Avamposti a picco, finestre sul mare dal fascino incantato, antiche sentinelle che oggi scandiscono il tempo del viaggio lungo il litorale del Salento. Sono le torri costiere di avvistamento, segni tangibili di un passato che si perde nel mito.
Immerse in paesaggi mozzafiato, queste signore del mare sono meta di itinerari turistici sostenibili che dalle spiagge giungono nei borghi dell’entroterra salentino.
Un tempo punti di difesa in una terra di frontiera, raccontano una storia fatta di assalti, riarmi e guerre senza tregua contro pirati e saraceni, ma anche di scambi e di contaminazioni tra popoli e culture.
Le fortificazioni, edificate nel XVI secolo per volere dei Viceré spagnoli del Regno di Napoli, erano poste a una distanza che consentiva tra loro il contatto visivo. Una specie di telegrafo costiero fatto di segnali di fumo di giorno e di fuoco la notte per lanciare l’allarme in caso di attacchi dal mare. Segnali che si diffondevano poi nell’entroterra con squilli di corno e di campane dalle chiese per mettere in salvo gli abitanti dell’agro e predisporre la controffensiva.
Queste regine del mare sono ancora oggi la spina dorsale del paesaggio costiero nella Terra d’Otranto e accompagnano il visitatore a piccoli passi lungo il litorale del Salento da oriente a occidente.
TREKKING COSTIERO, TRA NATURA E ARCHEOLOGIA
Solitaria ed elegante, tessuta in conci di tenero tufo che mutano colore con la luce del giorno, sorge in uno dei punti dell’Adriatico dove si vedono più imponenti le montagne della vicina Albania, qui a 90 Km di distanza in linea d’aria.
La Torre di Roca Vecchia, costruita nel 1568, domina la falesia tra acque cristalline - Bandiera Blu 2023 - ed è raggiunta oggi dagli escursionisti in paddle surf attraverso un canale protetto dal mare, ideale per lo snorkeling.
Tutta la zona, inclusa la vicina area archeologica con la Grotta della Poesia, è perfetta per il trekking costiero, con itinerari che si arrampicano sulla roccia a strapiombo sul mare, tra il profumo della macchia mediterranea con i cespugli di mirto, il finocchio marino e lo sciabordio dell’acqua contro gli scogli.
Percorrendo la litoranea verso Otranto punteggiata dalle pajare, ripari stagionali per i lavori nei campi realizzati con pietre a secco, si incrocia la via Francigena del Sud, antico itinerario di pellegrinaggio che univa Roma ai porti della Puglia, ricalcando un tracciato di età romana, la via Traiana calabra. Il tragitto, a piedi o in bicicletta, porta nei graziosi borghi dell’entroterra, a Calimera famosa per la coreografica Festa dei Lampioni (20-21 giugno) in cui vengono costruite lampade dalle forme più varie e - con una piccola deviazione - a Zollino, dove si svolge la fiera di S. Giovanni (24 giugno).
PASSEGGIATE E TUFFI NEL MITO
Proseguendo lungo il filo di costa ci si imbatte nei resti di Torre del Serpe. Faro alimentato con olio lampante, forse di età romana, per secoli fu avamposto a difesa del golfo di Otranto. Una leggenda narra che una serpe proveniente dal mare bevve tutto l’olio del faro mettendo così in salvo l’abitato che, rimasto al buio, non fu visto dai saraceni pronti allo sbarco. L’episodio è ricordato nello stemma della città idruntina, una torre avvolta dalle spire di un serpente nero.
Sopra uno sperone alto e roccioso della costa che guarda verso Sud l’insenatura di Porto Badisco, esposta alla furia dei venti, spunta la Torre Sant’Emiliano, dalla caratteristica forma a tronco di cono; qui il cielo è solcato da falchi pescatori e rondini marine. Scendendo verso gli scogli impervi si raggiunge La Marmitta dei Giganti, un masso perfettamente sferico tra le rocce, frutto del lavorio incessante delle onde e del vento. Quando il mare è in tempesta la pietra emette un suono ipnotico rotolando su se stessa. La strada, tra morbide curve e paesaggi aspri, porta alla spettacolare insenatura di Porto Badisco, a lungo ritenuto il mitico approdo in Italia di Enea descritto dal poeta Virgilio. Il mare che si infila nella costa frastagliata assume mille sfumature ed è ideale per immersioni, gite in kayak e per gli amanti dei tuffi dalla scogliera, facilmente accessibile.
Si prosegue quindi verso la Grotta dei Cervi, una cavità costiera estesa per più di due chilometri e conosciuta come la “Cappella Sistina del neolitico” per via dei suoi pittogrammi in ocra rossa, datati tra il 4.000 e il 3.000 a.C. Quindici chilometri perfetti per il trekking separano Porto Badisco da Castro. Gli escursionisti conoscono bene il sentiero Costa delle Érgate, inseguito sulla destra da tracce di antichi muretti a secco fino alle falesie dove spunta Torre Minervino, gemella di Torre Sant’Emiliano, ma protetta da un’ampia e ricca vegetazione.
DA TORRE DEL SASSO ALLA QUERCIA DEI 100 CAVALIERI
Nel Parco Regionale della Costa d’Otranto S.M. di Leuca - Bosco di Tricase, tra la marina di Andrano e Tricase Porto, si raggiunge Torre del Sasso, una delle più panoramiche del litorale, sulla cresta della Serra del Mito.
La strada puntellata da pale di fichi d’India separa il mare da quella che una volta era una delle sentinelle più agguerrite, rivolta verso la vicina Torre Palane. Proprio qui, nell’entroterra si incontrano le querce vallonee, vegetazione tipica della dirimpettaia penisola balcanica e molto rara, presente nel vicino bosco di Tricase. La leggenda narra che proprio qui, sotto una quercia secolare, avrebbe trovato riparo l’imperatore Federico II di Svevia con i suoi cavalieri di ritorno dalle crociate.
CICLOTURISMO, NATURA E IMMERSIONI SULLA COSTA DELLO JONIO
Lasciando alle spalle il chiarore dell’alba sulle torri del litorale adriatico, si ammirano le sfumature del tramonto sulle lunghe spiagge del mar Jonio guardate da Torre Vado, Torre Mozza, Torre Suda e Torre del Pizzo fino alle sabbie bianche e finissime di Punta della Suina, a 11 chilometri da Gallipoli. La “Perla dello Jonio” è il traguardo di un percorso di 61 chilometri, battuto dai cicloturisti, che ha inizio a Santa Maria di Leuca, il finis terrae che tanto affascina i visitatori per l’incontro dei due mari.
Verso nord si arriva a Torre Uluzzo, nel cuore del Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio. Un sentiero sterrato dove si può praticare trekking e bird watching porta alla torre, una delle più panoramiche del Salento, con una visuale che nei giorni più nitidi raggiunge le alture della Sila in Calabria.
Nelle vicinanze di Torre Chianca è possibile invece dedicarsi a immersioni e snorkeling per ammirare, a poca distanza dalla costa, reperti archeologici di età romana e bizantina, come il carico di colonne affondate con la nave che le trasportava nel II secolo d.C.
Porto Cesareo è meta per gli amanti di windsurf, cui si aggiungono le escursioni in barca a vela verso Torre Lapillo e Punta Prosciutto. Tra le più maestose per via dell’altezza e la scala in facciata sorretta da arcate, Torre Lapillo domina un’area marina protetta che si protrae fino alla barriera corallina al largo della costa.
Infine Torre Colimena, sentinella di confine tra Lecce e Taranto, è in una piccola oasi dove il sale affiorato sugli scogli infonde una luce soffusa a tutta la riserva naturale intorno. Il mare trasparente e la ricca biodiversità con fenicotteri, oche selvatiche, capinere e tartarughe, rendono il litorale meta ricercata per escursioni naturalistiche e relax tra le acque profumate di salsedine.
TUTTE LE IMMAGINI PRESENTI NELL'ARTICOLO ©Alfonso Zuccalà
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