In apertura Bansky, Aachoo!! Old Woman Sneezing (2020) – Vecchietta che tossisce e sputa la sua dentiera (Covid-19)
La vivacissima stazione di Milano Centrale accoglie lo street artist più noto al mondo ma che nessuno saprebbe riconoscere. Banksy è l’artista contemporaneo più chiacchierato degli ultimi anni e ha fatto dell’anonimato il suo tratto distintivo. Ora giunge alla porta d’ingresso per eccellenza della città del Duomo con la mostra The world of Banksy - The immersive experience, dal 3 dicembre al 27 febbraio.
Banksy, Robot and Barcode, New York/USA
Il misterioso genio britannico potrebbe essere chiunque, potrebbe essere un viaggiatore con valigia al seguito o persino la persona che sta guardando insieme a voi uno dei suoi capolavori alla mostra che lo consacra, per quanto ci ha abituato a sorprenderci in ogni occasione. E se la sua identità resterà molto probabilmente ancora ignota, le sue opere, invece, non peccano certo di popolarità. L’esposizione installata nella Galleria dei Mosaici, lato IV Novembre, all’interno della stazione, propone oltre 130 lavori, tra cui quelle che sono diventate icone contemporanee, come Flower Thrower e Girl with Balloon, che lo hanno reso famoso in ogni angolo della Terra, e 30 nuove opere mai esposte prima, tra cui Ozone Angel, Steve Jobs, Napoleon e Waiting In Vain. Si aggiungono poi creazioni e murales realizzati da giovani artisti anonimi di tutta Europa. Da non perdere inoltre una speciale sezione video che ripercorre la storia e il messaggio sociale dei murales realizzati da Banksy in strade, muri e ponti di tutto il Pianeta.
Banksy, Flower Thrower
BANKSY E LA STAZIONE, NUOVO URBANESIMO TRA ARTE E VIAGGIO
Dopo il successo al Teatro Nuovo di Milano che ha fatto seguito alle edizioni di Parigi, Barcellona, Praga, Bruxelles e Dubai, la mostra di Banksy arriva a breve distanza dai binari ferroviari, dando una visione prettamente contemporanea del binomio arte-viaggio. La stazione, in quanto spazio urbano, è di per sé centro di espressione per eccellenza della street art (quando questa si differenzia e si distanzia dal semplice imbrattare i muri). Ma nel caso particolare dell’esposizione è lo scalo di Milano Centrale ad arricchire l’esperienza culturale: accoglie ogni giorno visitatori e viaggiatori a cui offre sempre nuove esperienze ed è da sempre un punto di riferimento, accessibile e sostenibile, nel contesto della città. Lì si creano identità, si instaurano relazioni, si respira storia e si costruisce il futuro. Così, sebbene gli organizzatori della mostra si fregino di non essere stati assolutamente autorizzati da Banksy, molto probabilmente l’artista di Bristol approverebbe e apprezzerebbe almeno la location.
Stazione di Milano Centrale
BELLEZZA E RIFLESSIONE
Nelle performance di Banksy estetica e denuncia sociale convivono grazie a uno stile narrativo che fa affidamento all’arma dell’ironia. Sono sempre eccentriche, taglienti, persino divisive. Consentono a chiunque posi lo sguardo su di esse di aprirsi a riflessioni sulla società in cui viviamo, quella in cui la deriva individualista del capitalismo troppo spesso si scontra con le necessità della collettività. L’artista britannico utilizza immagini metaforiche, divertenti, provocatorie e di immediato impatto visivo come strumento di lotta e protesta, per far emergere i problemi del mondo d’oggi e sensibilizzare l’opinione pubblica sul consumismo, sulla guerra e sul potere.
Banksy, Create Escape, Reading/UK
LA LOTTA (FINORA PERSA) ALLA COMMERCIALIZZAZIONE DELL’ARTE
Banksy fa tutto ciò inserendosi alla perfezione in un cortocircuito nel mondo dell’arte: le sue opere vengono battute alle aste di mezzo mondo per cifre sconsiderate, spese da appassionati milionari, anonimi come lui, che rientrerebbero esattamente nell’identikit delle persone che lo street artist denuncia nei suoi lavori.
Banksy, Girl with a balloon
È paradossale quanto accaduto ad esempio con il quadro Girl with a balloon: nel 2018 fu venduto dalla casa d’aste più nota al mondo, la londinese Sotheby’s per oltre un milione di sterline. Il battitore assegnò la tela al fortunato appassionato ma pochi momenti dopo entrò in funzione un meccanismo inserito all’interno della cornice che tagliò in piccole striscioline metà del dipinto. Ad attivarlo, come segno di protesta nei confronti della commercializzazione della sua arte, fu lo stesso Banksy che diede anche un nuovo titolo all’opera, Love is in the bin (L’amore è nel cestino). Forse non si rese conto però di aver creato in realtà un nuovo business: l’acquirente tenne in casa l’opera semidistrutta per 36 mesi per poi decidere di metterla di nuovo in vendita. Prezzo stimato: tra i 4 e i 5 milioni di sterline. L’asta, tenutasi lo scorso ottobre, è partita da un’offerta base di 2 milioni e mezzo, per concludersi in rilanci sempre più dispendiosi tra aspiranti avventori. Alla fine, un collezionista privato ne è uscito vincitore ma con un portafogli decisamente più leggero a cui mancavano ben 16 milioni di sterline (circa 19 milioni di Euro).
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