In apertura Mirto di Anna Corcione (2022)

Flessuosi e nodosi, ramificati come capelli al vento, avvolti da foglie perenni. Sono le radici, gli steli e i tralci che abitano le opere di Anna Corcione. Residenze armoniose e ancestrali che diventano composizioni plastiche di rara bellezza, in cui gli elementi naturali si accompagnano a pigmenti, polveri d’oro, gessi e stucchi, gloss e cotoni.

Tele contemporanee che respirano, odorano di terra, trattengono il vento che per secoli ha battuto quelle fronde, sono sapide di sali marini, diventano reminiscenza di paesi d’adozione. «Di volta in volta, scoprendo luoghi diversi o nei quali ritorno, ho la necessità di portare via qualcosa che appartiene alla radice profonda del territorio visitato», spiega l’artista, «qualcosa di vivo e che rappresenta un luogo immaginario». Così, piccoli frammenti di vita si trasformano. Si fanno creazione su tele immacolate o pulsanti di azzurro sfumato e blu intenso. Legno, fogliame, bulbi diventano altro, travolti e stravolti dall’atto artistico: tracce di passaggi, epifanie del creato, manifestazioni di un consapevole cammino, ardentemente attese, cercate e selezionate con minuzia da Corcione.

Naturalia et Mirabilia è la mostra che, fino al 16 dicembre prossimo e a cura di Anna Cuomo, ospita una ricca serie di opere inedite che l’artista napoletana ha realizzato per il Museo archeologico della Sibaritide (Cosenza), diretto da Filippo Demma, con frantumi naturali raccolti proprio nei dintorni. Questo binomio strettissimo e poetico tra natura e cultura permette di osservare le tracce arcaiche attraverso occhi inconsueti e letture nuove. Il mondo antico e i linguaggi contemporanei hanno le stesse, tenaci, radici.