Un’azienda con un secolo di storia e 4.000 dipendenti, una neonata startup con tre fondatori desiderosa di emergere, Ferrovie dello Stato Italiane ed un progetto  condiviso. Nel 2018 FS Innovazione ha selezionato Sirti – società d’ingegneria e impiantistica di rete che sviluppa soluzioni per i settori delle telecomunicazioni, dell’ICT, dell’energia e delle infrastrutture tecnologiche – e la startup toscana Verde21 per un progetto di co-innovazione realizzato con il programma di accelerazione Open Italy del consorzio Elis. Verde21 sta lavorando a un’idea innovativa: una macchina tridimensionale in grado di produrre e accumulare energia attraverso pannelli fotovoltaici. Il progetto viene selezionato da FS Italiane e trova spazio nella stazione di Rapallo: l’energia solare viene catturata da una piramide e sfruttata per offrire servizi ai viaggiatori: ricarica del cellulare, hotspot WiFi, monitoraggio e purificazione dell’aria.

Per Verde21 l’hub ferroviario diventa un laboratorio per testare il suo prototipo: «Ci siamo evoluti grazie agli input ricevuti da FS Innovazione, Rfi e Italferr e grazie al supporto di Sirti che ci ha permesso di industrializzare la macchina e renderla un prodotto maturo per il mercato», spiega Amerigo Della Pina, uno dei founder e presidente del Consiglio d’amministrazione.

Per Sirti – che si occupa del montaggio e dell’installazione della piramide, nonché dell’integrazione dei sistemi – il progetto di Rapallo è un’opportunità per creare una sinergia vincente: Verde21 trae beneficio dalle competenze e dall’esperienza di una grande azienda come Sirti che, a sua volta, può ampliare il suo raggio d’azione e individuare nuovi spazi di business. «L’esercizio è stato passare dal concept a un prodotto attrattivo per potenziali compratori. Non è stato facile arrivare a conferirgli uno sbocco industriale. Abbiamo affrontato una cultura ancora poco consapevole dell’importanza della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica», ricorda Pietro Urbano Mimmo, responsabile Innovazione e Marketing di Sirti.

Pietro Urbano Mimmo (Sirti), Amerigo Della Pina (Verde 21) e Rita Casalini (FS)

Pietro Urbano Mimmo (Sirti), Amerigo Della Pina (Verde 21) e Rita Casalini (FS)

La stazione ligure, dove la piramide cattura-energia è stata testata, ha rappresentato un vero e proprio punto di partenza per Verde21 che da lì ha iniziato a viaggiare a grande velocità. Ora è una società benefit in espansione con 15 dipendenti, una sede in Toscana, un impianto di produzione in Lombardia, un brevetto, sei macchine Dynamo e accordi commerciali che prevedono vendite per 2 milioni e mezzo di euro.

 

In Italia è l’unica a realizzare il fotovoltaico tridimensionale che, rispetto a quello sviluppato su superfici piane, riesce a captare e produrre più energia in quanto assorbe la potenza del sole durante tutto il giorno. «Se prima eravamo rivolti principalmente al real estate, ora stiamo lavorando anche a integrazioni tecnologiche di grande interesse per pubbliche amministrazioni e smart city. Per esempio, sopra le strutture Dynamo possono essere inseriti ledwall su cui far scorrere messaggi istituzionali o commerciali. Oppure possono essere integrati sistemi di videosorveglianza», commenta Della Pina.

 

Verde21, poi, vanta una filiera completamente italiana: «Il nostro prodotto si basa su tre pilastri: design, performance e integrazione. Il valore aggiunto sta soprattutto nel fatto che tutti i componenti di Dynamo sono progettati e realizzati nel nostro Paese. Tra gli obiettivi che ci prefissiamo c’è anche quello di contribuire a restituire linfa al manifatturiero made in Italy», chiosa Della Pina.

La piramide fotovoltaica Dynamo

La piramide fotovoltaica Dynamo 

Intanto Sirti prosegue nell’interazione con le startup e, spesso, è lei a bussare alla loro porta. Come nel caso della recente collaborazione con Planet Farms: «In azienda stavamo monitorando i megatrend di trasformazione globale per capire se ci stessimo perdendo qualcosa, escluso inconsapevolmente dai nostri radar. Ci siamo accorti che l’agritech poteva essere proprio un ambito di nostro interesse», ricorda Mimmo.

 

«Vicino Milano ha sede la startup Planet Farms che stava progettando una fattoria verticale idroponica. Siamo andati a conoscerli perché a noi serviva avvicinarci a quel mondo, mentre loro necessitavano di competenze di system integration riguardo l’infrastruttura energetica, l’impiantistica, le telecomunicazioni, l’automazione. Gli era utile anche un supporto per l’analisi e il monitoraggio dei dati».

 

Da quell’incontro è nato un modello pronto a rivoluzionare l’agricoltura: gli ortaggi e i frutti di Planet Farms non entrano mai in contatto con l’uomo e crescono in un ambiente privo di batteri. Acqua, luce, aria e terra vengono dosati e combinati in maniera scientifica e non si ricorre a pesticidi né ad altre sostanze chimiche. La fattoria tecnologica promette frutta e verdura con standard di purezza, gusto e nutrienti mai visti prima, coltivati in modo da risparmiare risorse idriche, suolo ed energia.

 

Insomma la collaborazione tra startup e aziende sembra funzionare bene e garantire vantaggi reciproci. Riesce in imprese non scontate. Come costruire piramidi, scalarle e arrivare fino alla vetta.