Per un viaggio che si rispetti serve una buona guida che informi sulla storia dei monumenti, suggerisca i ristoranti e indichi gli hotel. Ma nessun autore specifica quanti gradini bisogna salire per entrare nel Duomo, se nella trattoria ci sia un bagno per persone con disabilità o se la piscina dell’albergo sia dotata di sollevatore. Valentina Tomirotti, blogger e comunicatrice che convive con la displasia distrofica, ha deciso di colmare questo gap con un progetto di turismo accessibile.
Lo scorso ottobre Valentina, a 36 anni, ha preso la patente perché quando ne aveva 18 non esisteva una tecnologia che le permettesse di guidare. Poco prima aveva lanciato un crowdfunding sulla piattaforma Eppela per raccogliere 60mila euro destinati a un’auto speciale dove poter salire con la sedia a rotelle e viaggiare da sola. È una macchina unica, non solo per gli allestimenti interni, ma perché su quelle quattro ruote corre anche l’autonomia individuale e il contachilometri riesce a misurare pure la libertà conquistata.
«Voglio girare cinque città – Mantova, Parma, Perugia, Matera e Palermo – che sono state o diventeranno Capitali della cultura, perché sono convinta che il concetto di cultura comprenda anche l’inclusione. L’obiettivo è quello di realizzare entro la primavera delle guide scaricabili online, raccogliendo fondi sempre su Eppela, con itinerari che comprendano storia e arte, hotel e strutture d’accoglienza, ristoranti, negozi, trasporti ed eventi», spiega Pepitosa (così si fa chiamare sul web). Nel veicolo sarà montata una fotocamera GoPro per condividere il viaggio sui social in tempo reale.
Si partirà da Nord: «Sono nata a Mantova, che infatti è oggetto della prima guida. È piccola e ideale da vivere a piedi, ma difficile per la carrozzina con i suoi vicoli dai marciapiedi stretti e il ciottolato di alcune strade», prosegue la blogger pronta a testare il Percorso del Principe, che collega piazza Sordello a Palazzo Te e taglia a metà il centro storico. «Farò un report dettagliato dal punto di vista dell’accessibilità con informazioni sul le barriere architettoniche, come l’altezza e la profondità degli scalini. Presto verrà inaugurato l’ascensore della Torre della gabbia, chiusa da sempre al pubblico, un importante punto di osservazione per chi è in carrozzina. Inoltre, valuterò l’accesso ai mezzi di trasporto di terra, ma anche a quelli per navigare sui laghi». La seconda tappa sarà Parma, nel 2020 capitale italiana della cultura: «Intendo fornire indicazioni puntuali che comprendano pure i percorsi collinari.
In più, vorrei proporre al sindaco di salire a bordo della Pepy mobile per raccontare la sua visione di accessibilità in qualità di cittadino che ha il potere di cambiare le cose». Poi il navigatore punterà verso il Meridione, con un atteso ritorno a Matera: «L’ho visitata qualche anno fa con la mia carrozzina manuale a cui ho aggiunto la ruota di propulsione per renderla elettrica», racconta la Tomirotti. «Per chi è in sedia a rotelle, è come andare al lunapark solo per mangiare le caramelle.
La città dei Sassi è l’emblema delle barriere architettoniche. Ma ho scoperto uno straordinario tessuto associativo che permette di viverne l’essenza. Ho fatto un tour cittadino con l’apecar, un servizio turistico che può essere fruito anche dalle persone con disabilità. Poi sono entrata in contatto con l’associazione Sassiemurgia, che organizza visite guidate nel linguaggio dei segni. Quando i limiti sembrano inaffrontabili, sono le persone a creare il modo per superarli».
Perugia e Palermo saranno, invece, vere e proprie esplorazioni, perché Pepitosa non le ha mai visitate. E il suo progetto itinerante ha l’obiettivo di informare e sensibilizzare: «La percezione comune di una persona con disabilità è di un individuo privo di ambizioni, non desideroso di fare alcune cose o comunque rassegnato a non potersi spingere oltre la routine. Invece, se anche uno su un milione volesse provare un’esperienza che sembra essergli preclusa, tutti dovrebbero impegnarsi perché vi riesca. Per questo è importante formare gli operatori turistici: «Farò da travel agent testando personalmente le strutture ricettive, che spesso non sono preparate sulle questioni legate all’accessibilità. Può capitare, per esempio, di prenotare un soggiorno chiedendo che risponda alle esigenze individuali: magari la camera è al piano terra ma poi per la colazione è necessario fare le scale e non c’è l’ascensore».
Alla fine delle sue peregrinazioni, Valentina vorrebbe bussare alle porte del ministero per i Beni culturali e per il Turismo «per far presente che fuori c’è un mondo troppo spesso escluso, ma che potrebbe generare profitto». E se il successo dei pacchetti “tutto incluso” è comprovato, i vantaggi della formula “inclusi tutti” attendono solo di essere scoperti.
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