Immagine: Tomás Saraceno, Thermodynamic Constellation (Costellazione termodinamica) (2020)
MUSEO CHIUSO IN OTTEMPERANZA ALLE INDICAZIONI DELLE AUTORITÀ IN MATERIA DI PREVENZIONE DEL CORONAVIRUS
Sculture fluttuanti intessute da ragni liberi, giganti costellazioni specchianti, stanze oscure dove percepire il battito delle foglie, geometrie sospese nel vuoto. Aria è la mostra, oltre confini, di Tomás Saraceno artista tra i più originali del contemporaneo, approdato a Firenze per contaminare Palazzo Strozzi con le sue visioni. Un percorso che unisce arte, natura, rigore scientifico e denuncia sociale e immerge i visitatori in mondi paralleli in cui riflettere su quello che abitiamo, sul consumo e inquinamento dell’aria che respiriamo e sulla possibilità di sognare un altro Pianeta.
Curata da Arturo Galansino, capace ogni anno di portare nella Città del Giglio i big dell’arte e, attraverso l’arte, innescare analisi su temi urgenti del presente. Quello dell’artista argentino punta i riflettori sui cambiamenti climatici per ripensare un futuro più sostenibile in cui l’uomo possa vivere senza i combustibili fossili e senza depredare la Terra e inquinando la nostra fonte di vita: l’aria. «E proprio la miscela aeriforme, da cui il titolo» spiega Galansino, «connette tutta la mostra agendo anche sulle grandi installazioni». Che in alcuni casi si muovono spostate dalle folate e dal passaggio dei visitatori. «Tutto è connesso, tutto è in equilibrio e l’uomo ha la responsabilità su ciò che lo circonda». Le progettualità di Saraceno, che molto guarda all’Architettura radicale fiorentina degli anni ’60 e ’70, sono sinossi di una continua ricerca con costanti sperimentazioni tecniche, visive e artistiche che si concretizzano in strutture geometriche sospese e fluttuanti. Suggeriscono possibili modalità di vita a basso impatto ambientale e ad alto potenziale di sostenibilità e reciprocità sociale.
Il cortile del palazzo rinascimentale ospita Thermodynamic Constellation, installazione site specific composta da tre sfere giganti, specchianti e sospese: prototipi di sculture aerosolari in grado di aleggiare intorno al mondo, senza confini, senza bisogno di combustibili fossili e alimentate dall’energia solare. Nomadi, svincolate e girovaghe, oltre le frontiere inducono a meditare sulle istituzioni nazionali che hanno il potere di decidere chi possa transitare, attraversare, valicare sbarramenti prestabiliti. Oltre all’aria è il ragno con la sua tela il protagonista del percorso espositivo dentro Palazzo Strozzi.
Tomás Saraceno, Connectome (Connettoma) (2020). Photo e video: Clara Neri
Dopo la prima sala abitata da sculture poliedriche appese al soffitto, ci si addentra in spazi immersi nel buio in cui galleggiano fitte e articolate ragnatele attecchite in teche vuote. Forme uniche, costruzioni certosine, filamenti di seta intrecciate, sovrapposte e cardate con ingegno unico. Sono le fitte mappe dei ragni con cui Saraceno collabora in un atto di cooperazione concreta e simbolica. «I ragni vivono in casa mia o io vivo in casa loro?», si chiede l’artista argentino che lavora da anni con gli aracnidi. «L’arte può avere un impatto dirompente e deve parlare alla maggior parte delle persone, non può essere solo un esercizio estetico» afferma Galansino. «Deve farci imparare e sensibilizzare» prosegue. «Le opere di Saraceno parlano, è vero, di un mondo utopico ma ci aprono a un sogno possibile le cui ipotesi poggiano su basi scientifiche».
Possiamo volare, insomma, pensare a un mondo diverso, connesso, popolato da specie ed elementi dissimili che si rispettano, in cui l’uomo non è l’unico riferimento ma parte di un universo armonico. Senza barriere, fisiche e mentali.
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