L’Italia si è guadagnata un posto d’eccellenza in Europa per il riciclo degli imballaggi. Secondo gli ultimi dati Eurostat, il nostro Paese è secondo in assoluto – dietro al Lussemburgo e davanti alla Germania – nel riciclo pro-capite di contenitori come vasetti, bottiglie, lattine, scatole in acciaio o in carta, cassette di legno.

«Negli ultimi 24 anni, il nostro Paese ha avviato al recupero oltre 170 milioni di tonnellate di imballaggi», spiega Luca Ruini, presidente del Consorzio nazionale imballaggi (Conai) che si pone come garante per il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’Unione europea in questo settore. «Nel 1998, meno di 12 mesi dopo la nascita del sistema Conai, in Italia venivano reciclati poco più di tre milioni e 300mila tonnellate di imballaggi all’anno: circa il 30% di quello che veniva immesso al consumo. Oggi quel numero è triplicato e ammonta a oltre nove milioni e mezzo. Più di sette imballaggi su dieci, oggi, trovano una seconda vita».

Luca Ruini ©Riccardo Torri/Conai

Luca Ruini ©Riccardo Torri/Conai

Nel 2022 il Conai compie 25 anni. Come siete riusciti a portare avanti questo modello virtuoso?

Per noi sono sempre stati fondamentali la vicinanza alle realtà locali e il dialogo con il territorio. Tra il 1998 e il 2021, il consorzio ha versato ai Comuni italiani sette miliardi e 370 milioni di euro per coprire i maggiori oneri della raccolta differenziata, ossia quell’avanzo di costo che risulta fra il buttare tutto in discarica e separare correttamente i materiali arrivati a fine vita. A questi si aggiungono più di quattro miliardi di euro destinati a finanziare attività di trattamento, riciclo e recupero. In totale sono oltre 11 miliardi di euro, versati dalle 700mila aziende che aderiscono al Conai per offrire agli imballaggi un corretto smaltimento ed evitare che abbiano un impatto sull’ambiente quando diventano rifiuti.

Un’azione che riduce l’uso delle discariche. Problema antico, specie in alcune regioni d’Italia.

Il nostro impegno, a oggi, ha già evitato il riempimento di circa 183 nuove discariche di medie dimensioni, vere e proprie cicatrici sul territorio. Ma i benefici ambientali prodotti nei 24 anni che precedono questo anniversario accendono i riflettori anche su un altro ruolo del riciclo: quello di attore nella lotta contro il cambiamento climatico. L’impegno del Conai ha impedito di riversare nell’atmosfera circa 56 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che equivalgono alle emissioni di 130mila voli Roma-New York andata e ritorno. Impressionante anche il risparmio di materia: quasi 63 milioni di tonnellate. E, in tutti questi anni, il lavoro del consorzio ha permesso un risparmio di energia pari a quella che consumano circa 200 milioni di persone in un anno.

Imballaggi in carta

Imballaggi in carta

Come pensate di festeggiare il vostro anniversario?

Il percorso del Conai dal 1997 a oggi sarà oggetto di un libro e di un documentario. Niente di celebrativo, solo la testimonianza di un impegno costante che già 25 anni fa anticipava un’esigenza poi emersa in tutta la sua importanza. Oggi possiamo presentarci come un attore capace di aiutare il Paese nella transizione verso l’economia circolare. Il libro ripercorrerà il nostro lavoro anche attraverso le principali campagne di comunicazione del consorzio, con 25 interviste a personalità dell’imprenditoria, delle istituzioni, del giornalismo e delle realtà associative. Il documentario, invece, darà voce ad alcuni protagonisti della storia del Conai, lasciando parlare anche le immagini per far scoprire il viaggio compiuto dagli imballaggi verso il riciclo. Ma sono in arrivo anche una ricerca Ipsos sugli scenari della sostenibilità, per capire com’è cambiata l’Italia “circolare” negli ultimi cinque anni, e la mostra d’arte Rinascimento per l’ambiente, che giocherà sul contrasto fra lo scenario cinquecentesco di 14 ritratti e la modernità degli imballaggi che vi sono stati inseriti. Il curatore d’eccezione dell’evento è il critico d’arte Nicolas Ballario.

Lattine immesse in un impianto di selezione e trattamento dei rifiuti

Lattine immesse in un impianto di selezione e trattamento dei rifiuti

Che futuro prevedete per il settore in questi tempi difficili?

La prudenza, soprattutto oggi, è d’obbligo. Eppure, per il 2022, il tasso di riciclo degli imballaggi rispetto all’immesso al consumo si prevede in crescita: il risultato nazionale dovrebbe superare il 74%, l’equivalente di oltre 10 milioni e mezzo di pack. L’Italia punta a chiudere l’anno con una quantità di imballaggi inseriti sul mercato superiore a quella dei livelli pre-pandemia: dopo il crollo del 2020, si prevede di raggiungere i 14 milioni di tonnellate. Se si confermasse la ripresa dei consumi così com’è stata registrata in questi primi mesi, si potrebbe arrivare a un immesso al consumo addirittura superiore alle attese. Durante la pandemia, infatti, gli italiani si sono rivelati sempre più bravi nel differenziare correttamente i rifiuti: la crescita dei materiali provenienti dalle miniere urbane e il contributo dei flussi commerciali e industriali potrebbero sorprenderci. In ogni caso, è fondamentale continuare a impegnarci su più fronti.

Su quali, in particolare?

Servono competenze per colmare il gap degli impianti che separa il Mezzogiorno dal Nord del Paese. Su questo, i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza possono darci una mano, purché arrivino progetti in grado di intercettarli. E poi non dobbiamo smettere di promuovere l’ecodesign: realizzare dei pack sempre meno impattanti è fondamentale, soprattutto se le quantità di immesso al consumo aumenteranno. È anche grazie alla prevenzione, infatti, se un numero crescente di imballaggi non è sinonimo di maggior inquinamento.

Articolo tratto da La Freccia