In cover, realizzazione dei gioielli della linea Bottoni nell’attuale Laboratorio orafo Di Rienzo, Scanno (AQ)

Linee di matita che danzano insieme sui fogli e materiali preziosi come l’oro e l’argento resi sottilissimi, tanto da intrecciarsi tra loro come fili di una maglia splendente. Questa la magia dell’Oreficeria Di Rienzo, che da Scanno, vicino L’Aquila, realizza le sue creazioni dal sapore antico narrando storie passate ma ancora vive nel tempo. Un’azienda a conduzione familiare, nata nel 1850 e scelta per rappresentare l’eccellenza dell’Italia a Expo 2020 Dubai, negli Emirati Arabi Uniti fino al 31 marzo 2022. Tra monili e utensili centenari incontriamo Armando Di Rienzo, sesta generazione della famiglia, fratello del maestro orafo Eugenio e proprietario dell’oreficeria e dell’antico laboratorio.

 

La vostra azienda è perfetta per celebrare il “saper fare” italiano all’Esposizione universale di Dubai. Che cosa avete preparato per l’occasione?

Nel Padiglione Italia presentiamo tutti i nostri gioielli artigianali legati alla tradizione orafa abruzzese. Ognuno di essi cela una storia, porta con sé un significato e rappresenta un simbolo: le Sciacquajje sono orecchini realizzati in lamina decorata a cesello con motivi floreali e pendentini oscillanti all’interno che emettono un caratteristico tintinnio. L’anello Cicerchiata prende il nome da una particolare denominazione dialettale che si riferisce alla decorazione granulare, bugnata, che caratterizza il castone a fascia dell’antico anello nuziale maschile, simile ai grani della leguminosa cicerchia.

La lavorazione degli orecchini Sciacquajje nell’attuale Laboratorio orafo Di Rienzo in un frame tratto dal filmato di Gabriele Salvatores per Expo 2020 Dubai © Indiana Productions/Gabriele Salvatores per ItalyExpo2020

Torniamo al 1850: tutto nasce dai costumi muliebri tradizionali di Scanno, adornati da bottoni in argento creati dal vostro laboratorio. Come si sono trasformati in gioielli?

Alessio Di Rienzo e suo figlio Armando, nei primi del ‘900, continuarono la lavorazione orafa con lo scopo di adornare questi abiti tipici ma cominciarono a realizzare anche gioielli con pietre preziose ispirati allo stile borbonico. Successivamente il giovane Nunziato, cresciuto in bottega al fianco del nonno e del padre, si appassionò all’attività artigianale e alle tecniche di lavorazione in filigrana e lamina traforata, cesellata e incastonata. Nel corso degli anni poi, quando iniziò a cambiare l’uso del costume tradizionale, si comprese che l’arte orafa, oltre a impreziosire l’abito, doveva accompagnare le persone nella loro quotidianità.

 

La filigrana è la tipica lavorazione scannese, ce la racconta?

Si è sviluppata a partire dalla seconda metà del XIX secolo e consisteva nell’intreccio, in senso orario, di due fili d’oro o d’argento. Si cominciava con la fusione di questi metalli, che essendo molto teneri venivano legati con altri in grado di conferire loro maggiore durezza. La barra ottenuta si lasciava raffreddare per poi passarla al laminatoio e ridurne lo spessore. Infine, si utilizzava la trafila, un banco con nastro di stoffa munito di ruota, dove il filo veniva fatto passare dal primo foro andando a ottenere lo spessore desiderato. Questi fili sottilissimi venivano accoppiati, intrecciati, battuti e saldati intorno a un telaio seguendo motivi spiraliformi e floreali somiglianti al merletto del tombolo. Le due arti più antiche della tradizione scannese, l’oreficeria e il tombolo, erano in realtà molto simili: l’orafo rielaborava con il metallo le fantasie floreali delle merlettaie. In un periodo in cui il costo del lavoro era di gran lunga inferiore a quello della materia prima, la filigrana permetteva di creare manufatti delicati e di grande effetto. Oggi le tecniche sono le stesse ma sono cambiati gli strumenti, che consentono di realizzare gli oggetti più facilmente.

Tradizionale costume muliebre di Scanno (AQ)

Tra i monili più famosi c’è l’Amorino, una spilla il cui modello è stato brevettato anche dalla Camera di commercio de L’Aquila. Come è nato?

Creato nel 1926 da Armando Di Rienzo come pegno d’amore per la sua sposa, è ispirato alla tradizione orafa del Regno di Napoli. Si tratta di un talismano carico di forza spirituale, ideato per rafforzare la volontà di vivere felicemente nella comunione matrimoniale. La spilla-ciondolo è costituita da una corona, simbolo della nobiltà e un cupido, dio dell’amore. Il tutto era impreziosito originariamente da nove coralli o turchesi, poi, nel corso degli anni, da smeraldi, rubini, zaffiri o diamanti. Il gioiello è stato premiato durante una mostra mondiale a New York, nel 1960, diventando l’emblema della produzione orafa scannese.

 

Avete creato anche la Presentosa, un altro pegno d’amore citato anche da Gabriele D’Annunzio nell’opera Il trionfo della morte

«Una grande stella di filigrana con in mezzo due cuori»: così la descriveva il celebre poeta abruzzese nel suo romanzo del 1894. Un caratteristico ciondolo che, secondo la tradizione, veniva donato dai genitori dello sposo alla futura consorte, prima che il pastore partisse per la transumanza verso il Tavoliere delle Puglie. Ancora oggi è un omaggio che auspica felicità e amore perenne. C’è anche la versione con un solo cuore che viene donata in segno di amicizia e affetto. Ora questo gioiello è divenuto il simbolo con il quale si identifica l’intero Abruzzo, poiché racchiude il lavoro, la tradizione e la storia di ogni bottega regionale che ha contribuito alla sua creazione.

L’antico Laboratorio orafo Di Rienzo, ora museo

Ogni modello racchiude una storia, quindi.

Sì, posso citare anche l’anello le Manucce, che rappresenta il simbolo dell’amore. È costituito dalla mano dell’uomo e da quella della donna che avvolgono e proteggono il cuore: tre anelli uniti da un perno che li fa ruotare.

 

L’antico laboratorio all’interno dell’oreficeria è diventato un piccolo museo: quali tesori ospita?

Custoditi nelle teche, si possono ammirare gioielli tipici, in oro o argento, legati al costume muliebre scannese e gli antichi strumenti con i quali venivano realizzati. Un viaggio che va dalle caratteristiche collane del XIX secolo, come i Finimenti e le Chiacchiere, ai monili del XX secolo creati artigianalmente da quattro generazioni di orafi: Alessio, Armando, Nunziato ed Eugenio Di Rienzo.

 

E nel XXI secolo che gioielli avete realizzato?

Nel 2010 mio fratello, il maestro Eugenio, ha avuto l’onore di realizzare gli Spilloni con pietre preziose da appuntare sul pallio pontificio di papa Benedetto XVI, in occasione della sua visita a Sulmona (AQ) per la celebrazione dell’Anno Giubilare Celestiniano. Il 29 novembre 2015, la Camera di commercio industria artigianato e agricoltura dell’Aquila ci ha conferito il premio Imprese antiche, riconoscendo ufficialmente l’esistenza della nostra oreficeria da oltre 100 anni. Con l'ingresso di mio figlio Filippo, settima generazione, stiamo introducendo un processo di digitalizzazione con nuove strategie di marketing digitale e una piattaforma e-commerce. Puntiamo a rendere sempre più illustre l’inestimabile eredità ricevuta, diffondendo in Italia e all’estero la conoscenza, la bellezza e il pregio degli antichi monili e delle usanze popolari scannesi.

Articolo tratto da La Freccia