Uno spettacolo nella Reggia di Capodimonte a Napoli © Salvatore Pastore

Il teatro non è solo passato, ma presente. Anzi, guarda al futuro con preveggenza. A spiegarci il perché è Ruggero Cappuccio, direttore del Campania Teatro Festival, che dal 12 giugno all’11 luglio a Napoli mette in scena su otto palcoscenici 159 eventi all’aperto, divisi in dieci sezioni, con 70 debutti assoluti. «L’essenza dell’edizione 2021 è il contemporaneo. L’85% degli spettacoli rappresentati è scritta da autori viventi: un cambio di passo rispetto al secondo ‘900 quando i classici erano ampiamente preferiti», chiarisce.

 

La manifestazione, inoltre, promuove la possibilità di una fruizione per tutti, con ingressi gratuiti, costi dei biglietti che variano dagli 8 ai 5 euro. E chi prende il treno per assistere agli spettacoli può usufruire della Promo 2x1. «Ritengo che il teatro sia un diritto che si acquisisce pagando le tasse. Quest’anno, poi, una parte degli incassi viene devoluta al restauro di opere a Capodimonte e all’ospedale Cotugno di Napoli. Sottolineo, infine, che il Campania Teatro Festival è una delle poche manifestazioni internazionali che si svolgono al sud».

 

Gli spettacoli hanno sede in una moderna acropoli di 75 ettari, la “cittadella” del Museo e Real Bosco di Capodimonte che comprende, tra gli altri, la Manifattura della Porcellana e le Praterie della Capraia. «Un luogo che parla all’anima», come lo definisce Cappuccio. E uno dei più rappresentativi dell’epoca borbonica, insieme alla Reggia di Caserta e alle storiche officine che ospitano il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, a Portici (NA).

 

Proprio a questa dinastia di monarchi è dedicato Il sogno reale. I Borbone di Napoli, un progetto speciale di Cappuccio, curato da Marco Perillo, che coinvolge alcuni dei principali siti borbonici campani. Oltre a sette storie inedite che vanno in scena nel Giardino dei Principi, prevede anche la pubblicazione di una guida sugli stessi siti da distribuire gratuitamente al pubblico.

 

A questo lavoro si affiancano spettacoli che spaziano tra i generi più diversi, da La morte e la fanciulla di Ariel Dorfman, uno dei più grandi romanzieri dell'America Latina che racconta il dramma dei desaparecidos, alla pièce Sposerò Biagio Antonacci, con la regia di Vinicio Marchioni e musiche dello stesso Antonacci, che affronta il tema della violenza contro le donne. Da Senet, uno spettacolo nato nella cattività artistica del progetto Zona Rossa Bellini, a un debutto napoletano, L’ombra di Totò, dove si immagina la resurrezione dell’indimenticato De Curtis.

Il Teatro Grande di Pompei © Marco Ghidelli

Il Festival punta molto anche sulla multidisciplinarietà, testimoniata dalla divisione in dieci sezioni, che vanno dalla prosa al cinema: «Nel mondo antico, non c’era nessuna cesura tra le discipline. Il teatro è da sempre un crocevia delle arti che si esprimono attraverso registi, attori, scenografi, musicisti». Gli eventi non si fermano nel capoluogo campano. «Per le rappresentazioni ho scelto anche piccoli centri, come Montesarchio e Pietrelcina e Avella, perché il fenomeno di spopolamento che subiscono deve essere contrastato anche dalla cultura», prosegue Cappuccio.

 

Inoltre, la Fondazione Campania dei festival coproduce con il Teatro di Napoli tre spettacoli del Pompei Theatrum Mundi che si svolge nel famosissimo Parco archeologico dal 24 giugno al 25 luglio, sotto la direzione di Roberto Andò. Sono tre prime nazionali con titoli inediti e riscritture, legate dal filo rosso della contrapposizione tra catastrofe e rinascita. Alle due opere Il Purgatorio. La notte lava la mente di Mario Luzi e La cerisaie/Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov, con Isabelle Huppert, si aggiunge Resurrexit Cassandra. Questo spettacolo, con un testo visionario firmato dallo stesso Cappuccio, apre la manifestazione il 24 giugno. La trama è molto attuale: la protagonista preveggente, interpretata da Sonia Bergamasco, è capace di leggere il futuro ma non viene ascoltata.

 

«Cassandra ha conosciuto molte declinazioni umane, da aristocratica a deportata, ed è costretta a reincarnarsi più volte per tentare, invano, di salvare l’umanità dal suo continuo progetto di autodistruzione», racconta l'autore dell'opera. La profetessa vive un tormento continuo, lo stesso di molte donne che portano avanti cause di giustizia, sociali o ambientaliste, come, per esempio, la giovane Greta Thunberg. «Non a caso si tratta di donne, che hanno una sensibilità accentuata e sono consapevoli del processo vitale del mondo», sottolinea Ruggero Cappuccio.

 

La forza del teatro, d’altronde, risiede nella sua capacità di interpretare il futuro. «Io sono convinto che la vita si regga su energie immateriali», conclude il direttore del Campania Teatro Festival. «E se ci emozioniamo per fatti messi in scena su un palco significa che, anche se non sono reali, sono comunque avvenuti da qualche parte, chissà in quale dimensione. Il teatro è antimateria e produce energia».  

Articolo tratto da La Freccia