Il sole è alto sul golfo di Napoli, come la temperatura, ma una leggera brezza marina rende il clima perfetto per visitare il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, piccolo angolo di paradiso incastonato tra Napoli e Portici che unisce storia, cultura e bellezza del paesaggio.
Situato proprio sul tratto della prima ferrovia d’Italia (la Napoli - Portici), il Museo di proprietà di Ferrovie dello Stato Italiane ospita una collezione di 55 treni tra locomotive e carrozze e si estende su un'area di 36.000 metri quadrati, di cui una parte è ornata da un meraviglioso giardino botanico con piante provenienti da tutto il mondo.
Le nuove regole
Superato il lockdown dovuto all’emergenza Coronavirus, il Museo gestito dalla Fondazione FS Italiane ha riaperto i cancelli il 21 maggio, riorganizzando le modalità di accesso a tutela della salute pubblica attraverso pochi comportamenti e semplici regole da seguire per rendere la visita piacevole e in totale sicurezza.
La visita propone una piacevole anteprima già nel sottopasso ferroviario che collega i binari 1 e 2 della stazione ferroviaria di Pietrarsa - San Giorgio a Cremano, con belle immagini raffiguranti le allora officine del “Reale Opificio di Pietrarsa” volute da Ferdinando II di Borbone, trasformate nel corso dei secoli prima in officine di manutenzione e poi nel Museo che conosciamo oggi.
Protetti da mascherina di tipo chirurgico (obbligatoria durante tutta la visita), arriviamo ai cancelli d’ingresso dove si notano subito i percorsi differenziati in entrata e in uscita, utili a separare il flusso dei turisti da e verso il Museo. Entrando nella biglietteria un termoscanner di nuova generazione rileva la temperatura corporea in pochi secondi. Una volta superato il controllo, si procedere all’acquisto del ticket, comunicando attraverso un interfono posto all’interno di uno schermo in vetro per evitare contatti diretti con il personale.
La visita tra relax e spazi ampi
Superati i varchi di accesso arriviamo nell’immenso piazzale che collega gli enormi padiglioni del Museo, dove ci accoglie un piccolo anfiteatro in pietra utilizzato per spettacoli di ogni genere, il tutto con il panorama del Golfo di Napoli e dell’isola di Capri che si lascia ammirare proprio davanti a noi.
Seguiamo la segnaletica e procediamo alla visita vera e propria all’interno dei padiglioni, in un viaggio ideale in cui storia d’Italia e storia ferroviaria si uniscono: passiamo dalla mitica Bayard, riproduzione datata 1939 della mitica Vesuvio che trainò il convoglio del viaggio inaugurale della Napoli - Portici, alla “Signorina” (la locomotiva 625), così soprannominata per le sue forme eleganti e per il movimento “ancheggiante” nei rettilinei; dalla Carrozza Vesuvio, adagiata nel piazzale principale e trasformata in ristorante, alle Littorine degli anni ‘30, fino ad arrivare alla carrozza delle Regie Poste e alle più moderne locomotive elettriche del boom economico.
Il tour procede spedito e c’è anche chi approfitta della visita guidata (non più di 10 persone per volta) sul treno gommato “Bayardino”, che porta in giro i turisti all’interno del museo mentre un’audioguida narra le storie che si celano tra queste locomotive. Tra coppie e famiglie che si aggirano calme lungo i viali, notiamo una buona presenza di turisti, molti dei quali hanno approfittato dell’iniziativa “Al Museo con un libro”, che ha permesso loro di accedere a una tariffa speciale se muniti di un libro all’ingresso della biglietteria. Tutto procede con grande tranquillità, nel pieno rispetto del distanziamento personale, comprese le visite guidate con un massimo di 10 persone per volta, accompagnati con garbo dal giovane personale del Museo, guidati dalla segnaletica che lungo il percorso presenta dispenser di gel disinfettante mentre dall’impianto di filodiffusione si possono ascoltare i messaggi preregistrati che invitano, senza risultare invasivi, a seguire le regole anti-Covid.
Dopo aver toccato la punta estrema del Museo sovrastata dalla gigantesca statua in ghisa del Re Ferdinando di Borbone, alta ben 4 metri, attraversiamo prima la sala cinema e poi il padiglione F con l’esposizione di oggettistica e antichi macchinari industriali per poi dirigerci verso l’ultima tappa del nostro percorso, una chicca per tutti gli appassionati di modellismo: il plastico “Trecentotreni”, recuperato, restaurato e oggi perfettamente funzionante. Lungo 18 metri e largo 2, il modellino riproduce nei minimi dettagli le stazioni di Firenze Santa Maria Novella e dello scalo di Bologna Centrale, un oggetto di culto che è la gioia di grandi e piccoli e che riporta alla mente dolci ricordi legati al modellismo ferroviario. Un vero tuffo nel passato che chiude idealmente il nostro viaggio.
Verso il futuro
«Siamo ottimisti sia per il presente e per il futuro», ci spiega Oreste Orvitti, direttore del Museo di Pietrarsa, ferroviere doc e fine conoscitore della storia di questo luogo. «La posizione a ridosso del mare e gli enormi spazi all’aria aperta ci danno un grande vantaggio e la risposta dei turisti negli ultimi weekend è stata davvero positiva. Il ritorno alla normalità sarà graduale, ma ci siamo adeguati con tutte le norme di sicurezza e siamo prontissimi ad accogliere grandi e piccini con iniziative intriganti come Al Museo con un libro: tantissime persone hanno potuto accedere a una tariffa ridotta soltanto esibendo un libro alla biglietteria, per poi godersi il piacere della lettura nel nostro giardino botanico. Abbiamo un calendario fitto di appuntamenti e ci prepariamo a un’estate di grandi manifestazioni, dalla musica all’arte, passando per il cinema e lo sport con convegni ed eventi che ci terranno impegnati da qui ai prossimi mesi. Vi aspettiamo».
Insomma, Pietrarsa riparte. Anzi, sembra quasi che non si sia mai fermata…
Le località raggiungibili con il trasporto ferroviario
28 gennaio 2025
Validi motivi per visitare le 6 fermate del collegamento
27 gennaio 2025