Sergio Mattarella alla cerimonia per i 180 anni della linea ferroviaria Napoli – Portici (5 ottobre 2019) ©Quirinale
Il prossimo 3 febbraio sarà l’ultimo giorno di Sergio Mattarella nelle vesti di Presidente della Repubblica, esattamente sette anni dopo il suo giuramento. Un capo dello Stato che FSNews intende salutare e ricordare nell’ambito delle sue attività istituzionali anche e soprattutto per la sentita vicinanza al mondo dei treni e in generale della mobilità pubblica, che ha sempre considerato uno strumento democratico capace di ridurre le distanze geografiche e sociali tra cittadini e comunità.
Il Presidente della Repubblica torna a Roma per il viaggio inaugurale del Frecciarossa 1000 (25 aprile 2015) ©Quirinale
Il feeling si era reso evidente fin dai primi giorni del suo mandato, come ha ricordato Angelo Gallippi in Sergio Mattarella. 40 anni di storia italiana, la prima e unica biografia del politico siciliano, da pochi giorni in libreria. L’autore cita e commenta un episodio del 24 febbraio 2015, tre settimane dopo la sua elezione.
«È noto - scrive Gallippi - che le prime attività pubbliche di un capo di Stato hanno una forte valenza simbolica, e su di esse si accendono i riflettori dei media per soddisfare la curiosità dell’opinione pubblica…per recarsi a inaugurare i corsi della Scuola superiore della magistratura, usò il treno (un Frecciargento, più sobrio del Frecciarossa) fino a Firenze e il tram da qui a Scandicci. Ciò richiamò alla mente di molti la foto del premier britannico David Cameron che si recava in ufficio con la metropolitana, o di Papa Francesco che tornava in Vaticano da Ariccia in autobus».
Il Presidente Mattarella, con il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a bordo del treno per Firenze ©Quirinale
Fu un viaggio intrapreso insieme ad altri passeggeri, come un semplice cittadino tra i tanti. E a quello ne sono succeduti altri, senza alcun clamore, con la sobrietà che ha sempre contraddistinto il suo settennato. Ma non sono mancate neppure due occasioni di muoversi con il treno presidenziale, il mezzo di trasporto messo storicamente a disposizione da Ferrovie dello Stato Italiane per gli spostamenti delle più alte cariche dello Stato: l’erede repubblicano del treno reale, utilizzato per la prima volta nel 1854 dal Re di Sardegna e futuro Re d’Italia Vittorio Emanuele II, accompagnò nell’era postbellica tutti i Presidenti della Repubblica (eccezion fatta per Enrico De Nicola, che però negli anni ’30 fu un pendolare quotidiano tra Torre del Greco e Napoli, città in cui era l’avvocato più richiesto).
Sergio Mattarella e Luigi Cantamessa al Museo Ferroviario di Pietrarsa ©Francesco Ammendola/Quirinale
Mattarella ha seguito la scia dei suoi predecessori in entrambe le occasioni in Campania, e sempre per eventi organizzati da Fondazione FS Italiane. Il 31 marzo 2017 utilizzò alcune carrozze del treno presidenziale nella tratta da Napoli al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, dove era stato invitato a inaugurare il completamento del restauro architettonico di tutto il complesso museale. Il 5 ottobre 2019 viaggiò a bordo di quello che definì «un museo che si muove» per giungere alla stazione di Portici. Qui era in programma la cerimonia di un anniversario fondamentale per la storia della mobilità in Italia, i 180 anni della linea Napoli-Portici, la prima infrastruttura ferroviaria del nostro Paese, inaugurata il 3 ottobre 1839.
C’è stata un’occasione particolare ed unica, tuttavia, che ha fatto sì che Sergio Mattarella diventasse, per un intero mese, compagno di viaggio di migliaia di passeggeri in treno, pur senza mai salire fisicamente a bordo. Quando nel giugno del 2019 fu il primo capo dello Stato a prestare la propria immagine per una copertina de La Freccia. Il magazine del Gruppo FS Italiane, distribuito gratuitamente sulle Frecce di Trenitalia, utilizzò uno scatto realizzato due mesi prima dai fotografi del Quirinale in occasione di un altro importante viaggio, quello inaugurale del Frecciarossa 1000 da Milano a Roma in una data altrettanto rilevante, il 25 aprile. Nelle prime pagine del numero di giugno il Presidente regalò ai lettori alcune preziose riflessioni per la Festa della Repubblica. Ne citiamo un passaggio in cui emerge come il treno abbia favorito la coesione sociale e territoriale del Paese, fattore qualificante della Repubblica
«Una esperienza di successo – scrisse il Presidente nell’articolo Festa degli Italiani – quella della Repubblica. Libertà e unità hanno accompagnato questi settantatré anni. La libertà, che ha alimentato il nostro progresso civile e il pieno sviluppo dei diritti politici, civili e sociali che i padri Costituenti hanno scolpito. L’unità, da Nord a Sud e, insieme, l’unità del corpo sociale del Paese, fatta delle attese e delle aspirazioni della gente, dei giovani in particolare... Le stesse Ferrovie hanno avuto e hanno un ruolo in tutto questo, nell’unire il Paese. A servizio della sua modernizzazione e del suo sviluppo, della sua connessione con l’Europa. La mobilità, come altri servizi, costituisce un importante elemento di libertà, di pari dignità sociale, strumento che sottrae all’emarginazione territori e popolazioni, con particolare riguardo alle aree interne. È una missione di cui non va mai sottovalutata la finalità di interesse generale. Ogni linea ferroviaria (ed è una sofferenza pensare a quelle non più utilizzate), ci parla di uomini e donne, di luoghi, di comunità, di ciò che è l’Italia».
L’ampia famiglia dei ferrovieri lo espresse in quell’occasione e non può che ribadirlo oggi: grazie Presidente!
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