In apertura, Maria Grazia Cucinotta © Gaetano Cucinotta

Una donna che sa unire eleganza, concretezza e dinamicità. Una diva internazionale, eppure molto diretta. Il suo impegno nel sociale è esemplare perché anche qui l’obiettivo è portare a casa il risultato e non mettersi in mostra. Maria Grazia Cucinotta entra nel Freccia Club della stazione di Venezia Mestre con il suo trolley: «Sono riuscita a portare tutto il necessario per tre cambi, scarpe comprese, mica facile essere una donna».

Che momento stai vivendo e quali progetti hai in corso?

Ho riscoperto il bello di lavorare in Italia, dove non mi fermavo così a lungo da molto tempo, spostandomi spesso tra Italia e Stati Uniti. Sono in televisione ogni domenica su La7 con la trasmissione di cucina L’ingrediente perfetto e lavoro su diversi progetti con i protagonisti del giovane cinema italiano: mi piace stare con loro e vedere ciò che sanno fare. Inoltre, sono impegnata nel sociale, un’attività che mi gratifica molto.

Maria Grazia Cucinotta nella trasmissione L'ingrediente perfetto

Maria Grazia Cucinotta nella trasmissione L'ingrediente perfetto © Stefano Colarieti

A questo proposito, proprio con il tuo programma, hai vinto il premio che il Movimento italiano genitori (Moige) assegna alle produzioni family friendly. Come hai fatto?

Non lo so (ride, ndr), anche perché è la mia prima esperienza da conduttrice. Forse perché parlo di cibo, che per me significa stare insieme, è il momento che ricompatta la famiglia o la coppia. È facile viziarsi con le eccellenze italiane dei piccoli produttori, che sono numerosi e bravissimi in tutto il Paese e con la loro fatica fanno rivivere le antiche tradizioni. Questo è il vero lusso e noi italiani siamo davvero abituati bene da questo punto divista. La tavola per noi rappresenta il valore umano dello stare insieme, una coccola che fai alle persone che ami e a te stesso, vorrei che questo non scomparisse mai.

Il tuo piatto forte?

Tutti i primi piatti, ma il più richiesto a casa mia è la pasta alla Norma. E poi la pizza: da quando mia figlia Giulia era una bambina la preparo per lei e i suoi amici. Ancora oggi che hanno 20 anni continuano a chiamarmi Mamma Pizza.

Quanta fatica hai fatto nella vita?

I sacrifici sono stati tanti, ma ho vissuto sempre con grande curiosità per tutto ciò che mi accadeva, viaggiando e sperimentando. Negli ultimi 16 anni ho lavorato molto in Cina, quando in tanti mi dicevano che avrei solo perso tempo. Invece lì c’era una rinascita, un grande fermento, che io avevo colto. La cosa più bella è accorgersi che il tempo dedicato a un progetto non va perduto. Pochi giorni fa mi sono resa conto che sono passati 28 anni dal film Il postino e fra due raggiungo i 30 anni di carriera. Mi sono detta: «Non ci posso credere». Quando viaggi così tanto, come capita ai “precari di lusso” che fanno questo mestiere, corri più veloce del tempo che passa. Sono cresciuta molto attraverso numerose esperienze, anche se provo un senso di colpa per il poco tempo dedicato a mia figlia e mio marito. Per questo quando torno a casa sono tutta per loro.

Il valore principale in cui credi?

Il tempo. Quello che investi nei tuoi progetti e nei tuoi sogni. Perdere tempo è più drammatico che perdere soldi.

I sogni sono fatti di tempo e di affetto?

Sono fatti soprattutto di amore.

Maria Grazia Cucinotta, Premio Altagamma

Premio Altagamma

Hai vissuto un lungo periodo della tua carriera negli Stati Uniti. Cosa ti ha spinto a trasferirti lì?

La meritocrazia: è un Paese in cui non ti giudicano ma ti accolgono. Quando nel 1996 Il postino ottenne quattro nomination all’Oscar e ne vinse uno ho capito che il mio essere mediterranea era molto apprezzato. Così mi sono fermata lì per imparare: ho studiato molto, in America il cinema è un’industria e la comunicazione è alla base di tutto. Poi sono tornata in Italia perché noi siamo arte, cultura e talento. Per me non esiste un altro luogo dove far crescere un figlio così bene. Giulia è nata qui, ma ha uno spirito internazionale e tanti amici di altre nazioni. Sentirla parlare di arte e filosofia, vederla leggere i libri e visitare i musei è un grande dono.

Hai un sogno per lei?

Che sia felice e viva come vuole la propria vita. Lo sbaglio di tanti genitori è quello di imporre i propri desideri ai figli, dimenticando che hanno una loro personalità. Compiono delle scelte che loro accettano per paura di deluderli. Io sono sempre stata molto attenta a lasciare che Giulia si formasse una propria identità.

E tu sei sempre stata libera?

Sì, pur essendo cresciuta in una famiglia tradizionalista. A 16 anni mio padre mi proibì di partecipare al concorso di Miss Italia, ma due anni dopo, appena maggiorenne, ci andai. Proprio in treno, tra l’altro.

Che rapporto hai con questo mezzo?

Lo prendo spesso. Fin da quando andavamo a trovare i miei fratelli, più grandi di me, che abitavano a Brescia e a Milano. Erano viaggi lunghi 24 ore, si attraversava un Paese intero, diverse città in cui cambiava l’inflessione del dialetto e persino la tipologia del cibo venduto: si partiva dall’arancino e si finiva con il pane e salame. Il treno è un mezzo che unisce, c’è più rispetto degli spazi in confronto all’aereo. Viaggiare sui vagoni è meraviglioso, in particolare mi incanta il paesaggio che vedi dal finestrino, uno schermo cinematografico in movimento, sempre differente a seconda delle stagioni e del momento, si passa dalla neve ai campi di papaveri. Mi riporta a quando ero bambina.

Qual è il profumo della tua infanzia?

Il ragù della domenica mattina e le torte. Profumi di casa e di mamma, che mi ricordano quando l’abbracciavo, come faccio ancora adesso che ha 93 anni e sta lì a Messina.

Cucinotta con il giornalista Andrea Radic nel Freccia Club della stazione di Venezia Mestre

Cucinotta con il giornalista Andrea Radic nel Freccia Club della stazione di Venezia Mestre

Quando la senti ti chiede se hai mangiato?

Sempre. E mi dice anche di mangiare la frutta e non bere cose troppe fredde d’estate. Si rimane sempre figlia ed è stupendo.

Sei una diva accessibile, te ne rendi conto?

Ho deciso di non far pagare a nessuno il mio successo e di essere grata alle persone, perché è grazie a loro se sono diventata qualcuno. È il mio modo di ringraziarle, di dire: «Sono una di voi e se avete bisogno io ci sono».

Da qui il tuo impegno nel sociale. Come è cominciato?

Io sono cresciuta in un quartiere difficile, dove vedevo persone abbandonate o neppure considerate esseri umani. Mi ha sempre fatto rabbia, così oggi sono fiera di poter mettere a disposizione la mia visibilità per diventare portavoce di queste problematiche. Mi gratifica più dell’Oscar e di tutti i premi vinti sinora. Dare dignità a una persona o salvare una vita ti rende quasi un supereroe. Con l’associazione Vite senza paura, insieme a Mariastella Giorlandino e la sua Artemisia onlus, ci occupiamo della violenza contro le donne, perché alcune denunciano ma c’è ancora tanto da fare, molta indifferenza e distanza. Mentre anche nella disperazione bisogna far capire a queste persone che non sono da sole.

Cosa apprezzi e cosa detesti negli altri?

Mi piace la voglia di fare e non sopporto l’ipocrisia di chi potrebbe agire e non lo fa. Chi si gira dall’altra parte per me vale meno di zero.

C’è fermento nel giovane cinema italiano?

Molto. Le numerose piattaforme online e i social consentono maggiori opportunità, ci sono più spazi. Anche se - e questo è un problema tutto italiano - i giovani non vengono valorizzati a sufficienza. In tutti i settori il ricambio generazionale è difficile: molti non capiscono che per mandare avanti questo Paese bisogna lasciare spazio a chi ha idee più moderne.

 

Quale cinema ti emoziona?

Quello realizzato da chi ha qualcosa da dire e lo fa bene. Mi piacciono anche le commedie, da qualche anno le guardo la sera e vado a dormire serena.

Quando vuoi prenderti una pausa dove ti rifugi?

A Salina, nelle Eolie. Ritorno all’hotel Signum di Clara Rametta, l’albergo dove stavo quando giravamo Il postino, in particolare a giugno quando si svolge il Mare Festival Salina-Premio Massimo Troisi ideato da Massimiliano Cavaleri: tre giorni che mi rigenerano sempre. Nello stesso periodo vado anche a Vulcano per il Premio solidarietà 2022, organizzato dall’associazione Hierà, a cui sono molto affezionata. Infine, mi rifugio da mamma, dove mia sorella Lilli mi sveglia ogni mattina con la brioche col tuppo e la granita di caffè con la panna sopra e sotto. In Italia abbiamo davvero tutto, arte, cultura, una natura stupenda e ottimo cibo: dobbiamo imparare a promuoverlo meglio.

Sei tosta.

Non ne lascio passare mezza, è una questione di rispetto per gli altri, nessuno deve venire schiacciato, ma ciascuno va aiutato a sollevarsi.

Cosa serve ai giovani che vogliono fare il tuo mestiere?

Passione e impegno. Bisogna studiare e avere sempre un piano B. In pochi sfondano davvero, ma devono provarci perché se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti. Ci vuole molta preparazione, il pubblico non si accontenta, il cinema porta messaggi importanti. I sogni vanno costruiti con serietà, talento e creatività.

Al mattino ti svegli di buon umore?

Sì, perché ho davanti un’altra giornata per cambiare le cose che non vanno.

Articolo tratto da La Freccia