccontare le persone di ogni epoca facendo capire che sono vissute davvero. Ragionavano in altro modo, ma soffrivano come noi e avevano le stesse nostre passioni.

 

E invece come non farsi ingannare dalle fake news?

Quando si apprende una notizia, io consiglio di non crederci subito. Occorre farsi una semplice domanda: «Tu che me la racconti, come fai a saperlo?». Così, metà di quelle false sparirebbero.

 

Un viaggio che ha nel cuore e uno che vorrebbe fare?

Ricordo un bel tour in macchina attraverso il Marocco, con mia moglie. Appena possibile, vorrei visitare l’Iran, dove sono stato soltanto in occasione di congressi. Credo sia un Paese molto più simile al nostro di quanto si possa pensare.

 

Con la macchina del tempo dove vorrebbe andare?

Qualunque epoca è affascinante. Se dovessi scegliere, direi nel Medioevo, per vedere la Firenze di Dante, i cantieri aperti del Duomo e di Santa Maria Novella.

 

Quali letture potrebbero farci compagnia durante le Feste?

Io ho voglia di rileggere i libri di quand’ero ragazzo. Consiglio a tutti di riprenderli dalla soffitta.

 

Una volta superata la prova del Covid- 19, cosa si augura per il 2021?

Spero che nei testi di storia si parli dell’epidemia del 2020 e non di quella degli anni ’20.

Articolo tratto da La Freccia