La prima edizione del comedy show LOL: chi ride è fuori ha fatto gridare al cult. La seconda ha consolidato il successo e la terza, dal 9 marzo su Prime Video, promette di far divertire ancora di più. A partire dal cast stellare che va da Luca e Paolo a Herbert Ballerina, passando per Paolo Cevoli, Marina Massironi e Fabio Balsamo dei The Jackal, fino a una star della risata come Nino Frassica, che tutte le domeniche partecipa anche al format di Rai3 Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio.

Com’è andata l’avventura di LOL?

Da spettatore, la prima stagione mi ha entusiasmato. Quando le idee sono semplici hanno subito una presa sul pubblico. Mi avevano chiamato per la seconda edizione, ma ero già impegnato su altri lavori. Quando è arrivata la terza ho fatto di tutto per tenermi libero. Giocare con i colleghi e fare caciara in piena libertà è stato bello. Siamo tutti comici e si dovrebbe ridere sempre, proprio per questo bisogna riuscire a non farlo.

L’avversario che temeva di più?

Herbert Ballerina. Di fronte alla sua imprevedibilità non mi trattengo. E poi c’era anche un altro grande pericolo.

Chi?

Me stesso. Quando la dico grossa, mi capita di ridere alle mie battute.

La sua comicità non stanca mai. Come ci riesce?

Cerco sempre di somigliare a me stesso ma anche di inventarmi qualcosa che nessuno ha mai fatto prima. Se molti comici improvvisano battute su Blanco che spacca le fioriere a Sanremo, io preferisco essere fuori dal coro, come Mario Giordano. Per questo amo Teo Teocoli come imitatore: è originale e mette in scena personaggi che non tutti fanno. Poi c’è il virtuosismo, come quello di Maurizio Crozza, che è veramente bravo.

Il momento più bello della sua carriera?

A livello di felicità personale direi Quelli della notte, perché lì è arrivato il successo. Ma il momento più alto è stato Indietro tutta: con Renzo Arbore portavamo avanti un’ora di tv al giorno riuscendo a far divertire sempre. Chiunque può improvvisare, ma improvvisare e fare ridere non è così facile.

Cosa le piacerebbe fare in tv?

Una sitcom scritta da me su una banda di ladri. Ma finisco per posticiparla sempre.

Il viaggio che ricorda di più?

Quello in treno da Messina a Milano quando mi chiamò per la prima volta la Rai. Feci uno sketch in cui interpretavo il sindaco di Scasazza nel programma Il cappello sulle ventitré. Poi, però, non mi mandarono in onda: o non ero pronto io o non mi hanno capito loro. Ma quando lasciai messaggi divertenti nella segreteria telefonica di Arbore lui rise molto e mi prese subito. Ai giovani dico di non bussare a tutte le porte, ma a quelle giuste.