La Galleria grande nella Reggia di Venaria (Torino), opera di Filippo Juvarra © Michele D’Ottavio/AdobeStock

 

L’Italia è attualmente la nazione più ricca di beni inseriti nella lista del Patrimonio Unesco: bellezze di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale sono sparse in tutto il Paese. E, dal 21 al 23 settembre, vengono raccontate a Torino nella 14esima edizione del World Tourism Event, il Salone mondiale del turismo nei siti Patrimonio mondiale. Quest’anno, in particolare, sarà data attenzione ai beni intangibili – pratiche, espressioni, saperi e capacità, ma anche strumenti e artefatti – a 20 anni dall’adozione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.

 

Il Piemonte raccoglie, in tutto, cinque siti Unesco: i nove Sacri Monti, i siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino, i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, Ivrea, città industriale del XX secolo, e le Residenze sabaude. Tra queste, l’elegante e ricco Palazzo Carignano, sede dell’evento, e due luoghi a poca distanza da Torino: la Palazzina di caccia di Stupinigi a Nichelino e la Reggia di Venaria.

 

Due splendide tenute fuori città legate, a loro volta, a uno dei quattro patrimoni immateriali piemontesi, l’Arte musicale dei suonatori di corno da caccia, che si unisce a quella della costruzione in pietra a secco, all’alpinismo e alla ricerca e cavatura del tartufo. Per conservare una memoria viva e partecipata di questa singolare pratica, le iniziative e gli eventi organizzati sono molteplici.

 

Giorgio Marinello, anima di un’organizzazione che cementa la comunità dei suonatori e la popolazione, referente Unesco per questa tradizione e vicepresidente vicario dell’Accademia di Sant’Uberto (il protettore dei cacciatori) premette che «il corno da caccia, nato per accompagnare il cerimoniale venatorio di corte, è diventato da subito anche un’opportunità per la musica d’arte. Compare infatti con tale denominazione nelle partiture di grandi compositori, come Antonio Vivaldi e Johann Sebastian Bach, benché oggi per quest’impiego si chiami anche corno barocco».

 

Uno strumento di tutto rispetto, le cui origini risalgono al XVII secolo: è un corno circolare con canneggio conico avvolto in uno o più giri, in ottone, senza valvole e tasti. La maggiore lunghezza del canneggio consentiva di emettere più note e quindi di esprimere una melodia degna della magnificenza barocca. Il corno detto “francese”, ma in uso anche in Piemonte, era denominato Dauphine, in onore del delfino di Francia, figlio di Luigi XV. Era usato nella caccia al cervo e serviva per trasmettere informazioni non solo agli uomini ma anche ai cani, capaci di comprendere le fasi di quanto avveniva attraverso i suoni.

 

L'Equipaggio della Regia Venaria con gli attuali corni da caccia d’Orléans nel Salone d’onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, Nichelino (Torino) © Gianfranco Roselli

 

Si svolgevano così battute scenografiche, immortalate anche dai pittori dell’epoca: sono noti i cicli di affreschi a tema di Jan Miel alla Venaria Reale e quelli di Vittorio Amedeo Cignaroli alla Palazzina di caccia di Stupinigi. Con la Rivoluzione francese il corno viene impiegato dai corpi musicali militari e, in seguito, dalla popolazione.

 

L’arte immateriale è così sopravvissuta fino ai nostri giorni, conservando memoria dell’antica tradizione cerimoniale ed evolvendo nel tempo la sua tecnica. «Oggi», spiega Marinello, «proprio davanti a quegli affreschi si esibiscono i suonatori dell’Equipaggio della Regia Venaria, eseguendo le fanfare, che corrispondono alle azioni rappresentate, o in occasione di concerti internazionali.

 

La nostra Orchestra barocca, inoltre, mette a disposizione dei giovani musicisti strumenti originali. Un altro obiettivo della nostra comunità è far riprendere vita ad antiche partiture e fare ricerca. Di recente è stato trovato un corno sabaudo preziosissimo che certamente ha suonato a Stupinigi nel '700». In epoca contemporanea, lo strumento d’ottone continua a essere protagonista nelle Residenze sabaude.

 

L’Accademia di Sant’Uberto organizza ogni anno concerti di musica barocca, a Stupinigi in primavera e a Venaria nel periodo di Natale. Nella Reggia, inoltre, Musica en plein air è un appuntamento fisso tra settembre e ottobre e il 3 novembre nella cappella di corte dedicata al santo, si celebra la messa di Sant’Uberto, un tempo detta missa canum, per invocare la protezione di cani e armenti dalla rabbia silvestre.

 

La Palazzina di Stupinigi è uno dei migliori scenari per evocare la lunga storia della vita di corte. Il complesso si dispiega con un salone centrale, affiancato dalle ali degli appartamenti del re e della regina e da due giardini grandiosi. Il terreno su cui sorge è dal 1573 di proprietà dell’Ordine mauriziano, di cui Vittorio Amedeo II era Gran maestro. Fu lui a rivolgersi all’architetto Filippo Juvarra per la richiesta di una piccola residenza per la caccia.

 

Vista della Palazzina di caccia di Stupinigi. In primo piano le due grandi scuderie dell’esedra

© Alex Adducci

 

Attualmente, può essere visitata con un percorso che inizia dalla settecentesca Scuderia juvarriana, passa dalla biblioteca e arriva al Salone centrale. Non possono mancare l’appartamento del re e quello della regina e la Cappella dedicata a Sant’Uberto. Nell’appartamento dei duchi del Chiablese, infine, gli occhi guardano con stupore i ricchi decori dei Gabinetti cinesi, il Salotto degli specchi e la vasca di Paolina Borghese.

 

Eleganza e grandiosità caratterizzano anche la Reggia di Venaria, teatro di Musica en plein air, in autunno. In quei giorni, i suonatori di corno da caccia, insieme a bande musicali, sfilano tra il borgo della città e la residenza, con il clou nel Cortile delle carrozze. È un’occasione speciale per entrare nella Reggia, voluta a metà del XVII secolo dal duca Carlo Emanuele II di Savoia e dalla duchessa Maria Giovanna Battista. L’incarico fu assegnato all’architetto Amedeo di Castellamonte che pensò a un progetto con il palazzo, il parco, i boschi di caccia e un intero borgo.

 

Spiccano la Galleria grande, la Cappella di Sant’Uberto con le Scuderie juvarriane, opere dello stesso architetto della Palazzina di Stupinigi, e la Fontana del cervo. Anche in questo caso, molte modifiche ne hanno fatto nel tempo un sito eccellente. Dopo un periodo di oblio, un progetto di valorizzazione e restauro la restituisce al pubblico nel 2007. Per condividere un tesoro tangibile e ascoltare il diffondersi di musiche immateriali.