Sebbene più appartate rispetto alle stazioni, le officine sono luoghi simbolici al centro della storia del Gruppo FS Italiane. Da qui, ogni giorno, da più di un secolo, passa, si snoda la nostra storia, quelle dei lavoratori, le trasformazioni del progresso che hanno visto il passaggio dell’Italia, da agricolo, a uno dei Paesi più industrializzati al mondo, dalla civiltà della terra a quella delle macchine. E, come le stazioni, le officine sono luoghi di transito, di sosta, di ripartenza dei treni.

Una visita in questi luoghi sarebbe piaciuta a quel Vincenzo Buonocore, protagonista de “La dismissione” di Ermanno Rea che diceva: “L’esercizio non fa parte della mia esperienza e forse neppure del mio temperamento: io appartengo all’emergenza, sono l’uomo che tappa le falle, colui che massaggia la pancia all’impianto in panne e un po’ ne gode”. Perché è proprio questo che avviene nelle officine delle Ferrovie dello Stato: si applicano le più innovative tecniche di ingegneria industriale per smontare e sanificare, sostituire pezzi dei treni per la sicurezza del viaggio e dei viaggiatori: manutenzione ciclica, manutenzione corrente, treni ad alta velocità e treni regionali.

Dipendente officina Trenitalia

Per questo abbiamo pensato ad una nuova iniziativa, un viaggio tra le 56 officine più significative del Gruppo, dal Nord al Sud del Paese dove si svolge tutto ciò che viene prima e dopo il viaggio di un treno. Racconteremo cosa sono diventati gli antichi opifici - come dicevano i latini - per riportare alla luce quell’accezione originaria di “posti del fare”, un esempio di fabbriche che, proprio perché capaci di evolversi, resistono dal 1840. Fu proprio allora che al Sud, a Pietrarsa, fu inaugurata la prima officina, il Reale Opificio Meccanico, Pirotecnico e per le Locomotive che si trovava nei pressi della strada ferrata, la Napoli-Portici, dove nel 1839 fu inaugurato il primo viaggio di un treno a vapore.

Allora le lavorazioni avvenivano  sotto lo sguardo attento del re Ferdinando II di Borbone che visitava periodicamente l’opificio di Pietrarsa. In suo onore venne costruito un monumento, visibile ancora oggi, in cui si legge: “Ferdinando II - fra tante opere grandi - queste meccaniche officine - come Emulatrici dell’industria straniera - creò”. Dal 1966 le attività di quella officina sono state trasferite in quella di Santa Maria la Bruna, Pietrarsa è diventato un Museo Nazionale Ferroviario. Altre officine sono state convertite in spazi urbani, come a Torino, alcune sono esattamente lì dove furono pensate, esempi di archeologia industriale come Napoli Gianturco, trasformate dal progresso e da una storia che non è stata soltanto fortunata e felice. Molte di queste, vista la loro strategicità, furono oggetto di pesanti  bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruite. Pensiamo all’Impianto di manutenzione corrente dell’alta velocità presso lo scalo San Lorenzo di Roma.

Officina di manutenzione Trenitalia

In tutte però senti il flusso della storia: all’inizio furono soprattutto manovalanza non specializzata e prodotti di ferro, oggi tante attività sono gestite da tecnologie digitali, IoT e intelligenza artificiale, silenziose come reparti di ospedali piuttosto che rumorose come possiamo immaginarle. Falegnami, tappezzieri, staffatori, casellatori, bastai, limatori montatori sono stati sostituiti o integrati da ingegneri e informatici, capaci di interpretare le informazioni della telediagnostica e quelle deputate alla manutenzione predittiva, capace di anticipare problematiche tecniche prima che si palesino e creino disservizi o cali di efficienza. Oggi sono dei piccoli parchi tecnologici muniti di impianti fotovoltaici e di sistemi automatizzati per la riduzione dei consumi energetici, che vedono un investimento pari a 60 milioni di euro entro il 2024 per migliorarne la sostenibilità.

Officina manutenzione del Gruppo FS

Luoghi in cui si è conservata la straordinaria capacità del saper fare e del farlo bene. C’è un rapporto strettissimo tra memoria e futuro, tra le radici delle competenze e la possibilità di essere competitivi. A partire dalle persone. Faremo un viaggio attraverso le officine per raccontare chi siamo stati, qual è la nostra identità, per recuperare quello sguardo sul passato e la memoria storica che sono indispensabili per chi continua ogni giorno, come noi, a costruire il futuro.