Non si ferma mai, è davvero infaticabile. Oltre a stare (quasi) tutti i giorni in tv con il game show di Rai1 I soliti ignoti, a settembre Amadeus ha sbancato (sulla stessa rete) con il programma Arena Suzuki ‘60 ‘70 ‘80 ‘90, un tuffo nei ricordi e nella musica. In più, per la quarta volta, Amedeo Sebastiani (questo il suo vero nome) è anche conduttore e direttore artistico del Festival della canzone italiana di Sanremo, che quest’anno va in onda dal 7 all’11 febbraio. Con lui, la rassegna ha fatto un salto capace di convincere tante superstar a partecipare, è riuscito a interessare i giovani e ha visto diversi brani in competizione stazionare nelle prime posizioni delle classifiche.

Amadeus, come riesci a fare tutto?

Bella domanda, ma non ho una vera risposta. È la mia professione, anche se mi impegna molto. Però ho realizzato il mio sogno di bambino: è come se, facendo un parallelismo calcistico, un raccattapalle si ritrovasse a giocare in prima squadra. Finché ho l’energia che mi sostiene continuo a farlo, l’adrenalina mi rende instancabile.

Secondo molti addetti ai lavori, con te la kermesse ha acquistato maggior credibilità.

Li ringrazio, ma è anche merito di tutti i cantanti invitati in gara: è stato un cambiamento fatto insieme. Io posso avere idee e visioni, ma se non ho adesioni è difficile possa realizzare qualcosa. Quando sono arrivato al festival, con il mandato ricevuto nell’estate 2019, la mia idea era di essere presente in prima persona. E cambiare molte cose.

Cioè?

La kermesse deve essere come un abito che sta bene addosso, rispecchiare la personalità del direttore artistico.

Da cosa sei partito?

Dai giovani. C’è anche la musica della tradizione italiana, ma la mia volontà era che ci fosse quella attuale.

A proposito di nuove leve, quest’anno ben sei ragazzi di Sanremo Giovani sono in gara come big. Un bel rinnovamento.

Credo non sia mai accaduto prima. Sarebbe stato più facile aggiungere nomi noti, visto che ho ricevuto ben 500 brani di artisti che volevano gareggiare al festival.

Come mai hai deciso di procedere così, invece?

Perché quando si sceglie di fare un cambiamento bisogna portarlo avanti in maniera radicale, altrimenti è solo un tentativo. Ci sono giovani molto forti e bisogna investire su di loro: dirlo non costa niente, ma poi bisogna farlo.

Nel cast figurano anche star della musica italiana come Giorgia, Marco Mengoni, Anna Oxa, Ultimo…

È un’altra cosa che ho voluto: i grandi artisti sono in gara. Non trovavo giusto che non partecipassero alla competizione. La gente, ogni anno, mi chiedeva chi fossero i super ospiti, ma non i nomi dei big. Ora, invece, mi fanno domande sul possibile cast. Si può fare un omaggio a un interprete del passato, ma alla competizione devono esserci i numeri uno, che non hanno bisogno di notorietà, a sfidarsi. E a presentare il proprio brano, la cosa più importante. Ci tengo a precisare che, quando parlo di nomi forti, mi riferisco anche a giovani affermati come il rapper Lazza.

Chi ci stupirà?

Saranno in tanti. Ogni artista ha un pezzo identificativo, perfetto per quello che rappresenta. Ci sono molte belle canzoni.

Tema predominante?

Molto amore e sentimento, più presente rispetto al passato, come se ci fosse bisogno di condividere un’emozione. Si parla di passioni che nascono, delusioni, ricordi. Ci sono ballate e uptempo. Sono canzoni destinate a durare a lungo.

Amadeus e Fiorello sul palco dell'Ariston

Nel cast troviamo anche gli Articolo 31, Gianluca Grignani, Paola e Chiara. Qualcuno ha detto che sembra di fare un tuffo negli anni ‘90.

È riduttivo dare etichette. Per la scelta dei brani mi lascio guidare da ciò che, a mio avviso, potrebbe essere un successo.

Quello del 2022 era il festival della rinascita. Questo?

Sarà il festival della forza. I concorrenti sono fantastici: ci siamo sentiti decine di volte e abbiamo scelto insieme il brano. Sarà un Sanremo sul potere della musica, che trasmette emozioni per farci riprendere dopo anni terribili.

Sulla base di quali caratteristiche hai scelto i tuoi partner nella conduzione che, ricordiamo, sono Chiara Ferragni, Francesca Fagnani, Paola Egonu, Chiara Francini e Gianni Morandi?

Sono andato a pelle. Francesca Fagnani è una donna forte, di grandi sentimenti, mi affascina il suo modo di fare giornalismo in tv, di essere diretta, schietta. Chiara Ferragni è una grandissima imprenditrice: ha creato da zero un’azienda che ha

avuto successo a livello mondiale, può essere un esempio per tante ragazze. L’ho contattata prima dell’estate: sapere che apre e chiude il festival per me è una grande gioia. Paola Egonu è una grandissima campionessa del volley, grande orgoglio italiano e Chiara Francini è una bravissima attrice di teatro, cinema e fiction, una donna simpaticissima. Gianni Morandi è la storia della canzone, attraversa ogni epoca, è attuale e la sua genuinità mi ha sempre affascinato. Ecco, l’autenticità e la reale passione per quello che si fa sono le caratteristiche che cerco da sempre.

Fiorello ci sarà?

No, lo abbiamo deciso insieme. È impegnato con Viva Rai2! e seguirà il festival a distanza, magari con qualche incursione.

Ci sono state star difficili da convincere?

Tutte si convincono se ci sono un progetto e una canzone. Bisogna solo condividere un’idea.

Anche quest’anno è previsto il palco galleggiante su una nave da crociera.

Ospiterà feste con grandi artisti in collegamento. Ci saranno Fedez, Takagi e Ketra, Guè Pequeno. La prima e l’ultima sera ci sarà il rapper Salmo.

Sarai al timone del festival anche il prossimo anno. Non ti domandi mai cosa potrai inscenare di ancora inedito?

Sì, ogni volta che finisce la kermesse mi chiedo: «Ma l’anno prossimo che mi invento?». Ma poi le idee nascono in maniera spontanea: mentre guardo una partita di mio figlio, in macchina o quando faccio la doccia. La scrivo subito su un quaderno dove annoto i pensieri su Sanremo e faccio di tutto perché si realizzi. Sono testardo, ritorno sempre alla carica, non mi arrendo mai al primo no.

Cosa ti piacerebbe fare dopo Sanremo?

Oltre alla musica amo molto i game show. Mi piace fare giocare la gente casa. Rispetto al festival, poi, mettere in piedi un format simile è più facile. Oltre ai Soliti ignoti, vorrei trovarne di nuovi. Prima del Covid-19 andavo all’estero per incontrare i conduttori dei quiz: non mi dispiacerebbe girare di più per lavoro, portando in Italia qualche programma inedito.

Cos’è per te il viaggio?

La cosa che apprezzo di più in assoluto. Sono sempre stato uno che, se ha due giorni liberi, prende un treno e si sposta. Amo muovermi, soprattutto con la mia famiglia e i miei figli, anche solo per andare in una città vicina. Mi piace vivere come gli abitanti del posto, conoscere usi e costumi, passeggiare in mezzo alla gente da persona comune. Quando si viaggia si impara sempre. È fondamentale farlo per aggiungere

qualcosa in più alla propria esperienza di vita.

Il tuo treno della vita?

Da piccolo vivevo a Verona ma i miei genitori sono siciliani: ricordo che mi mettevano su un treno da solo e, poi, i miei parenti mi venivano a prendere nella stazione di Palermo. Quel viaggio era un’avventura: conoscevo tante persone e provavo un grande senso di sicurezza. Poi, ovviamente, c’è il treno per Milano che, a metà degli anni ‘80, mi portava da Claudio Cecchetto a Radio Deejay: mamma e papà erano quasi in lacrime, sembrava dovessi partire per il militare. Quando ho fatto servizio di leva, a Napoli, ricordo che non vedevo l’ora di prendere l’Espresso per tornare a casa. Il treno ti porta nel luogo dove vorresti essere.

Un proposito e un augurio per il 2023?

Voglio far bene le cose che mi hanno affidato a livello professionale. Auguro a tutti, e a me stesso, la salute e un pizzico di fortuna.

Oggi chi è Amadeus?

Ti rispondo con la strofa di una canzone di Jovanotti: «Sono un ragazzo fortunato, perché mi hanno regalato un sogno».