In apertura Lui Chi Chang, la via dei negozi di antiquariato, la vetrina di un venditore di pennelli, Pechino (dicembre 1948) Foto Henri Cartier-Bresson © Fondation Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos
Due “istanti decisivi”, che hanno determinato il destino di una delle più grandi potenze mondiali, colti dall’“occhio del secolo”. È questa la sintesi della mostra Henri Cartier-Bresson. Cina 1948-49 | 1958, ospitata fino al 3 luglio nello Spazio Mudec Photo e realizzata in collaborazione con la fondazione dedicata al fotoreporter francese. In oltre cento stampe originali in bianco e nero, Cartier-Bresson racconta due frammenti importanti della storia contemporanea, subito dopo la Seconda guerra mondiale.
Gli studenti stessi, senza l’ausilio di macchine, costruiscono la piscina dell’Università, Pechino (giugno 1958) Foto Henri Cartier-Bresson © Fondation Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos
Il 25 novembre 1948 la rivista Life gli commissionò un reportage sugli “ultimi giorni di Pechino” prima dell’arrivo di Mao con le sue truppe. Il soggiorno, che doveva essere di due settimane, durò dieci mesi, principalmente nella zona di Shanghai. Il fotografo lasciò il Paese solo poco prima della proclamazione della Repubblica popolare cinese, il 1° ottobre 1949. E in quel periodo ebbe l’occasione di documentare il primo evento cardine: la caduta di Nanchino, retta dal partito politico del Kuomintang.
Le sue immagini riscossero da subito un grande successo sulle pagine di Life e delle maggiori riviste internazionali, tra cui la neonata Paris Match. Fu una svolta epocale per il fotogiornalismo. Gli scatti dell’agenzia Magnum Photos, che lo stesso Bresson aveva contribuito a fondare un anno e mezzo prima, stupirono tutti per lo stile emozionante e poetico. L’attenzione del maestro francese si sofferma sulle persone e sulla loro vita quotidiana, che prosegue quasi incurante del contesto drammatico. Ecco allora lo scatto che riprende un barbiere per strada o il viso di un bambino davanti alla vetrina di un negozio di pennelli.
Sfilata di studenti, con un ritratto di Mao Zedong e la stella rossa, Shanghai (12 giugno 1949) Foto Henri Cartier-Bresson © Fondation Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos
Il secondo avvenimento storico documentato, il grande balzo in avanti di Mao Zedong, conferma la scelta di una narrazione empatica. Nel 1958, quando la Cina faceva ormai parte del blocco comunista, Cartier-Bresson ritornò nel Paese per quattro mesi. Scortato sempre da una guida, percorse migliaia di chilometri immortalando con il suo obiettivo paesi rurali, complessi siderurgici, dighe in costruzione e pozzi petroliferi.
Attraverso l’obiettivo il reporter fissò gli aspetti che venivano nascosti dalla propaganda di regime, come lo sfruttamento dei lavoratori. Emblematica, per esempio, la foto con un gruppo di studenti che faticano, quasi nudi, per costruire una piscina. Toccante, come tutto il reportage China 1958 che riscosse un vasto successo mediatico in tutto il mondo.
Articolo tratto da La Freccia
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