Un’unione solida e serena suggellata, a 25 anni dal sì avvenuto il 7 ottobre del 1995, con una cerimonia intima ma profondamente sentita. Maria Grazia Cucinotta e Giulio Violati hanno festeggiato le nozze d’argento risposandosi: «Quando si è giovani non ci si rende conto del passo che si sta facendo, così questo per noi è stato il vero matrimonio», tengono a precisare.

 

L’attrice, regista e produttrice messinese nota per film come Il postino e 007 - Il mondo non basta e l’imprenditore romano hanno coltivato giorno per giorno il loro amore, completato nel 2001 dall’arrivo della figlia Giulia.

Come vi siete conosciuti?

A una festa di Capodanno. E, fin dall’inizio, il nostro è stato un rapporto molto frenetico. Già in occasione del primo San Valentino io sono dovuta andare in Germania per una pubblicità e siamo stati costretti a scambiarci solo dei bigliettini. Poi ho continuato a muovermi per girare Il postino. Subito dopo il matrimonio sono partita per Vienna perché dovevo completare un altro film. Giusto il tempo di fare il viaggio di nozze e via di nuovo, per la cerimonia degli Oscar a Los Angeles.

 

Sempre in viaggio, quindi. Ma ce n’è uno fatto insieme a cui siete legati?

Ricordo con piacere quello a Sorrento, in un albergo di cari amici, dove ho passato quasi tutto il periodo della gravidanza: era come trovarsi a casa.

Il tramonto visto dall’isola di Salina (ME) © Marco/AdobeStock

La fuga romantica che farete non appena sarà possibile?

Avevamo l’abitudine di staccare dal lavoro ogni fine settimana per goderci del tempo insieme e scoprire posti nuovi, come un borgo o un agriturismo. Non vediamo l’ora di ricominciare a farlo. E poi vorrei tornare presto a casa, a Messina. Sono un’immigrata, per me viaggiare è la normalità, ho iniziato a 18 anni e non ho mai smesso. Il viaggio è la mia adrenalina.

 

Qual è invece il vostro luogo del cuore?

La nostra casa a Roma, dove abbiamo portato Giulia. Per noi è la culla che ci fa sentire protetti. Ma c’è anche l’hotel Signum a Salina, isola delle Eolie, che ho conosciuto ai tempi del Postino e dove sono sempre ritornata. Ho visto crescere la famiglia che lo gestisce: la piccola Martina, figlia dei proprietari, è la più giovane chef ad avere ricevuto l’ambita Stella Michelin in Italia. Questa è la Sicilia che vale e lascia il segno nel cuore delle persone.

Durante la pandemia è uscito per Mondadori il libro Vite senza paura. Storie di donne che si ribellano alla violenza, legato all’attività della onlus che hai fondato nel 2019 per combattere forme di abuso. Come è nato?

È un diario in cui racconto le vicende di cinque donne che ho incontrato, di estrazione, nazionalità ed età diverse, perché nessuno può dirsi escluso da questo problema. È stato pubblicato in un periodo particolare e, attraverso il ricavato, sosterrò un fondo per le vittime di violenza. Per ricordare sempre che il nostro cuore deve battere per amore e non per paura e nessun uomo può annullare la volontà e la forza di una donna. Da poco con la onlus Vite senza paura ho avviato una partnership con l’Arma dei Carabinieri per sostenere chi sceglie di denunciare. Abbiamo presentato anche una proposta di legge per la creazione di un albo nazionale che raccolga le associazioni impegnate a combattere la violenza di genere.

 

Hai trovato comunque il tempo di tornare sul set, in Calabria, per l’opera prima di Lorenzo d’Amico de Carvalho Gli anni belli.

Sì, con le dovute precauzioni anti Covid-19. Ma Lorenzo d’Amico è stato fantastico, così come tutta la troupe. E il film, ambientato negli anni ‘90, ci ha fatto fare un viaggio nel tempo, tra ricordi e spensieratezza. Quando è finito è stato un grande dispiacere: abbiamo visto terminare qualcosa che ci aveva fatto stare bene, un’esperienza che prima della pandemia consideravamo scontata. Forse è servita per farci apprezzare ancora di più ogni momento, anche sul set.

Articolo tratto da La Freccia