In cover, una scena dello spettacolo Lingua madre © Stefano Triggiani

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Tornare a far parte della quotidianità urbana e vivere i teatri come luogo d’incontro. Fra nuove produzioni e ospitalità, sono oltre 110 i titoli programmati per la stagione 2021/2022 di Emilia Romagna Teatro Fondazione (Ert), che ha preso il via lo scorso settembre.

 

I palchi dell’Arena del Sole di Bologna, dello Storchi di Modena, del Bonci di Cesena e del Fabbri di Vignola (MO) ospitano maestri del teatro italiano e internazionale, giovani realtà emergenti, compagnie del territorio affermate o nascenti e progetti speciali ad hoc, costruiti con l’intento di coinvolgere altri luoghi delle città e intersecare anche altre forme d’arte, come il cinema, la letteratura e l’arte figurativa.

 

«Dobbiamo creare il terreno giusto per favorire la fertilità, la ricerca e la produzione creativa, con l’ambizione di far diventare l’Emilia-Romagna il cuore di un’utopia contemporanea abitata da progetti trasversali», spiega Valter Malosti, direttore dell’Ert dallo scorso aprile, già a capo del Teatro Piemonte Europa, responsabile per otto anni della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino e per quasi 30 della compagnia Teatro di Dioniso.

Valter Malosti © Laila Pozzo

Una nuova sfida, intrapresa in un momento complesso per il teatro. Che aspettative avete per la stagione in corso?

Presentando i nuovi spettacoli abbiamo compiuto un atto di coraggio: volevamo dare un segno di apertura verso il futuro. Credo che ora ci sia bisogno di questo, e non di un ottimismo fasullo, per far comprendere che il lavoro culturale ha bisogno di continuità. La pandemia ci ha fatto scoprire anche nuove e interessanti modalità di fruizione ma il valore collettivo del teatro rimane decisivo per la crescita delle comunità. Vorrei che sui nostri palchi, in qualsiasi momento, ci fosse una proposta interessante e che il pubblico si fidasse del percorso offerto.

 

Bisogna ripartire anche dai teatri come luoghi d’incontro, quindi?

Certo. Li considero come un presidio culturale, spazi aperti tutto il giorno, non solo prima e dopo lo spettacolo. A Bologna, per esempio, abbiamo restaurato un chiostro del ’400, che adesso accoglie il Bar Cantinella, per dare la possibilità alle persone di fermarsi, chiacchierare, fare comunità, aspetti da noi considerati minori ma che nel resto d’Europa sono la normalità. Il teatro è un luogo vivo, di tutti, non uno spazio elitario ma una finestra aperta dove il pubblico può sempre affacciarsi per condividere tempo ed emozioni.

 

Quali sono le principali direttrici della vostra programmazione?

Tante proposte e differenti fra loro. La stagione è stata aperta da Lingua madre, dell’artista argentina Lola Arias, un testo legato al tema della maternità scritto a partire dalle storie di alcuni abitanti di Bologna, mentre a dicembre ho ripreso il mio spettacolo Se questo è un uomo, di Primo Levi. Entrambi danno voce e corpo a un sentire civile, anche se da due angolazioni differenti da una parte c’è un lavoro che nasce dal basso, dall’altra un capolavoro let terario capace di diventare l’occasione per lavorare con gli studenti e con il pubblico.

 

Gli appuntamenti imperdibili dei prossimi mesi?

Fra le proposte di gennaio, all’Arena del Sole di Bologna Umberto Orsini e Franco Branciaroli presentano Pour un oui ou pour un non, un testo della scrittrice francese Nathalie Sarraute, mentre Fabrizio Gifuni porta in scena Con il vostro irridente silenzioStudio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro. A febbraio, a Bologna, Modena e Vignola, ci sarà spazio per un Goldoni diverso, quello dell’opera I due gemelli veneziani. Credo che come italiani sia necessario riappropriarci delle nostre radici espressive con spettacoli che parlano a tutto il pubblico. Tra le proposte internazionali, invece, segnalo la spagnola Angélica Liddell che arriva a Bologna ad aprile con il nuovo spettacolo Terebrante e il portoghese Tiago Rodrigues, neodirettore del Festival d’Avignon, che a Modena porta nello stesso mese Catarina e a beleza de matar fascistas, prodotto da Ert, e poi a maggio Antonio e Cleopatra.

 

Qual è la qualità fondamentale per un attore, oggi?

È necessario avere una grande coscienza della propria presenza. Si deve lavorare sul corpo, sulla voce e sulla tecnica, ma anche sulla consapevolezza di essere cittadini, sul recupero delle tradizioni e delle nostre radici espressive.

Articolo tratto da La Freccia

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