Prendete una delle più importanti cantautrici nostrane, aggiungete i grandi brani italiani e internazionali dal sapore blues e versate tutto su un palcoscenico. Ecco che l’estate si infiamma con Io in blues, un tour unico come lo è Irene Grandi, bravissima rockeuse che ama mixare sperimentazioni e novità. Ad agosto, l’artista si esibisce nelle più belle località marittime italiane, da Otranto (LC) a La Maddalena (SS), da Lerici (SP) a Camogli (GE) fino ad arrivare a Milano, il 14 settembre, per il Polimifest.

Hai definito questi live un atto d’amore. Perché?

Mi sono voluta riconnettere al mio passato, alle radici, a quando ho cominciato a cantare nei locali, formando il gusto e il colore della mia voce. Ho iniziato ad affacciarmi a questo mondo grazie al rhythm & blues, a nomi come Prince, Etta James, Aretha Franklin, Tracy Chapman, e a pellicole come The Blues Brothers. Nonostante sia sempre stata una persona solare, durante la pandemia mi si era aperto un vuoto. E, così, ho pensato fosse giusto ricollegarmi a ciò da cui venivo. Questo grazie anche alla pratica dello yoga, che invita a trovare le proprie radici e a riscoprirle.

Nel tuo concerto ci sono vari brani internazionali. Qualche riferimento italiano?

Ci sono anche pezzi di Pino Daniele, che si autodefiniva l’uomo in blues. E poi le canzoni di Lucio Battisti e certi arrangiamenti anni ‘60 di Mina. Di lei canto E poi, un pezzo stupendo che spero di far uscire anche come video entro la fine dell’estate: un piccolo assaggio di questa esperienza.

E tra le tue hit?

Abbiamo rivisitato quelle che meglio si prestavano a questa operazione come Se mi vuoi, Bum Bum e Prima di partire per un lungo viaggio, uno dei miei pezzi preferiti perché si presta a tutti gli stili e non annoia mai. Devo dire che pure La tua ragazza sempre è particolarmente riuscita: il ritornello viene investito dal suono dell’organo Hammond che ci sta a meraviglia.

Irene Grandi

A luglio hai partecipato come protagonista all’opera rock The Witches Seed di Stewart Copeland. Come è andata l’esperienza?

È stato uno show molto ambizioso. Il Tones Teatro Natura che ci ha ospitato, in un’ex cava di pietra a Oira, nel territorio di Crevoladossola, in Piemonte, è molto grande e suggestivo, contestualizzato in un ambiente che ricorda il Medioevo. Abbiamo piantato il seme e versato l’acqua. Vediamo se l’anno prossimo uscirà un fiore.

Cosa farai prossimamente?

Lavorerò a qualcosa di inedito con persone del mio passato per trovare nuova linfa. Vorrei fare un mio best of in teatro: è un luogo in cui mi trovo bene, un ottimo spazio per potermi esprimere.

In Finalmente io dicevi di essere «da sempre arrabbiata, da sempre sbagliata». È ancora così?

Trovo poche persone che la pensano come me, sono old school: parto dalla musica e mi sento legata a un certo modo di progettare con qualità, senza seguire la moda. Questo a molti sembra sbagliato perché non mi favorisce, ma sono testarda e vado avanti.

Una strofa della Cometa di Halley racconta di una stella che «ferì il velo nero che immaginiamo nasconda la felicità». Tu l’hai trovata?

Pratico yoga e la ricerca interiore mi ha aiutato a capire che c’è un luogo calmo e pacifico dentro di noi.

Sei credente?

La disciplina dello yoga di Vaishnava indaga la comunione con la divinità dentro e fuori di noi. In un momento in cui parlare di Dio sembra quasi scandaloso, io sento forte l’esigenza di un contatto con Lui. È un modo per ritrovare il significato della vita. Io l’ho trovato.

Il viaggio più importante che hai fatto?

In Oriente, nel 2010, macinando chilometri in solitaria. È coinciso con la mia ricerca di autenticità dopo anni passati nel music business. Un periodo che mi ha consentito di vivere come mi piaceva e condividere il mio mondo. Ho iniziato a coltivare altri aspetti oltre alla carriera, cercando qualcosa dal sapore eterno negli insegnamenti yoga e vivendo relazioni disinteressate, non per forza legate al lavoro. Bisogna affrontare gli up e down con la giusta consapevolezza. Il successo va e viene, l’amore per la musica resta.

Cos’hai capito di te?

Sono un individuo unico e irripetibile che porta avanti il suo sentiero. Ogni tanto mi perdo nella selva oscura, cerco di essere il più possibile vicina al mio sentire, la felicità qualche volta mi fa visita e, forse, va bene così.

Articolo tratto da La Freccia.