In apertura, 15 Artists x 15 Years in China, Veduta della mostra, Galleria Continua, Beijing (2019) Photo Dong Lin
San Gimignano, piccola città fortificata a metà strada tra Firenze e Siena dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è stata a lungo famosa per le sue antiche vestigia, per la sua architettura e le sue torri medievali che rendono lo skyline cittadino davvero unico. Oggi, questo piccolo comune toscano è, invece, associato soprattutto all’arte contemporanea, quella più sperimentale e di ricerca che troviamo in rassegne come la Biennale di Venezia. Un vero e proprio miracolo italiano, come la realtà d’impresa che l’ha reso possibile: Galleria Continua, tra i nomi più potenti del mercato internazionale dell’arte contemporanea.
La sua storia è ormai leggenda. Tutto ha inizio nel 1990 da tre amici, Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, ciascuno con non più di un milione di lire in tasca da investire. Il grande gallerista Leo Castelli, poco dopo l'apertura dell'attività, profetizza: «Se siete così matti da pensare di aprire una galleria d’arte contemporanea a San Gimignano, non è da escludere che avrete successo per davvero». E ci prende ancora una volta, eccome. Galleria Continua, infatti, dalla Toscana di strada nel mondo ne fa molta. Nel 2004 è la prima galleria straniera con un programma internazionale ad aprire in Cina, a Pechino; nel 2007 lancia un nuovo spazio espositivo per creazioni su larga scala a Les Moulins, nella campagna parigina; nel 2015 apre anche sull’isola di Cuba, a L’Avana, dove non si può vendere né ci sono collezionisti, e le poche gallerie di qualità sono di proprietà del governo e gestite da funzionari statali. Quest’anno compie 30 anni e festeggia con l’inaugurazione della nuova sede a Roma, negli spazi dell’hotel The St. Regis, pensando già all’apertura della prossima, questa volta in Brasile, allo Stadio Pacaembu di San Paolo, un luogo simbolico dove riecheggiano ancora i cori dei tifosi di Pelé.
Poi scoppia la pandemia e tutto si ferma. O quasi. Perché, tra le macerie del Covid-19, Galleria Continua rilancia. E lo fa con un progetto di rete senza precedenti tra gallerie top italiane, con una piattaforma online dedicata alle eccellenze, per la promozione nel mondo del made in Italy e del turismo culturale. «Si chiamerà ITALICS. Art & Landscape. Abbiamo riflettuto molto sul nome, volevamo qualcosa che rispecchiasse tutte le sfumature delle personalità e delle discipline coinvolte». Esordisce così Fiaschi, uno dei tre co-direttori e co-fondatori di Continua, collegato via Skype – al tempo del coronavirus è ormai un must – con il suo inconfondibile outfit che privilegia il bianco, interrotto solo dalla consueta sciarpa sgargiante di colori. I suoi occhi, filtrati da una montatura di occhiali tanto ampia quanto vintage, sono colmi di quel dinamismo e di quel concreto ottimismo che solo la ricerca, quella artistica in primis, sa donare a chi la pratica con zelo.
La fortuna di nascere in Italia (disegno di Lorenzo Fiaschi)
Come ti è venuta l’idea di questa piattaforma web?
Durante la mia permanenza a Roma per l’apertura della nostra nuova sede espositiva, ho incontrato Pepi Marchetti Franchi, direttore di Gagosian. Oltre a esprimermi la sua felicità nel sapere che ci sarebbe stata una Continua anche nella Capitale, Pepi mi ha proposto di inventarci qualcosa per fare squadra con le altre gallerie della città. Poi è sopraggiunta la pandemia, con il conseguente lockdown. Tutto si è fermato, e ognuno si è dovuto occupare di capire cosa fare con la propria attività. Alla fine di aprile ci siamo risentiti e abbiamo deciso di dar vita a un progetto che non coinvolgesse solo Roma, ma tutta l’Italia: una piattaforma online, non di vendita, ma una vetrina per mostrare le eccellenze italiane, per far riscoprire territori, arte, cultura, enogastronomia e moda attraverso gli occhi e il racconto di guide d’eccezione, i galleristi italiani. Abbiamo formato così un gruppo di gallerie timone: oltre a noi di Continua e di Gagosian, ci sono Alfonso Artiaco, Massimo De Carlo, Massimo Di Carlo della Galleria dello Scudo, Kaufmann Repetto, Massimo Minini, Franco Noero e Carlo Orsi. Dall’arte antica al contemporaneo. Inoltre sono state selezionate altre 50 gallerie (italiane e straniere) su tutto il territorio.
In cosa questo sito sarà diverso dagli altri che già si occupano di turismo e
made in Italy?
ITALICS è diverso perché si rivolge a un target molto preciso, quello dei collezionisti e appassionati d’arte sparsi nel mondo. Queste persone, che condividono molti interessi con i nostri galleristi, sono anche dei conoscitori, in molti casi veri estimatori del nostro Paese, in cui hanno viaggiato spesso, per lavoro e per piacere, e speriamo possano tornare a farlo presto. I nostri galleristi dovranno quindi tenere, come si suol dire, l’asticella molto alta per continuare a stupirli con le nostre bellezze nascoste, quelle meno note ma non per questo meno interessanti. Un mix di pubblico e autori talmente particolare che regalerà una fotografia del made in Italy del tutto inedita, da intenditori.
Quindi i galleristi saranno protagonisti anche come autori degli articoli?
Sì, leggerete pezzi, post, tip, ricordi e consigli scritti di proprio pugno da tutti i galleristi della piattaforma, e sarà proprio questo a rendere ITALICS unica. I galleristi italiani non parlano spesso di se stessi, le luci del mondo dell’arte sono normalmente puntate sulle loro mostre, sugli artisti, sulle opere. Qui invece riportiamo il focus sulla loro figura, sul ruolo che ricopre nel sistema dell’arte, certo, ma anche sul rapporto con il territorio e il desiderio di condividere questa immensa bellezza con altri appassionati. Per esempio, chi è in visita a Brescia e vuole andare a mangiare nel miglior ristorante della città consulta la Guida Michelin. Ma, se è un appassionato d’arte, potrebbe preferire la trattoria dove Massimo Minini ha mangiato con gli straordinari artisti con cui negli anni ha lavorato, e di cui non mancherà di dispensare immancabili aneddoti che costellano queste occasioni conviviali.
Come si articolerà la piattaforma?
ITALICS sarà un sito molto semplice, un flusso di contenuti verrà georeferenziato in un archivio in perenne costruzione, navigabile per categorie, autori e luoghi. Sarà una struttura snella e accessibile in cui trovare cose che non si conoscono a partire da una mappa dell’Italia. Intorno a un nucleo centrale di contenuti originali scritti dai galleristi, ci sarà poi una sezione dedicata alla mappatura delle realtà partner, oltre che delle gallerie stesse che avranno pagine di approfondimento. Inoltre, nella sezione cinema ogni gallerista potrà suggerire dei film. Per esempio, parlando di Milano potrebbe essere Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Vogliamo anche ospitare un museo online, dove invitare direttori, curatori, colleghi a realizzare mostre, e inserire delle stanze virtuali per far convivere una rassegna di arte antica con una di arte contemporanea, instaurando un dialogo “impossibile” tra talenti di epoche diverse.
Quando è previsto il debutto di ITALICS?
Speriamo di essere pronti entro la fine di quest’estate. L’azienda incaricata della realizzazione della piattaforma, Leftloft, è già a buon punto. A questa si aggiunge Carlotta Poli, responsabile del coordinamento editoriale del progetto. A breve sarà disponibile una landing page, a seguire Instagram con il profilo Italics.art e la nostra newsletter, per poi arrivare alla messa online del sito completo.
Come si sosterrà economicamente?
Alla base di ITALICS c’è la fondazione di un consorzio che, come tale, non ha interesse a conseguire utili, ma soltanto a coprire i costi di gestione della piattaforma, cosa alla quale concorrono anche i nostri partner.
L’installazione è esposta all’ADI Design Museum, dal 7 al 13 aprile.
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