In apertura, Sessa Aurunca (CE) © Antonio Nardelli/AdobeStock

A cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, mi è capitato di rivedere la sua pellicola Il Decameron. In una delle novelle messe in scena il regista interpreta l’allievo di Giotto, di passaggio a Napoli per dipingere le pareti del monastero di Santa Chiara. Un ruolo inizialmente pensato per il poeta Sandro Penna, che però rifiutò all’ultimo momento, mentre la troupe era già all’opera, con stupore dello stesso Pasolini. «Ero a Caserta Vecchia, nel pieno del mio lavoro, che sembra sempre impossibile, quando dopo una serie di esasperanti telefonate, Penna ha fatto il gran rifiuto», si legge in Vicissitudini di un povero regista: Pasolini diventa Giotto. Testimonio dal set del Decameron 1970.

Tornando alla scena del film, mentre si osserva l’allievo del pittore studiare i cartoni preparatori dell’affresco, gli occhi riconoscono qualcosa di conosciuto quando la parete della chiesa viene liberata dal ponteggio: si tratta dei due affreschi di Giotto La morte e la resurrezione del fanciullo di Suessa, conservati nella Basilica inferiore di Assisi, che testimoniano il miracolo compiuto dal Santo a Sessa Aurunca, nel Casertano, e quindi la sua presenza in Campania. Si può quindi essere certi che, per almeno due volte, Francesco abbia attraversato la regione per raggiungere - probabilmente negli anni 1216 e 1222 - il santuario di San Michele sul Gargano a Monte Sant’Angelo (FG), utilizzando la via Appia che giungeva fino a Brindisi.

Il santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo (FG)

Il santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo (FG) © Maurizio De Mattei/AdobeStock

Questa strada era l’unica praticabile e attraversava la Campania settentrionale, in provincia di Caserta. La prima città incontrata da Francesco fu Sessa Aurunca dove, secondo la tradizione, riportò in vita un fanciullo morto nel crollo della sua casa. Proseguendo si arriva a Capua e qui i biografi testimoniano il miracolo di un altro bambino salvato mentre stava annegando nel fiume Volturno. Continuando sull’antica via si giunge a Maddaloni, dove la tradizione vuole che il convento e la chiesa siano stati fondati dal Santo, intorno al 1220.

Da qui Francesco sarebbe arrivato a Sant’Agata de’ Goti (BN) e, quindi, a Benevento, dove si racconta abbia predicato in un’antica chiesa dedicata a San Costanzo. La sua presenza è ricordata anche per le incessanti implorazioni della popolazione locale, affinché intercedesse con l’Altissimo per salvarla dalla siccità. Ottenuto il miracolo, gli abitanti eressero, nel luogo dell’evento prodigioso, il convento intitolato al Santo di Assisi. C’è da dire che lungo la strada si incontrano una serie di località che vantano il passaggio di Francesco o addirittura chiese e romitori a lui attribuiti.

Così, nel comune sannitico di Apice (BN) si fa risalire la fondazione di un convento dedicato alla Vergine. Allo stesso modo, in Irpinia, a Mirabella Eclano (AV) si tramanda che la chiesa e il convento all’interno delle mura cittadine siano opera di Francesco. Sulla medesima strada, la leggenda narra che il Santo sia giunto ad Ariano Irpino (AV), dove si sarebbe fermato all’ospedale dei pellegrini e degli infermi, svolgendo il ministero pastorale della predicazione. I locali, all’indomani della sua morte, vollero edificare per gratitudine in suo onore la chiesa e il convento nei pressi dell’episcopio. Anche i conventi francescani di Paduli (BN), Avellino e Montella (AV) attribuiscono la fondazione delle rispettive chiese al Santo. A Montella la leggenda racconta del miracolo di un sacco ricolmo di pane arrivato ai frati affamati perché, a seguito di una copiosa nevicata, non avevano potuto comprarlo.

Giotto, Resurrezione del fanciullo di Suessa (1308 – 1311) - Basilica inferiore, Assisi

Giotto, Resurrezione del fanciullo di Suessa (1308 – 1311) - Basilica inferiore, Assisi

Anche nei comuni di Ravello, Amalfi e Agropoli, tutti e tre in provincia di Salerno, è opinione accreditata che la costruzione dei rispettivi conventi risalga ugualmente a San Francesco. Il tracciato della via Appia è lontano, ma le prime due città, vicine tra loro, sono legate da un presunto viaggio compiuto da Francesco ad Amalfi per venerare le reliquie di Sant’Andrea apostolo, traslate da Costantinopoli nel 1208. Nella città avrebbe fondato l’antico convento di Santa Maria degli Angeli - oggi intitolato a Sant’Antonio - rimanendo poi ospite del vescovo locale.

Ad Agropoli, invece, la tradizione sostiene che Francesco abbia predicato ai pesci da una roccia in mezzo al mare, conosciuta ora come lo scoglio di San Francesco. Secondo la leggenda, poi, il Santo, passando per Vietri sul Mare, sarebbe tornato nuovamente ad Amalfi e a Ravello e, da qui, nella penisola sorrentina.

Si esclude del tutto la visita del Santo a Napoli, anche se fin dai primordi dello sviluppo del francescanesimo è attestata la presenza di religiosi nel capoluogo campano. Ma attraversò la sua provincia, lungo il percorso che tocca Castellammare di Stabia, Torre Annunziata ed Ercolano, giungendo a Portici, di fatto l’unico convento della zona vesuviana che vanterebbe la fondazione francescana.

Articolo tratto da La Freccia