In cover Solomeo (PG) © Sante Castignani

Immancabile colazione con la torta al testo, la focaccia umbra per eccellenza che deve il suo nome al piano di cottura antichissimo usato fin dai tempi di Roma antica, un disco in laterizio spesso circa tre centimetri su cui venivano cotte le focacce, il testo appunto. L’impasto è semplicissimo, acqua, farina, bicarbonato e sale. Condimento? Chiaramente prosciutto di Norcia e pecorino umbro.

 

Sono seduto sulla panchina con il Lago Trasimeno a farmi compagnia e la macchia mediterranea rigogliosa e accogliente che conforta e allieta la vista, finisco di mangiare e, carico di volontà, salgo in bicicletta direzione Perugia. La bicicletta mi ricorda l’infanzia: avevo una Graziella, la prima volta senza rotelle. Interminabili pedalate pomeridiane e il senso di libertà e leggerezza. Oggi pedalare mi consente di tornare in pace con me stesso, mi illumina, e spesso trovo soluzioni a problemi apparentemente irrisolvibili. Salici e pioppi si alternano a scorci di colline verdi e il contatto con questa natura dolce, suadente e ricca di colori e odori scioglie le mie tensioni.

 

A un tratto, sulla provinciale 317 un cartello stradale: Solomeo. Non avevo mai geolocalizzato questo paese, ne avevo sempre sentito parlare ma come una sorta di entità astratta. È il paese dove l’imprenditore Brunello Cucinelli vive il suo sogno di un capitalismo umanistico, dove il rispetto del lavoratore viene prima di tutto, una buona pratica mondiale, da imitare sicuramente. Nel mio immaginario poteva essere ubicato ovunque e, all’improvviso, eccolo qui.

 

Una bella energia mi assale e, curioso come sono, non posso far altro che deviare. Parcheggio la bici e proseguo a piedi. Il paesino è ben curato, vicoli e strade strappati all’incuria e tornati a vivere con grande splendore. Passeggio nel borgo e mi impressiona la ricostruzione attenta a ogni minimo dettaglio. Poche le persone incrociate ma tutte serene, sorridenti. Passo davanti alla Biblioteca neoumanistica aureliana, che fa parte del Foro delle Arti di Solomeo e si affaccia sul Teatro Cucinelli e uno spazio ovale che costituisce l’anfiteatro.

 

Penso a come sia possibile che in un paese di 300 anime ci sia tutto questo, e ancora un giardino pensile minuziosamente curato. Mi imbatto in una Scuola di mestieri e chiedo informazioni, qui le nuove generazioni imparano la sartoria, la maglieria, ma anche l’agricoltura e il giardinaggio. Sempre più stupito ma anche un po’ perplesso continuo la mia passeggiata. L’iniziale curiosità ora è voglia di capire, di immergermi quanto più possibile in quella realtà e l’occasione mi viene data da un manifesto con su scritto: ore 17, Le Georgiche, Virgilio. Le mie reminiscenze classiche iniziano a scuotermi lo stomaco, si attivano tutte le sinapsi e decido di fermarmi per assistere allo spettacolo. Sono proprio curioso di vedere di cosa si tratta, se una recita scolastica o qualcosa di meglio, e quanta gente vi partecipa.

L'imprenditore Brunello Cucinelli e la figlia Carolina

Nel frattempo, però, decido di andare ad assaggiare qualcosa di tipico, magari in mezzo alla natura. Entro in una gastronomia e mi faccio preparare un panino con il mazzafegato, salume che merita rispetto per la lunga tradizione: una salsiccia di carne di maiale tritata grossolanamente, con aggiunta di cotenna e fegato e dal sapore aromatico dato da aglio, scorza di limone e fiori di finocchio. Una vera delizia per il palato.

 

Mi avventuro fuori dal paese e mi incuriosisce un cartello: Giardino dei filosofi. Mi incammino in un complesso di terrazze digradanti verso le colline e qui incontro diversi giovani a passeggio. Incuriosito chiedo informazioni a una ragazza con il passeggino. Ha un viso ilare, le chiedo se fosse di Solomeo e con orgoglio mi risponde di sì. «Sono nata in questo piccolo borgo e ho avuto la fortuna di avere un’infanzia spensierata. La vita era semplice e tranquilla, me ne stavo con i miei amici tutto il giorno a scorrazzare per le strade. In un paesino si creano dei legami indissolubili, c’è un modo di vivere diverso, dove tutti si aiutano a vicenda, e questo sensibilizza l’anima». Le chiedo allora se lavora o studia a Perugia, ma mi risponde che lavora a due passi da casa e sorride felice.

 

Mi racconta che è occupata nell’azienda di famiglia, sono artigiani del cashmere. Vuoi vedere che ho beccato la figlia di Cucinelli? È simpatica, non spocchiosa: «Quando ero piccola, mio padre era molto impegnato nel portare avanti la sua azienda e mia mamma appena poteva gli dava una mano, io passavo tanto tempo a osservarli. Credo che questo abbia fatto scattare in me un senso di appartenenza all’impresa e ai luoghi di Solomeo. Ho vissuto in prima persona l’impegno che entrambi hanno messo per realizzare il loro sogno, e credo che questo abbia fatto scaturire in me qualcosa. Qualcosa che mi ha fatto sentire parte integrante di un progetto. Credo che da qui derivi il mio rifiuto ad abbandonare il borgo. Il sogno dei miei genitori era diventato anche mio. E ora la speranza è quella di esserne all’altezza e di portare avanti nel tempo quei valori su cui la nostra comunità e la nostra azienda sono fondate».

 

Resto affascinato ma le chiedo se ha avuto mai qualche dubbio o cedimento, se le sia mai capitato di voler andare a vivere lontano, magari a Milano, Londra… «Ci sono bellissime città del mondo che ho visitato e in ognuna ho lasciato un pezzetto di cuore ma, di certo, la mia anima abita qui a Solomeo». Poi mi saluta dicendo: «Comunque piacere, mi chiamo Carolina».

 

La ringrazio per avermi consegnato la sua storia e penso a quanto sia importante, per essere felici, coltivare gli affetti e a sentano come questo sia molto più facile nei borghi dove la prossimità è di casa e la vicinanza nella relazione un valo re aggiunto. Proprio da qui, infatti, il 12 gennaio si tiene l’evento speciale in live streaming che apre l'edizione 2021 di Pitti Uomo.

La Scuola di arti e mestieri a Solomeo © Sante Castignani

Mangio il panino e torno in paese per prendere qualcosa da bere al bar. La scena che mi si presenta davanti agli occhi è di quelle vere, autentiche, che destano la mia attenzione, sono questi i ritagli di vita che di solito ricerco con intensità perché rappresentano il cuore pulsante di una comunità. I territori sono fatti di persone e di quello che le persone fanno al suo interno. Per conoscere un luogo devi conoscere gli uomini che lo abitano e capire come vivono, cosa fanno, cosa producono.

 

Ci sono quattro amici seduti in cerchio a un tavolino che sembrano, citando il maestro Gino Paoli, «voler cambiare il mondo». Tra questi riconosco Brunello Cucinelli che quel luogo lo ha evidentemente connotato. A questo punto, chiedo di poter far parte del cerchio e prontamente uno di loro mi prende una sedia dal tavolo vicino. Mi offrono una birra e domando di cosa stessero parlando.

 

Brunello inizia a parlarmi dei suoi nipotini e di quanto gli stia a cuore la loro crescita, anche in virtù del periodo difficile che stanno e stiamo attraversando. «La grande mente e il genio di un uomo quale fu Albert Einstein ci ha parlato dei momenti difficili come di una benedizione dell’umanità, che dal dolore trae il genio della creatività e la forza dell’innovazione. La poesia eterna di Omero ha cantato le gesta di antichi re che, deposte le armi e il loro dolore, ebbero cuore e forza di ritrovare una vita nuova. Forse nessun pensiero mi ha commosso e convinto così tanto, e da qui mi piace riprendere il cammino della vita».

 

Resto affascinato da questa prospettiva e chiedo cosa vorrebbe per i suoi nipoti. Mostrandomi una lettera comincia a leggere: «In questa fiducia della vita nuova voi crescerete e vi ricorderete di me e un giorno troverete da qualche parte questo mio scritto, ed esso diventerà per voi uno dei ricordi più cari, si imprimerà nella vostra mente e nel vostro animo, proprio come accadde a me, sebbene non con gli scritti, ma con le parole fuggenti del mio saggio e amato nonno Fiorino. Anche nel vostro cuore nasceranno i grandi ideali, perché è dalla profondità delle generazioni che maturano i frutti più dolci e utili. Chiedo ogni giorno alla mia terra paterna quello che mi dette negli anni giovanili, il beneficio di quanto mi appare con il tempo sempre più affascinante e prodigioso: le bionde spighe, i frutti profumati, le olive premute, il luccicare dell’aratro, il ronzio delle api, l’ombra perenne delle secolari querce; tali ricordi elevano la mia anima e mi hanno insegnato a trasportare i sentimenti fondamentali in un ordine più alto e nobile».

 

E continua ancora: «Miei cari, troverete in questo scritto l’esortazione amorevolissima, e al tempo stesso timida, a essere costantemente consapevoli del valore assoluto della dignità umana e del conseguente rispetto che dobbiamo a ognuno, sempre e senza eccezioni. Troverete che i desideri sono giusti solo quando corrispondono alle giuste esigenze, capirete che va presa la distanza da qualsiasi ricchezza che non sia guadagnata o riguadagnata con onestà, e che la ricchezza stessa non è nulla se non lo è anche per gli altri. Saprete quanto è importante l’armonia dell’universo, indispensabile a ogni essere vivente perché ha una sola sostanza e una sola anima. Mi trema il cuore nello sperare che siate coraggiosi e amabili, sinceri e frugali, solleciti verso il prossimo con cuore ospitale, solerti e creativi. So che un giorno come un altro andrete a ricercare le ansie dei tempi lontani, come quelle che abbiamo appena lasciato alle nostre spalle. E dopo tanti anni vi chiederete allora perché e ne trarrete l’insegna mento che ogni dolore può essere anche un dono».

 

Brunello mi guarda, io sono commosso e sto piangendo, alza il calice e mi augura una buona vita. Bevo la mia birra e mi congedo da quei quattro amici al bar riferendo all’imprenditore che sua figlia Carolina è la più bella mela e che non potrà mai cadere troppo lontano dall’albero. Mi dirigo verso il teatro, mi siedo e mi godo uno spettacolo di altissimo livello. Pieno di emozioni decido di dormire in un b&b, passo una notte serena e l’indomani mattina riprendo la bici in direzione Perugia.

Articolo tratto da La Freccia