Foto: Fred Jonny

«Amo il treno, il mio mezzo di trasporto preferito: è romantico, si passa dalle campagne alle città, ci si immagina le vite degli altri nelle casette che si scorgono dal finestrino. E poi il personale è sempre gentile. Viaggerei solo in questo modo, lo si intuisce anche dalle mie storie su Instagram». Emma inizia così l’intervista e racconta anche che la title track del suo ultimo album, Fortuna, è nata in uno dei bagni del Frecciarossa: «Avevo in mente questa canzone, ma era scomposta. All’improvviso il quadro si è fatto chiaro, mi sono chiusa nel bagno e l’ho registrata al cellulare. Per altro, c’è un bel riverbero: sembra di stare in uno studio acustico, da fuori non si sentiva niente. In pratica, si può cantare nelle toilette delle Frecce senza che l’intero vagone senta». Simpatica, grintosa, piena di energia e voglia di fare, Emma ha scalato le classifiche con pezzi come Calore, Amami, Non è l’inferno, L’amore non mi basta, Io sono bella, Stupida allegria e Occhi profondi. Ora, dopo un anno di stop causato dalla pandemia, è pronta a tornare live con un tour e due date all’Arena di Verona, il 6 e 7 giugno, per festeggiare i dieci anni di carriera. E, a settembre, siederà ancora dietro il bancone dei giudici di X Factor che, quest'anno, attua un cambiamento radicale: quella italiana è la prima edizione al mondo a dire addio alla storica suddivisione per categorie di sesso, età e formazione musicale (i singoli e le band). I giudici rimarranno mentori di squadre eterogenee, composte da solisti e band.
 

Emma, dove eravamo rimasti?

Sul divano e a cantare dai balconi, più o meno.

 

E adesso?

Si riparte. Non vedevo l’ora di ricominciare e ho spinto tantissimo perché accadesse. Non posso che ringraziare Friends&Partners, la mia manager, la casa discografica Polydor e il mio ufficio stampa per il supporto.

 

Com’è cambiato il programma degli show rispetto a quello che avevi in mente prima della pandemia?

Dovevo celebrare il mio decennale di carriera nei palazzetti. La parte più complicata è  stata radere al suolo il progetto e riadattarlo. Si era pensato di fare una cosa un po’ più in grande, ma il mio pensiero, in questo momento, è un altro.

 

Quale?

Far lavorare la mia crew perché so che significa essere in condizioni economiche critiche. Chi se ne importa dei lustrini, di fuochi d’artificio e maxischermi. Sarà una festa allargata contraddistinta dall’affetto, l’amore e l’orgoglio che ho verso i miei collaboratori. È l’aspetto più importante: ci siamo adattati a quello che è possibile  organizzare in questo momento, abbiamo fatto delle rinunce, ma va bene così. È tutto in linea con la mia natura da combattente, non mi importa del contorno, mi basta un microfono per cantare.

 

Nello show non ci sono effetti speciali, ma danzatori.

Sono previsti il 6 e 7 giugno a Verona, location designata per i festeggiamenti ufficiali. Volevo dare un segnale al mondo della danza, altro settore particolarmente in crisi. Non potendo montare strutture scenografiche complesse, ho pensato che la forza umana e il calore del corpo dei ballerini potessero sostituire le macchine.

 

Come stai vivendo la ripartenza?

Non vedo l’ora di salire sul palco. Ma è stato, è e sarà molto difficile riorganizzare tutto, aspettare i tempi e le comunicazioni tecniche delle capienze, capire quanta gente si può fare entrare. Poi c’è stata la spartizione dei biglietti delle date saltate nel 2020. Alti e bassi e parecchio stress, ma sarò ripagata quando mi esibirò.

 

Le tue emozioni in questo momento?

Sono serena perché non mi sono mai fermata dal primissimo lockdown: ho registrato le canzoni da casa e sono stata sempre in prima linea, facendo tutto quello che era possibile. Noi artisti lavoriamo day by day per portare avanti i progetti. Il periodo di fermo, per me, è stato come entrare in una piccola fabbrica dove ho potuto costruire tante cose: il tour è solo la punta dell’iceberg. Sono emozionata, contenta, privilegiata e grata alla vita: cercherò di sollevare chi ha vissuto questo periodo faticosamente.

 

Quali sono le difficoltà più grandi oggi?

È un periodo duro per tutti, mi sento particolarmente vicina a chi ha perso un padre o una madre in 15 giorni, ai dipendenti licenziati delle piccole e medie imprese, ai miei collaboratori che vivono di musica dal vivo e non hanno lavorato per oltre un anno. Il Covid ha lasciato cicatrici molto più grandi dell’impossibilità di fare una festicciola tra amici.

 

Ti senti cambiata?

Ho vissuto la pandemia in maniera razionale, rispettando le regole. Non sono una fan di chi pensa che il virus ci abbia resi migliori: chi era una bella persona prima lo è anche adesso. Certo, ho dovuto modificare la mia impostazione lavorativa e non ho visto i miei genitori per mesi, non ho fatto la furba. Non sono un supereroe, ma una brava persona. E lo ero anche prima della pandemia. In un momento del genere la correttezza di ognuno è fondamentale per migliorare la situazione.

La cantante Emma Marrone Foto: Bianca Burgo

Foto: Bianca Burgo

Torniamo alla musica. Il 4 giugno esce il nuovo singolo Che sogno incredibile, in cui duetti con Loredana Bertè.

È una canzone reggae old school e Loredana è il regalo che mi sono fatta per il decennale di carriera. Lei ha sempre dichiarato che sono la sua bambina rock, mi vede un po’ come la sua erede. Mi sono sempre ispirata a lei: è una delle artiste più all’avanguardia, che continua a esibirsi e ad aggredire il palco come un animale meraviglioso. Questa collaborazione la sogno da anni: nonostante i tanti duetti insieme, non avevamo ancora una canzone nostra.

 

Com’è andata?

Quando mi sono ritrovata fra le mani il brano ho pensato subito a Loredana accanto a me. L’ho chiamata e le ho detto: «Mami – la chiamo così perché è la mia mamma rock – se ti va, sarei onorata di cantare questa canzone insieme a te». Lei è impazzita, il pezzo le è piaciuto subito, ha sfoderato il ruggito più potente che aveva e ha fatto un lavoro stupendo. Non vedo l’ora che diventi la hit di tutti, è davvero bella.

 

Tra l’altro è il singolo apripista della raccolta Best of ME, in uscita il 25 giugno.

Sì, dopo dieci anni ci stava fare un recap. Mi sono resa conto di quanti brani sono diventati pilastri della musica, che tutti cantano e ricordano, e non possono mancare nella scaletta dei live. Mi piace il titolo, evidenzia la parte migliore che ciascuno di noi ha dentro. È bello fare il punto della situazione, capire ciò che è stato fatto e che possiamo ancora fare. Spero che tutti si ritrovino in questa raccolta.

 

I tre momenti che ricorderai per sempre?

Innanzitutto la vittoria del programma Amici di Maria De Filippi: da lì è iniziato tutto. Poi il primo pass tour con su scritto “artista”. Da ragazzina sognavo di andare in giro con quel cartellino che dichiarava la mia professione. È stato un momento indelebile. E i pass dei concerti li colleziono ancora tutti: è come ricevere una medaglia d’oro. Infine, gli occhi pieni di orgoglio di mia mamma, seduta in prima fila nel mio debutto live all’Arena di Verona. Mi sono sentita grandissima, enorme.

La cantante Emma Marrone Foto: Kimberley Ross

Foto: Kimberley Ross

Non solo musica: sei nel cast del serial Sky A casa tutti bene, ispirato al film omonimo di Gabriele Muccino. Sogni un futuro nella recitazione?

Assolutamente sì. Fortunatamente, nella vita, non ho mai permesso a nessuno di ghettizzarmi in qualche ruolo. Se Muccino ha visto in me questo talento, non vedo perché io non debba continuare a tirarlo fuori. Anche recitare è una forma di comunicazione. Mi piace il mondo del cinema, lavorare sui set e questo, in particolare, era pieno di attori bravissimi. È stata un’esperienza che mi ha migliorata. La musica e il cinema sono mondi capaci di completarmi.

 

Hai già avuto altre proposte?

Ho lavorato per due mesi alla serie, che si sta girando adesso. Se arriveranno altre richieste le vaglierò.

 

Registi con i quali ti piacerebbe lavorare?

Non mi fermo al nome. In Italia ce ne sono tantissimi, ma quello che mi fa scegliere è la sceneggiatura. Potrei accettare anche la proposta di un esordiente se intravedessi qualcosa di bello nel progetto.

 

Cosa vorresti fare in futuro?

Non aver mai progettato nulla mi ha permesso di essere aperta agli stimoli esterni e di carpirli. Mi auguro di continuare a essere libera da ogni condizionamento, giudizio e pregiudizio. Col coraggio di cogliere una di quelle occasioni che ci passano di fianco, mentre siamo occupati a fare altro.

 

Chi è oggi Emma?

Quella di ieri e dell’altro ieri. Solo più preparata e consapevole.

Articolo tratto da La Freccia