Giuseppe Battiston in una scena di Primo maggio, uno dei quattro episodi del film I peggiori giorni

 

Guardare il film I peggiori giorni è come trovarsi davanti a uno specchio. Vizi e virtù (poche) dei protagonisti sono gli stessi della gente comune. È questo l’effetto della pellicola girata da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, nelle sale dal 14 agosto. Quattro episodi dedicati ad altrettante feste dell’anno: Natale, Primo maggio, Ferragosto e Halloween. Punti in comune di tutti i racconti sono i problemi sociali, i rapporti umani e l’educazione in famiglia, raccontati con cinismo e leggerezza.

 

Della storia dedicata alla Festa del lavoro è protagonista, con Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston, convinto che una commedia possa offrire molti spunti di riflessione, tra risate e provocazioni.

 

Perché ha accettato questa parte?

L’ho fatto di buon grado: conosco da tempo Leo, che ha diretto il mio episodio, ed è un ottimo regista. Quando mi ha coinvolto in questo film sono stato felicissimo. Ho lavorato in sintonia con lui e con Bentivoglio, girando senza interruzioni. Abbiamo creato un terzetto niente male, divertendoci molto.

 

Cos’ha di diverso dagli altri registi?

Una grazia eccezionale nei confronti degli attori. Mi sono trovato nella condizione non comune di recitare senza limitazioni, in completa libertà. Edoardo ha svolto il suo ruolo senza interferire con il mio. Questo è stato il primo film in cui sono stato diretto da lui, ma mi auguro sia solo l’inizio.

 

Come si è trovato con Bentivoglio?

Posso dire solo che è un grande attore, con una generosità fuori dal comune.

 

Che tipo è il suo personaggio? Perché all’inizio indossa una maschera di Che Guevara?

Interpreto Antonio, che crede nella solidarietà tra i lavoratori e nella lotta contro i padroni proprio come il rivoluzionario cubano. Ma è troppo legato a un passato che gli si sgretola davanti, proprio come sta succedendo adesso nella società: niente più simboli, nessuna certezza. Il nostro è un mondo di uomini e di lupi. Il film è riuscito perché parte dalle miserie dei protagonisti. Imprenditore e operaio sono entrambi poveracci nell’anima. Solo nel momento più intenso si spogliano delle proprie sovrastrutture e condividono le stesse amarezze.

Giuseppe Battiston in una scena del film

Giuseppe Battiston con Fabrizio Bentivoglio in una scena del film 

 

Secondo lei, nella vita reale si intravede uno spiraglio nel tunnel?

Il momento è estremamente complesso. Tanti si trovano a dover vivere un’esistenza al di sotto delle proprie possibilità. È un periodo di recessione nel lavoro, nel sociale, nella cultura. È tutto molto cupo, ma la finalità della nostra arte è far riflettere e divertire. Ottenere il sorriso dello spettatore è la cosa che amo di più.

 

E succede anche negli altri episodi?

Quello di Ferragosto affronta i rapporti tra genitori e figli: si ride molto, ma il contenuto arriva come uno schiaffo. Nel primo, dedicato al Natale, escono miserie fisiche e morali non da poco. Il racconto Halloween è anche abbastanza duro. Come andrà il film non posso dirlo ma di sicuro divertirà e spiazzerà.

 

Della formula a episodi cosa ne pensa?

Questo film, unico pur nella diversità dei singoli racconti, tiene l’attenzione molto alta. Perché corrisponde alla forma mentis degli spettatori di oggi, che prediligono tempi brevi. Il pubblico va attratto nei primi dieci minuti.

 

E, a proposito di lavoro e ferie, come passa le sue vacanze?

Mi fermo per un periodo breve dopo Ferragosto, perché ho diversi impegni. In generale non amo i luoghi affollati, considerando che incontro un migliaio di persone all’anno. Sicuramente vado a cercare un po’ di fresco.

 

Viaggia spesso in treno?

È il luogo dove studio, dormo e lascio scorrere lo sguardo dal finestrino. Mi libera la mente. Ho anche creato una piccola antologia di viaggi intrapresi e piccole disavventure. Quindi, lunga vita al treno.

 

Quali sono i prossimi impegni?

Torno a teatro con La valigia, una trasposizione del romanzo omonimo del russo Sergej Dovlatov. È la sua autobiografia da emigrante negli Stati Uniti: dopo molto tempo ritrova nell’armadio un bagaglio dimenticato e tira fuori oggetti legati alla vita passata.

 

 

 

Articolo tratto da La Freccia di agosto 2023