L’impatto del Metaverso sui nostri comportamenti, sulle libertà e sui diritti di ciascuno di noi, oltre che sui processi che portano la collettività a prendere decisioni, è stato il tema al centro del convegno Il Metaverso tra utopie e distopie: orizzonti e sfide della protezione dei dati. Un evento organizzato oggi, 30 gennaio, dal Garante per la privacy che ha voluto così tenere i riflettori accesi sulla Giornata europea della protezione dei dati personali, la cui diciassettesima edizione è stata celebrata lo scorso sabato. Un’iniziativa che, nonostante il nome, è riconosciuta non solo nei Paesi del Consiglio d’Europa, ma anche negli USA, in Canada e in Israele.

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La presenza attuale e il futuro ancora incerto di un nuovo “habitat” digitale come il Metaverso, in quanto replica verosimile del mondo che ci circonda, una replica in cui gli individui sono sostituiti da avatar, lascia ancora aperte numerose questioni sotto diversi punti di vista, da quello antropologico a quello sociale, da quello economico a quello giudiziario. Come ogni grande innovazione che si preannuncia rivoluzionaria, è ben netta la distanza tra apocalittici e integrati, per riprendere la metafora di Umberto Eco rivolta al tema della cultura di massa. Una distanza quindi tra chi critica aspramente le prospettive offerte da questa evoluzione digitale e chi invece le guarda di buon occhio, spesso in entrambi i casi senza conoscere bene l’essenza di un ecosistema ancora lungi dal prendere una forma ben definita.

 

Chi sicuramente ha deciso di puntarci molto è Mark Zuckerberg che nel 2021, con la fondazione della società Meta, ha portato alla ribalta mediatica il concetto di Metaverso coniato da Neal Stephenson nel romanzo cyberpunk Snow Crash del 1992, connotandolo fortemente in chiave economica: ad oggi più che un nuovo mondo da popolare il Metaverso sembra configurarsi come il nuovo El Dorado da sfruttare commercialmente (si pensi al mercato degli NFT ad esempio). Una scommessa per l’appunto che, come ha ricordato nel corso del convegno Luciano Floridi, Professor of University of Oxford e Alma Mater Università di Bologna, al fondatore di Facebook è già costata 700 miliardi di dollari. Solo il futuro saprà dirci se riconoscere quella cifra come ingente perdita di denaro o come investimento a lungo raggio.

Silhouette of a man standing in digital future metaverse cyberspace.

Qualunque contorno prenderà l’“Internet incarnato”, come lo definisce Zuckerberg, la mole di informazioni che potrà generarsi al suo interno renderà necessaria una raccolta di dati personali diversa ed esponenzialmente più ampia di quella legata al mondo del web che conosciamo oggi. «Vi saranno compresi anche dati biometrici veicolati, tra gli altri, da dispositivi indossabili – ha spiegato il Presidente del Garante, Pasquale Stanzione, in apertura dei lavori del convegno – di cui va impedito ogni utilizzo abusivo. La rilevanza qualitativa e quantitativa dei flussi di dati indurrà a ripensare by design il sistema di raccolta del consenso e le garanzie di trasparenza negli obblighi informativi. Anche in ragione del notevole tasso d’interazione tra gli utenti e della conseguente esigenza di proteggere i minori da esperienze pregiudizievoli, sarà determinante la garanzia dell’age verification».

Boy with VR glasses from his room touches the metaverse with his hand. Copy space on blue background

Proprio per salvaguardare i soggetti più vulnerabili in Rete, lo scorso settembre il Garante della Privacy ha dato vita al Manifesto di Pietrarsa, un documento a tutela della privacy dei minori il cui nome nasce dal Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa della Fondazione FS Italiane dove il testo è stato firmato. A siglarlo il Gruppo FS insieme a istituzioni nazionali e internazionali, pubbliche amministrazioni, società coinvolte nella gestione delle infrastrutture digitali italiane e soggetti leader del mercato finanziario e Big Tech.